In carcere l’albanese accusato dell’aggressione alla famiglia Lucarelli
Sottoposto ai domiciliari è stato trasferito a Bari dopo le segnalazioni del commissariato
venerdì 29 maggio 2015
15.40
Aspetterà il processo in carcere il giovane albanese accusato dell'aggressione ai danni dei coniugi Lucarelli avvenuta a febbraio dello scorso anno.
Il ragazzo, accusato di essere l'esecutore materiale della rapina progettata insieme al nipote della coppia, dopo l'arresto è stato sottoposto al regime domiciliare in attesa di giudizio. Recentemente però è stato nuovamente bloccato e denunciato per evasione, dagli agenti del commissariato di Gravina che lo hanno ritrovato per strada mentre passeggiava munito anche di un telefono cellulare, strumento a lui proibito dalle specifiche ordinanze emesse a suo carico che gli vietano specificatamente l'utilizzo di strumenti cellulari e informatici.
Dopo l'arresto il giudice ha nuovamente disposto gli arresti domiciliari in attesa del rito per direttissima.
In questi giorni, però, dopo aver esaminato la folta documentazione a suo carico presentata dal Commissariato di Gravina, il Tribunale ha stabilito di trasferire il giovane presso il carcere di Bari da dove seguirà lo svolgersi del processo.
La vicenda dei coniugi Lucarelli creo grande sgomento in città. I due anziani furono aggrediti in casa dal giovane albanese entrato, si scoprirà dopo, grazie ad una copia delle chiavi fornite dal nipote, un ragazzino di appena 16 anni. Secondo la ricostruzione fornita dagli inquirenti, il ventenne riuscì ad introdursi nell'appartamento allo scopo di svaligiare la cassaforte ma, vistosi scoperto dai due anziani, li aggredì con un coltello procurando ad entrambi molte ferite prima di scappare nel tentativo di far perdere le sue tracce.
Fuga che duro poche ore. Dopo il ritrovamento dell'arma e dello zaino indossato dal giovane durante la rapina, contenete un paio di scarpe ancora insanguinate, la felpa e alcuni fogli di carta sul quale era stato trascritto nei minimi dettagli il piano delittuoso che i due avevano pianificato, gli agenti del Commissariato di Gravina riuscirono a risalire al giovane albanese.
Si scoprirà attraverso le testimonianze dei due ragazzini che l'azione era stata ben architettata dai due allo scopo di ripianare i rispettivi debiti. La feroce aggressione costo alcuni giorni di ospedale ai due coniugi Lucarelli. Al giudice, ora, stabilire se fu fatale a Gina Pappalardi deceduta ad aprile del 2014 dopo tre mesi di ricovero in ospedale.
Il ragazzo, accusato di essere l'esecutore materiale della rapina progettata insieme al nipote della coppia, dopo l'arresto è stato sottoposto al regime domiciliare in attesa di giudizio. Recentemente però è stato nuovamente bloccato e denunciato per evasione, dagli agenti del commissariato di Gravina che lo hanno ritrovato per strada mentre passeggiava munito anche di un telefono cellulare, strumento a lui proibito dalle specifiche ordinanze emesse a suo carico che gli vietano specificatamente l'utilizzo di strumenti cellulari e informatici.
Dopo l'arresto il giudice ha nuovamente disposto gli arresti domiciliari in attesa del rito per direttissima.
In questi giorni, però, dopo aver esaminato la folta documentazione a suo carico presentata dal Commissariato di Gravina, il Tribunale ha stabilito di trasferire il giovane presso il carcere di Bari da dove seguirà lo svolgersi del processo.
La vicenda dei coniugi Lucarelli creo grande sgomento in città. I due anziani furono aggrediti in casa dal giovane albanese entrato, si scoprirà dopo, grazie ad una copia delle chiavi fornite dal nipote, un ragazzino di appena 16 anni. Secondo la ricostruzione fornita dagli inquirenti, il ventenne riuscì ad introdursi nell'appartamento allo scopo di svaligiare la cassaforte ma, vistosi scoperto dai due anziani, li aggredì con un coltello procurando ad entrambi molte ferite prima di scappare nel tentativo di far perdere le sue tracce.
Fuga che duro poche ore. Dopo il ritrovamento dell'arma e dello zaino indossato dal giovane durante la rapina, contenete un paio di scarpe ancora insanguinate, la felpa e alcuni fogli di carta sul quale era stato trascritto nei minimi dettagli il piano delittuoso che i due avevano pianificato, gli agenti del Commissariato di Gravina riuscirono a risalire al giovane albanese.
Si scoprirà attraverso le testimonianze dei due ragazzini che l'azione era stata ben architettata dai due allo scopo di ripianare i rispettivi debiti. La feroce aggressione costo alcuni giorni di ospedale ai due coniugi Lucarelli. Al giudice, ora, stabilire se fu fatale a Gina Pappalardi deceduta ad aprile del 2014 dopo tre mesi di ricovero in ospedale.