Il Tar Puglia da ragione alla Caporale srl.
Accolto il ricorso contro l'ordinanza di demolizione
sabato 7 dicembre 2013
09.06
Con l'ordinanza emessa il 6 dicembre 2013 il tribunale amministrativo ha accolto il ricorso presentato dall'impresa edile guidata da Salvatore Debenedictis.
Nel ricorso presentato contro il Comune di Gravina, l'impresa chiedeva la sospensione dell'ordine di abbattimento partito dall'ufficio tecnico comunale il 12 luglio scorso con cui si imponeva "la demolizione delle strutture in corso di esecuzione, ma limitatamente a quelle allocate al piano sottotetto dell'edificio residenziale sito in Corso di Vittorio n. 32".
Secondo il collegio giudicante, il ricorso presentato dall'impresa è fondato poiché: "ad un primo esame sommario proprio della fase cautelare, emergono profili che inducono a ritenere fondato il ricorso, tenuto conto in particolare che il Comune resistente avrebbe prima dovuto concludere il procedimento di annullamento in autotutela, avviato in data 9 luglio 2013, e poi adottare i conseguenti provvedimenti, mentre già in data 12 luglio 2013 ha provveduto ad adottare l'ordinanza di demolizione, oggetto di impugnazione".
Una prima vittoria per l'impresa Caporale che già a gennaio 2014 dovrà affrontare i giudici per difendersi dall'accusa di abuso edilizio.
L'atto a firma di Stasi e impugnato dinanzi al tribunale dall'impresa Caporale è solo l'ultimo di una lunga corrispondenza intercorsa nei mesi tra l'ufficio comunale e l'impresa. Infatti risale al 26 marzo la prima ordinanza di sospensione dei lavori in corso Di Vittorio a cui, un mese dopo, sono seguite le controdeduzione dell'impresa che infine, il 13 maggio, ha comunicato la ripresa dei lavori "poiché non sono stati adottati provvedimenti definitivi". Un modus operandi a cui lo stesso Stasi si è opposto sostenendo da prima che "le osservazioni e le anomalie riscontrati nella fase istruttoria non sono stati superati poiché alcun apporto tecnico è stato fornito a chiarimento", e poi dando ordine di demolizione.
Un ordine a quanto pare sbagliato, almeno nei tempi.
Nel ricorso presentato contro il Comune di Gravina, l'impresa chiedeva la sospensione dell'ordine di abbattimento partito dall'ufficio tecnico comunale il 12 luglio scorso con cui si imponeva "la demolizione delle strutture in corso di esecuzione, ma limitatamente a quelle allocate al piano sottotetto dell'edificio residenziale sito in Corso di Vittorio n. 32".
Secondo il collegio giudicante, il ricorso presentato dall'impresa è fondato poiché: "ad un primo esame sommario proprio della fase cautelare, emergono profili che inducono a ritenere fondato il ricorso, tenuto conto in particolare che il Comune resistente avrebbe prima dovuto concludere il procedimento di annullamento in autotutela, avviato in data 9 luglio 2013, e poi adottare i conseguenti provvedimenti, mentre già in data 12 luglio 2013 ha provveduto ad adottare l'ordinanza di demolizione, oggetto di impugnazione".
Una prima vittoria per l'impresa Caporale che già a gennaio 2014 dovrà affrontare i giudici per difendersi dall'accusa di abuso edilizio.
L'atto a firma di Stasi e impugnato dinanzi al tribunale dall'impresa Caporale è solo l'ultimo di una lunga corrispondenza intercorsa nei mesi tra l'ufficio comunale e l'impresa. Infatti risale al 26 marzo la prima ordinanza di sospensione dei lavori in corso Di Vittorio a cui, un mese dopo, sono seguite le controdeduzione dell'impresa che infine, il 13 maggio, ha comunicato la ripresa dei lavori "poiché non sono stati adottati provvedimenti definitivi". Un modus operandi a cui lo stesso Stasi si è opposto sostenendo da prima che "le osservazioni e le anomalie riscontrati nella fase istruttoria non sono stati superati poiché alcun apporto tecnico è stato fornito a chiarimento", e poi dando ordine di demolizione.
Un ordine a quanto pare sbagliato, almeno nei tempi.