In “Nemici come prima”, la triste verità della società contemporanea
Pollici in su per lo spettacolo dell'Associazione culturale Piccolo Teatro Città di Terracina
lunedì 13 marzo 2017
11.57
Dalla scenografia alla rappresentazione teatrale, tutto curato nel minimo dettaglio per lo spettacolo dell'Associazione Culturale Piccolo Teatro Città di Terracina, "Nemici come prima" in scena al Teatro Vida di Gravina sabato 11 e domenica 12 marzo.
Una commedia di Gianni Clementi, in cui traspare l'amara verità sulla società contemporanea, che ai valori etici e morali talvolta antepone l'egoismo e la cupidigia. Protagonista della vicenda una famiglia come tante, originaria di Roma, in una sala d'attesa del reparto di Terapia Intensiva dove è ricovero d'urgenza il capostipite Commendator Seleni. All'apparenza, la preoccupazione della famiglia – composta dalle due figlie, Tina e Marcella, e dal genero Augusto, marito della prima – è per la salute del capostipite ultraottantenne, ma la reale motivazione si rivela, nel corso della commedia, ovvero il cospicuo patrimonio dell'anziano in fin di vita: 32 macellerie. Ad introdurre nel clima di meschini e deplorevoli guadagni è un infermiere, deus ex machina dell'intero dramma, che incarna il prototipo del posto fisso, disposto a tutto, anche a "staccare una spina", per una ghiotta somma.
Di mezzo c'è anche una badante divisa tra la relazione con il vecchietto e una storia d'amore clandestina con il genero del commendatore, che rappresenta la vera minaccia per la famiglia accettando di sposare il Commendator Seleni per guadagnare una parte importante del patrimonio. Infine, 6 macellerie andranno alla badante e 13 a ciascuna figlia. Con la morte improvvisa del genero Augusto, a causa di un infarto, alle tre donne toccherà mettere in discussione nuovamente la suddivisione dei beni.
Due ore di risate che ha lasciato il pubblico davvero compiaciuto e soddisfatto. Sebbene siano risate amare.
Di seguito alcune immagini della serata.
Una commedia di Gianni Clementi, in cui traspare l'amara verità sulla società contemporanea, che ai valori etici e morali talvolta antepone l'egoismo e la cupidigia. Protagonista della vicenda una famiglia come tante, originaria di Roma, in una sala d'attesa del reparto di Terapia Intensiva dove è ricovero d'urgenza il capostipite Commendator Seleni. All'apparenza, la preoccupazione della famiglia – composta dalle due figlie, Tina e Marcella, e dal genero Augusto, marito della prima – è per la salute del capostipite ultraottantenne, ma la reale motivazione si rivela, nel corso della commedia, ovvero il cospicuo patrimonio dell'anziano in fin di vita: 32 macellerie. Ad introdurre nel clima di meschini e deplorevoli guadagni è un infermiere, deus ex machina dell'intero dramma, che incarna il prototipo del posto fisso, disposto a tutto, anche a "staccare una spina", per una ghiotta somma.
Di mezzo c'è anche una badante divisa tra la relazione con il vecchietto e una storia d'amore clandestina con il genero del commendatore, che rappresenta la vera minaccia per la famiglia accettando di sposare il Commendator Seleni per guadagnare una parte importante del patrimonio. Infine, 6 macellerie andranno alla badante e 13 a ciascuna figlia. Con la morte improvvisa del genero Augusto, a causa di un infarto, alle tre donne toccherà mettere in discussione nuovamente la suddivisione dei beni.
Due ore di risate che ha lasciato il pubblico davvero compiaciuto e soddisfatto. Sebbene siano risate amare.
Di seguito alcune immagini della serata.