Immobile corso Di Vittorio, scatta il sequestro

Sotto accusa per abuso edilizio e falso l’impresa e i due progettisti

lunedì 26 gennaio 2015 12.57
La vicenda dell'immobile di via Giuseppe Di Vittorio che nei mesi passati ha scosso la politica gravinese si arricchisce di un nuovo capitolo. Pochi giorni fa gli agenti della polizia municipale su mandato della Procura di Bari hanno apposto i sigilli all'immobile di nuova costruzione realizzato ad opera della Caporale srl, concedendo solo ai residenti la facoltà d'uso degli appartamenti.

Diverse le irregolarità edilizie che il pm ha addebitato all'impresa Caporale, di cui il consigliere comunale Salvatore Debenedictis è il legale rappresentante e ai due progettisti. Secondo il pm l'impresa, in accordo con i due tecnici, avrebbe realizzato "opere edilizie difformi dal permesso di costruire formatosi in seguito al silenzio assenso presentato nel 2013 e dalle norme tecniche di attuazione del piano regolatore comunale".
A sostegno delle proprie tesi, il pm ha utilizzato la relazione stilata dal tecnico di parte del Tribunale che, dopo ripetuti sopralluoghi ha evidenziato una serie di irregolarità. Secondo quanto si legge nella perizia del Ctu: "La realizzazione dell'ultimo piano è stata eseguita in maniera difforme dal progetto con una copertura prevalentemente piana anzichè a falda inclinata, con un'altezza netta di 2,82 metri e con tutte le caratteristiche di abitabilità nonché con un terrazzo a livello che comporta la maggiore altezza del fabbricato; realizzazione di una serra solare con superficie maggiore di 17,85 metri quadri rispetto a quella consentita dalle norme regionali". Inoltre, in via Canale d'Alonzo sarebbero stati realizzati dei balconi "con indice di visuale libera inferiore a quello consentito dalle NTA" ma soprattutto " i balconi di via Canale D'Alonzo non potevano essere realizzati perchè la larghezza stradale è inferiore agli 8 metri". Da ultimo : "i balconi realizzati in corso Giuseppe Di Vittorio hanno una larghezza maggiore di 12 centimetri rispetto alle misure consentite".
Di qui l'accusa mossa nei confronti dell'impresa e dei due progettisti di abuso edilizio.

Inoltre, nell'informativa sottoscritta il gip nella quale viene ricostruite l'intera vicenda dal 2012 ad oggi, il pm ravvisa per i due tecnici, uno in qualità di progettista e l'altro quale direttore dei lavori, l'accusa di falso poiché, scrive il pm "in accordo tra loro attestavano falsamente negli elaborati grafici del progetto di demolizione l'altezza del primo piano e negli elaborati grafici del fabbricato in progetto le distanze tra l'immobile e quelli prospicenti al fine di ottenere una maggiore volumetria".

Tutte accuse che il legale rappresentante dell'impresa , Salvatore Debenedictis rispedisce al mittente: "io sono a posto con la mia coscienza e dimostrerò che non c'è stata nessuna violazione".

"Non me la prendo con il cittadino che ha presentato l'esposto, è un suo diritto e se vuole vederci chiaro è giusto che faccia delle segnalazioni - spiega cauto l'imprenditore che, invece, torna a puntare il dito contro l'ufficio tecnico comunale "guidato da un tecnico, Michele Stasi, incapace di assumersi le proprie responsabilità. L'impresa aveva presentato un anno prima il permesso di costruire, dopo abbiamo comunicato l'inizio dei lavori ricorrendo al silenzio assenso e dopo i 60 giorni imposti dalla legge abbiamo aperto il cantiere. Nel corso dei mesi sono venuti più volte a fare dei sopralluoghi e ora, con l'immobile completato, impongono il sequestro. Perchè non hanno contestato prima queste irregolarità? perchè non hanno bloccato prima i lavori? Tutto questo non ha senso" conclude l'imprenditore.

I tre si sono già rivolti ad un avvocato per chiedere il dissequestro dell'immobile. Già nei prossimi giorni la vicenda sarà sottoposta all'attenzione di un giudice.