No ai licenziamenti facili
Raccolta firme in difesa dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Promotrici dell'iniziativa diverse forze politiche e sociali.
domenica 14 ottobre 2012
17.33
Nasce a Gravina il comitato referendario in difesa dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Su iniziativa della Fiom e dell'associazione Alba, a cui si sono unite Sinistra Ecologia e Libertà, Giovani Comunisti, Italia del valori e il Partito dei Comunisti italiani, parte la raccolta firme per abolire le modifiche apportate dal Governo Monti, tramite la riforma Fornero, e dal Governo Berlusconi prima, alle norme che disciplinano la materia dei licenziamenti.
L'11 settembre, infatti, sono stati depositati in Cassazione i due quesiti dei referendum per abolire le innovazioni targate Fornero e "ripristinare i diritti minimi e universali previsti dal contratto nazionale di lavoro, cancellati dal governo Berlusconi″. Attualmente, fanno sapere dal comitato, con la sostanziale abrogazione dell'articolo 18 si è reso di fatto impossibile il reintegro a chi è stato ingiustamente licenziato, mentre con la manovra Berlusconi–Sacconi del 2011 si consente alle aziende di derogare ai contratti nazionali ed anche alle leggi, rendendo i lavoratori più ricattabili e isolati senza alcuna forza contrattuale. Con il referendum, e con un'eventuale affermazione delle ragioni sostenute dai promotori, si ripristinerebbe invece il precedente regime normativo, ritenuto più garantista per il mondo del lavoro.
Su iniziativa della Fiom e dell'associazione Alba, a cui si sono unite Sinistra Ecologia e Libertà, Giovani Comunisti, Italia del valori e il Partito dei Comunisti italiani, parte la raccolta firme per abolire le modifiche apportate dal Governo Monti, tramite la riforma Fornero, e dal Governo Berlusconi prima, alle norme che disciplinano la materia dei licenziamenti.
L'11 settembre, infatti, sono stati depositati in Cassazione i due quesiti dei referendum per abolire le innovazioni targate Fornero e "ripristinare i diritti minimi e universali previsti dal contratto nazionale di lavoro, cancellati dal governo Berlusconi″. Attualmente, fanno sapere dal comitato, con la sostanziale abrogazione dell'articolo 18 si è reso di fatto impossibile il reintegro a chi è stato ingiustamente licenziato, mentre con la manovra Berlusconi–Sacconi del 2011 si consente alle aziende di derogare ai contratti nazionali ed anche alle leggi, rendendo i lavoratori più ricattabili e isolati senza alcuna forza contrattuale. Con il referendum, e con un'eventuale affermazione delle ragioni sostenute dai promotori, si ripristinerebbe invece il precedente regime normativo, ritenuto più garantista per il mondo del lavoro.