Il parco eolico? Non intacca l'area archeologica
Lo sostiene uno degli archeologi impegnati nella zona. Polemica a distanza con Syssitia: "Critiche sterili".
giovedì 6 giugno 2013
14.10
"La zona dove sorgerà il parco eolico è un'area di scarso interesse archeologico".
Lo aveva detto, e messo per iscritto, la Soprintendenza per i beni archeologici di Taranto. Lo ripete ora a gran voce uno degli archeologi che in quell'area stanno lavorando da ottobre 2010 tra le fila della società "Archeores", che nel medesimo periodo era già impegnata nel territorio circostante Gravina alla ricerca di reperti archeologici nella zona interessata dalla realizzazione del gasdotto Snam e che poi è stata chiamata a proseguire le sue attività dalla "Nuova Energia srl", società titolare del parco eolico che sta sorgendo tra Gravina e Poggiorsini.
Le ricerche commissionate sono terminate ad agosto 2011. Durante le campagne di monitoraggio, gli archeologi impiegati sul campo hanno eseguito scavi sino ad una profondità di 3 metri, "ma non abbiamo trovato mai nulla, a parte la terra", racconta oggi una di loro, Annalisa Melillo.
A spingere la professionista a fornire una versione dei fatti che fa a pugni con la vulgata generale, la presa di posizione del laboratorio Syssitia. "E' importante conoscere i fatti, per evitare che si diffondano notizie infondate", dice la Melillo. E racconta: "In una sola area, in prossimità delle pale 30 e 31, abbiamo trovato alcuni reperti. In particolare, in prossimità della pala 30 è stata rinvenuta una tomba di età arcaica quasi completamente depredata, i cui resti sono stati raccolti e trasferiti presso il centro operativo della Soprintendenza archeologica a Gravina. Nelle vicinanze della pala 31, invece, è stato ritrovato un insediamento medievale del XIII secolo. Le uniche due piccole strutture murarie messe in evidenza, ovvero piccoli muretti a secco databili circa al XII-XIII secolo d.C., sono state preservate e ricoperte con geotessuto su cui è stata riversata della terra per proteggerle. Inoltre la Nuova Energia, dopo i due ritrovamenti, ha acconsentito a spostare di alcuni metri, la zona di impianto degli aereogeneratori". C'è dell'altro: "Anche in questi giorni gli archeologi stanno sorvegliando i lavori: per ogni scavatore c'è un archeologo che corre a vedere come procedono i lavori, piuttosto che fare polemica sterile".
Ma il dato che emerge dal racconto è anche un altro: "Dei 24 aereogeneratori previsti - afferma Annalisa Melillo - solo 2 sono situati in un'area archeologica, che non è in località Vagnari, bensì sulla collina di san Felice. Entrambe le aree sono state bonificate nel 2011 e nel nullaosta rilasciato dalla Soprintendenza sono state definite di scarsa rilevanza archeologica. I reperti attualmente sono conservati presso il centro operativo di Gravina per essere sottoposti ad ulteriori studi". E nessun pericolo correrebbe il patrimonio archeologico gravinese, anche perchè, ipse dixit, "la famosa area di Vagnari si trova a chilometri di distanza dai cantieri".
Lo aveva detto, e messo per iscritto, la Soprintendenza per i beni archeologici di Taranto. Lo ripete ora a gran voce uno degli archeologi che in quell'area stanno lavorando da ottobre 2010 tra le fila della società "Archeores", che nel medesimo periodo era già impegnata nel territorio circostante Gravina alla ricerca di reperti archeologici nella zona interessata dalla realizzazione del gasdotto Snam e che poi è stata chiamata a proseguire le sue attività dalla "Nuova Energia srl", società titolare del parco eolico che sta sorgendo tra Gravina e Poggiorsini.
Le ricerche commissionate sono terminate ad agosto 2011. Durante le campagne di monitoraggio, gli archeologi impiegati sul campo hanno eseguito scavi sino ad una profondità di 3 metri, "ma non abbiamo trovato mai nulla, a parte la terra", racconta oggi una di loro, Annalisa Melillo.
A spingere la professionista a fornire una versione dei fatti che fa a pugni con la vulgata generale, la presa di posizione del laboratorio Syssitia. "E' importante conoscere i fatti, per evitare che si diffondano notizie infondate", dice la Melillo. E racconta: "In una sola area, in prossimità delle pale 30 e 31, abbiamo trovato alcuni reperti. In particolare, in prossimità della pala 30 è stata rinvenuta una tomba di età arcaica quasi completamente depredata, i cui resti sono stati raccolti e trasferiti presso il centro operativo della Soprintendenza archeologica a Gravina. Nelle vicinanze della pala 31, invece, è stato ritrovato un insediamento medievale del XIII secolo. Le uniche due piccole strutture murarie messe in evidenza, ovvero piccoli muretti a secco databili circa al XII-XIII secolo d.C., sono state preservate e ricoperte con geotessuto su cui è stata riversata della terra per proteggerle. Inoltre la Nuova Energia, dopo i due ritrovamenti, ha acconsentito a spostare di alcuni metri, la zona di impianto degli aereogeneratori". C'è dell'altro: "Anche in questi giorni gli archeologi stanno sorvegliando i lavori: per ogni scavatore c'è un archeologo che corre a vedere come procedono i lavori, piuttosto che fare polemica sterile".
Ma il dato che emerge dal racconto è anche un altro: "Dei 24 aereogeneratori previsti - afferma Annalisa Melillo - solo 2 sono situati in un'area archeologica, che non è in località Vagnari, bensì sulla collina di san Felice. Entrambe le aree sono state bonificate nel 2011 e nel nullaosta rilasciato dalla Soprintendenza sono state definite di scarsa rilevanza archeologica. I reperti attualmente sono conservati presso il centro operativo di Gravina per essere sottoposti ad ulteriori studi". E nessun pericolo correrebbe il patrimonio archeologico gravinese, anche perchè, ipse dixit, "la famosa area di Vagnari si trova a chilometri di distanza dai cantieri".