Imu agricola, Anci e agricoltori chiedono la sospensione
"Insufficiente l'esenzione per i terreni montani". Il 17 giugno la sentenza del Tar
martedì 3 febbraio 2015
12.46
Sospendere i pagamenti, e rivedere le tabelle Istat, adeguando i criteri.
E' questa la richiesta perentoria ed unanime che le istituzioni regionali, unendosi alle associazioni di categoria, rivolgono al governo nazionale ed ai parlamentari pugliesi in merito alla vicenda dell'Imu agricola.
Dopo l'emanazione del decreto e le parziali marce indietro governative, la questione è finita innanzi al Tar che ha esentato circa 3 mila comuni dal pagamento, fissando per gli altri la data del 10 febbraio, mentre è rinviata al 17 giugno la sentenza sul ricorso presentato dalle Anci.
La posizione di richiesta trasversale di stop al nuovo balzello è emersa dal tavolo di confronto convocato ieri a Bari dal presidente del consiglio regionale Onofrio Introna, con l'assessore regionale alle politiche agricole Fabrizio Nardoni, il presidente dell'Anci Puglia sen. Luigi Perrone e i vertici delle organizzazioni di categoria Cia, Confagricoltura e Copagri, preoccupati dallo stato di crisi dell'agricoltura pugliese e dalla situazione di profonda difficoltà in cui versa il settore zootecnico anche a causa del crollo dei prezzi di latte e carne.
"L'imposta – si legge nella nota congiunta - arreca un ulteriore ingiusto aggravio agli imprenditori e operatori agricoli, che danneggerà pesantemente il settore agricolo pugliese", ritenuto "trainante per l'economia pugliese" e "un ulteriore inasprimento fiscale sarebbe inaccettabile". L'esenzione totale dell' IMU terreni agricoli montani secondo operatori e rappresentanti istituzionali pugliesi "non risolve il problema, trasferendo il peso del gettito fiscale sugli altri comuni". Inoltre "molti comuni interessati insistono in aree svantaggiate e fortemente esposte a fenomeni di dissesto idrogeologico e spopolamento".
"Questo ulteriore balzello – continua la nota- genera sfiducia nella Pubblica Amministrazione e oltre a penalizzare i comuni nell'attività di programmazione li costringe ad agire da esattori dello Stato, esponendoli a contestazioni e perdita di credibilità da parte dei cittadini".
Una posizione che gli scriventi hanno chiesto di condividere all'assessore regionale all'agricoltura Fabrizio Nardoni, in qualità di coordinatore delle politiche agricole nazionali.
E' questa la richiesta perentoria ed unanime che le istituzioni regionali, unendosi alle associazioni di categoria, rivolgono al governo nazionale ed ai parlamentari pugliesi in merito alla vicenda dell'Imu agricola.
Dopo l'emanazione del decreto e le parziali marce indietro governative, la questione è finita innanzi al Tar che ha esentato circa 3 mila comuni dal pagamento, fissando per gli altri la data del 10 febbraio, mentre è rinviata al 17 giugno la sentenza sul ricorso presentato dalle Anci.
La posizione di richiesta trasversale di stop al nuovo balzello è emersa dal tavolo di confronto convocato ieri a Bari dal presidente del consiglio regionale Onofrio Introna, con l'assessore regionale alle politiche agricole Fabrizio Nardoni, il presidente dell'Anci Puglia sen. Luigi Perrone e i vertici delle organizzazioni di categoria Cia, Confagricoltura e Copagri, preoccupati dallo stato di crisi dell'agricoltura pugliese e dalla situazione di profonda difficoltà in cui versa il settore zootecnico anche a causa del crollo dei prezzi di latte e carne.
"L'imposta – si legge nella nota congiunta - arreca un ulteriore ingiusto aggravio agli imprenditori e operatori agricoli, che danneggerà pesantemente il settore agricolo pugliese", ritenuto "trainante per l'economia pugliese" e "un ulteriore inasprimento fiscale sarebbe inaccettabile". L'esenzione totale dell' IMU terreni agricoli montani secondo operatori e rappresentanti istituzionali pugliesi "non risolve il problema, trasferendo il peso del gettito fiscale sugli altri comuni". Inoltre "molti comuni interessati insistono in aree svantaggiate e fortemente esposte a fenomeni di dissesto idrogeologico e spopolamento".
"Questo ulteriore balzello – continua la nota- genera sfiducia nella Pubblica Amministrazione e oltre a penalizzare i comuni nell'attività di programmazione li costringe ad agire da esattori dello Stato, esponendoli a contestazioni e perdita di credibilità da parte dei cittadini".
Una posizione che gli scriventi hanno chiesto di condividere all'assessore regionale all'agricoltura Fabrizio Nardoni, in qualità di coordinatore delle politiche agricole nazionali.