Mons. Mario Paciello urla contro lo stupro della tredicenne
Intollerabile degrado sociale. Che non si tema "di alzare la voce quando è in gioco la formazione umana dei figli"
martedì 21 dicembre 2010
"Lo stupro di Gravina non è l'unico e non sarà l'ultimo; né si risolve solo prendendo provvedimenti contro i suoi autori o esprimendo giudizi negativi sulle loro famiglie, vittime a loro volta, come tutte le altre, di un contesto sociale che non le sostiene".
E' con queste parole forse dure e poco rincuoranti, che si apre l'"urlo" del vescovo Mons. Mario Paciello a seguito delle violenze subite dalla piccola tredicenne gravinese.
Un flagello dovuto al degrado sociale che contraddistingue ormai ampi settori della società…così infatti continua il Vescovo nel suo messaggio: "Quando tutti sentiremo nella nostra carne, nella carne dei nostri figli, il bruciore dei ricatti, delle umiliazioni, delle violenze conficcate per sempre nel corpo, nell'anima, nella memoria di una creatura che si era appena affacciata alla soglia dell'adolescenza, forse cominceremo a prendere coscienza della responsabilità che abbiamo di esigere dai Governi, dai Parlamenti, dagli Organi di Informazione, da tutti i Responsabili della moralità pubblica, di dare una svolta decisiva al lassismo etico, al degrado sociale, alla scomparsa e alla negazione dei valori, alla perdita di senso, che caratterizzano il nostro tempo. Una violenza ripetuta e ricattatrice, progettata e attuata da minorenni contro una minorenne ancora più piccola, deve far tremare non solo genitori ed educatori, ma anche tutti coloro che, attraverso vie mediatiche, film, stampa, luoghi di divertimento, leggi permissive, atteggiamenti educativi rinunciatari, espongono o spingono le nuove generazioni allo sballo, alla devianza, alla trasgressione, al bullismo, alla violenza sessuale".
E se in una ipotetica scala dei valori è risaputo che "la voce di quanti hanno il compito di educare è letteralmente soffocata da miriadi di voci molto più allettanti e da comportamenti e attrazioni a cui, chi non ha raggiunto capacità di giudizio e libertà interiore, non è in grado di resistere", la richiesta del vescovo appare chiara e stentorea: "è necessario che tutti coloro che, ai nostri giorni, attraverso i mezzi di comunicazione, fanno opinione in negativo, la smettano di difendere i trasgressori, di condannare chi difende la legge e il diritto, di inculcare la liceità di comportamenti eticamente insostenibili. Ma è urgente soprattutto che famiglia, scuola, parrocchia, aggregazioni educative, uniscano maggiormente i loro sforzi per un impegno più forte, costante ed efficace, e non temano di alzare la voce quando è in gioco la formazione umana dei figli e il futuro della società".
E' con queste parole forse dure e poco rincuoranti, che si apre l'"urlo" del vescovo Mons. Mario Paciello a seguito delle violenze subite dalla piccola tredicenne gravinese.
Un flagello dovuto al degrado sociale che contraddistingue ormai ampi settori della società…così infatti continua il Vescovo nel suo messaggio: "Quando tutti sentiremo nella nostra carne, nella carne dei nostri figli, il bruciore dei ricatti, delle umiliazioni, delle violenze conficcate per sempre nel corpo, nell'anima, nella memoria di una creatura che si era appena affacciata alla soglia dell'adolescenza, forse cominceremo a prendere coscienza della responsabilità che abbiamo di esigere dai Governi, dai Parlamenti, dagli Organi di Informazione, da tutti i Responsabili della moralità pubblica, di dare una svolta decisiva al lassismo etico, al degrado sociale, alla scomparsa e alla negazione dei valori, alla perdita di senso, che caratterizzano il nostro tempo. Una violenza ripetuta e ricattatrice, progettata e attuata da minorenni contro una minorenne ancora più piccola, deve far tremare non solo genitori ed educatori, ma anche tutti coloro che, attraverso vie mediatiche, film, stampa, luoghi di divertimento, leggi permissive, atteggiamenti educativi rinunciatari, espongono o spingono le nuove generazioni allo sballo, alla devianza, alla trasgressione, al bullismo, alla violenza sessuale".
E se in una ipotetica scala dei valori è risaputo che "la voce di quanti hanno il compito di educare è letteralmente soffocata da miriadi di voci molto più allettanti e da comportamenti e attrazioni a cui, chi non ha raggiunto capacità di giudizio e libertà interiore, non è in grado di resistere", la richiesta del vescovo appare chiara e stentorea: "è necessario che tutti coloro che, ai nostri giorni, attraverso i mezzi di comunicazione, fanno opinione in negativo, la smettano di difendere i trasgressori, di condannare chi difende la legge e il diritto, di inculcare la liceità di comportamenti eticamente insostenibili. Ma è urgente soprattutto che famiglia, scuola, parrocchia, aggregazioni educative, uniscano maggiormente i loro sforzi per un impegno più forte, costante ed efficace, e non temano di alzare la voce quando è in gioco la formazione umana dei figli e il futuro della società".