“Il settimo si riposò”

L’ ultima fatica della compagnia Colpi di Scena riscuote consensi. Ruoli calzanti per attori molto più che amatoriali…

lunedì 2 agosto 2010 16.21
A cura di Marina Dimattia
Le ultime ore di una domenica si sperava destinata al riposo, prima di salire sull' inaspettato "palco della ghigliottina", sono per la famiglia Orefice tutt'altro che serene. Comincia così, con un quadretto familiare poco invidiabile, la commedia "Il settimo si riposò", messa in scena dalla compagnia teatrale Colpi di Scena. E se tra le donne assassinate in tutto il mondo, il 70% è ucciso dai compagni di vita (questo dicono le statistiche dell'Onu), un dato ancora poco diffuso, ma dall'alto potenziale probabilistico  potrebbe essere il numero di donne uccise dai propri generi (questo dicono i rapporti tra affini)… l'idea di una idiosincrasia tra il signor Orefice e la suocera viene resa a pieno dagli attori Elisabetta Rubini e Michele Mindicini; la prima con grandi doti espressive è calata con disinvoltura nella parte, il secondo, con brillante ironia facciale ha fatto sentire la sua assenza nei pochi momenti in cui non era in scena. Nonostante il nemico più invidiato del signor Orefice, un certo Vincenzo Camporeale, non sia mai comparso sulla scena, Michele Mindicini è riuscito a trasmettere a pieno l'idea di un uomo vile, esageratamente e immeritatamente ricco, che è diventato facilmente sgradevole anche agli occhi del pubblico. Se nella realtà trionfa l'antipatia a pelle, in questo caso si potrebbe parlare di "antipatia da rimbalzo".

Durante l'agognato riposo settimanale Sergio Casareale irrompe in casa Orefice, tirando fuori il bandito che c'è in lui. Una domenica che comincia male e finisce peggio! Un bandito dagli occhi buoni, che muovendosi con padronanza sulla scena, fa da spalla a Michele Mindicini suscitando nel pubblico risate corali: una misurata e a tratti volutamente grottesca interpretazione del cattivo, indispensabile per la riuscita della scena comica.

Ma la sorpresa della commedia sono stati i promettenti giovani Alessandro Parisi e Angela Caporale: nella scena, un fesso convinto e una affabulatrice giornalista che colorano di comicità fresca, vibrante e pregna di naturalezza la frenetica successione degli eventi. I toni buffi dell'uno e provocanti dell'altra vengono interpretati magistralmente trasmettendo la giusta intenzione. Un plauso anche al "malato immaginario" Fedele Cappiello eccellente nel suo ruolo, tanto da far credere allo spettatore di essere a tal punto ipocondriaco anche nella vita reale.

Tra le risate non mancano gli spunti che inducono a riflettere: l'invidia esiste sebbene sia difficile da ammettere e riconoscere e l'infelicità che tale sentimento provoca nell'essere umano, può indurre addirittura a desiderare il peggio per il nemico. Spunti questi che avvalorano la scelta della compagnia teatrale gravinese di portare in scena lo spettacolo in questione, risultando alla fine estremamente piacevole, dal ritmo incalzante e ben scandito... alla faccia di Vincenzo Camporale!