Imu agricola, per la Cia il rinvio non basta
Il decreto colpisce 241 comuni pugliesi su 258
mercoledì 17 dicembre 2014
14.45
"Il semplice rinvio al 26 gennaio 2015 approvato dal governo per il pagamento dell'imu sui terreni agricoli è del tutto insufficiente. Per la Cia l'unico provvedimento che deve prendere il governo è quello di annullare definitivamente il decreto".
L'associazione di categoria degli agricoltori torna a denunciare con forza la propria opposizione al decreto governativo che ha ripristinato l'Imu per i terreni agricoli. Dopo la netta presa di posizione dell'Anci Puglia, che ha invocato l'annullamento definitivo dell'imposta, è la Cia, tramite il vicepresidente regionale Vito Scalera, a ritenere il ritiro incondizionato del provvedimento "l'unica via d'uscita per evitare le tensioni sociali già in atto tra gli agricoltori e i cittadini. In Puglia da questa tassa ingiusta sarebbero colpiti 241 comuni su un totale di 258; un vero e proprio colpo per il mondo agricolo pugliese".
"Bisogna evitare – scrive Scalera in una nota - un ulteriormente aggravio di costi al settore primario con queste nuove tassazioni. La tutela del territorio deve essere salvaguardata e non la si fa certo affossando chi, con duri sacrifici e amore per la terra, ogni giorno è presente sul territorio e la cui presenza rappresenta la migliore arma di difesa contro l'incuria ed il devastamento del territorio. Il bene terra rappresenta per tutti gli agricoltori un insostituibile fattore di produzione e non può essere tassato come un bene di lusso".
"Durante gli incontri che ogni sera facciamo con in nostri agricoltori – continua Scalera - riscontriamo un clima di sfiducia, delusione e rabbia. E' per questo che chiediamo che su questo problema amministrazioni comunali, e parlamentari facciano insieme alla categoria fronte comune per evitare un ulteriore colpo all'agricoltura".
Un nuovo balzello, quello introdotto lo scorso 28 novembre, che per la Cia va a penalizzare una Puglia "già duramente colpita da una riforma della Pac che partirà il prossimo anno. Le oltre 267 mila aziende olivicole e le circa 59 mila aziende cerealicole pagheranno a duro prezzo l'avvio della nuova riforma. Da una stima effettuata con l'entrata in vigore della nuova Pac questi due settori subiranno una perdita di almeno 50 milioni di euro all'anno".
"Stando così le cose – conclude Scalera - assisteremo ad un ulteriore sbeffeggiamento dei produttori che svolgono la loro attività con serietà e professionalità, compiendo un notevole sforzo economico per garantire al consumatore l'alta qualità che da sempre gli agricoltori pugliesi producono".
L'associazione di categoria degli agricoltori torna a denunciare con forza la propria opposizione al decreto governativo che ha ripristinato l'Imu per i terreni agricoli. Dopo la netta presa di posizione dell'Anci Puglia, che ha invocato l'annullamento definitivo dell'imposta, è la Cia, tramite il vicepresidente regionale Vito Scalera, a ritenere il ritiro incondizionato del provvedimento "l'unica via d'uscita per evitare le tensioni sociali già in atto tra gli agricoltori e i cittadini. In Puglia da questa tassa ingiusta sarebbero colpiti 241 comuni su un totale di 258; un vero e proprio colpo per il mondo agricolo pugliese".
"Bisogna evitare – scrive Scalera in una nota - un ulteriormente aggravio di costi al settore primario con queste nuove tassazioni. La tutela del territorio deve essere salvaguardata e non la si fa certo affossando chi, con duri sacrifici e amore per la terra, ogni giorno è presente sul territorio e la cui presenza rappresenta la migliore arma di difesa contro l'incuria ed il devastamento del territorio. Il bene terra rappresenta per tutti gli agricoltori un insostituibile fattore di produzione e non può essere tassato come un bene di lusso".
"Durante gli incontri che ogni sera facciamo con in nostri agricoltori – continua Scalera - riscontriamo un clima di sfiducia, delusione e rabbia. E' per questo che chiediamo che su questo problema amministrazioni comunali, e parlamentari facciano insieme alla categoria fronte comune per evitare un ulteriore colpo all'agricoltura".
Un nuovo balzello, quello introdotto lo scorso 28 novembre, che per la Cia va a penalizzare una Puglia "già duramente colpita da una riforma della Pac che partirà il prossimo anno. Le oltre 267 mila aziende olivicole e le circa 59 mila aziende cerealicole pagheranno a duro prezzo l'avvio della nuova riforma. Da una stima effettuata con l'entrata in vigore della nuova Pac questi due settori subiranno una perdita di almeno 50 milioni di euro all'anno".
"Stando così le cose – conclude Scalera - assisteremo ad un ulteriore sbeffeggiamento dei produttori che svolgono la loro attività con serietà e professionalità, compiendo un notevole sforzo economico per garantire al consumatore l'alta qualità che da sempre gli agricoltori pugliesi producono".