L’ufficio tecnico cambia casa ma è polemica
Spostati gli uffici dei lavori Pubblici presso l’ex convento di Santa Sofia
lunedì 21 dicembre 2020
L'ufficio tecnico si sposta nel monastero di Santa Sofia. Una decisione scaturita dalla necessità di riallocare l'ufficio tributi e il servizio AA. PP., che attualmente si trovano ubicati nell'ex carcere, e che dovranno far spazio ai lavori di adeguamento della struttura, chiamata ad ospitare la biblioteca comunale.
Da Palazzo di Città si è allora deciso di prendere due piccioni con una fava. Da un lato, la necessità di collocare in via Vittorio Veneto i due uffici "sfrattati" per dare spazio alla biblioteca; dall'altro, il bisogno dell'Ufficio Tecnico di avere un luogo che consenta di sistemare gli ambienti adibiti ad archivio delle Aree Tecniche, separando le pratiche di edilizie ed urbanistiche da quelle dei lavori pubblici, e, nel contempo, garantire un luogo che permetta il rispetto del mantenimento della distanza di sicurezza sul posto di lavoro, con il distanziamento delle postazioni, determinato dall'emergenza sanitaria. Spazi che nella sede di via Veneto non erano a disposizione dei servizi e uffici dell'Area Tecnica I e II. Ragion per cui, vista l'ampia disponibilità di spazi presenti nell'immobile di proprietà comunale, si è deciso di ricollocare presso il secondo piano dell'ex- monastero di Santa Sofia, gli uffici e l'archivio dei Lavori Pubblici.
Una decisione non condivisa da tutti. Molti, infatti, i commenti non proprio positivi e le critiche che hanno investito l'amministrazione comunale. Dubbi e perplessità espressi anche in consiglio comunale dalla pentastellata Rosa Cataldi, che si chiedeva se il Comune non stesse perpetrando un illecito, spostando gli uffici dei lavori pubblici in un edifico interessato da finanziamento, che doveva essere destinato a diventare un importante contenitore culturale e punto di attrazione della città.
"E stato verificato che questo utilizzo sui generis degli spazi sia un utilizzo legittimo rispetto ai finanziamenti ottenuti finalizzati a fare del monastero un contenitore culturale?"- ha chiesto Cataldi.
Obiezione a cui a risposto lo stesso sindaco Valente, nel corso della assise comunale, dichiarando che la decisione "non è in contrasto con la destinazione d'uso generale di quel contenitore, anche perché il vincolo lo aveva per un numero limitato di anni e non per sempre".
Da Palazzo di Città si è allora deciso di prendere due piccioni con una fava. Da un lato, la necessità di collocare in via Vittorio Veneto i due uffici "sfrattati" per dare spazio alla biblioteca; dall'altro, il bisogno dell'Ufficio Tecnico di avere un luogo che consenta di sistemare gli ambienti adibiti ad archivio delle Aree Tecniche, separando le pratiche di edilizie ed urbanistiche da quelle dei lavori pubblici, e, nel contempo, garantire un luogo che permetta il rispetto del mantenimento della distanza di sicurezza sul posto di lavoro, con il distanziamento delle postazioni, determinato dall'emergenza sanitaria. Spazi che nella sede di via Veneto non erano a disposizione dei servizi e uffici dell'Area Tecnica I e II. Ragion per cui, vista l'ampia disponibilità di spazi presenti nell'immobile di proprietà comunale, si è deciso di ricollocare presso il secondo piano dell'ex- monastero di Santa Sofia, gli uffici e l'archivio dei Lavori Pubblici.
Una decisione non condivisa da tutti. Molti, infatti, i commenti non proprio positivi e le critiche che hanno investito l'amministrazione comunale. Dubbi e perplessità espressi anche in consiglio comunale dalla pentastellata Rosa Cataldi, che si chiedeva se il Comune non stesse perpetrando un illecito, spostando gli uffici dei lavori pubblici in un edifico interessato da finanziamento, che doveva essere destinato a diventare un importante contenitore culturale e punto di attrazione della città.
"E stato verificato che questo utilizzo sui generis degli spazi sia un utilizzo legittimo rispetto ai finanziamenti ottenuti finalizzati a fare del monastero un contenitore culturale?"- ha chiesto Cataldi.
Obiezione a cui a risposto lo stesso sindaco Valente, nel corso della assise comunale, dichiarando che la decisione "non è in contrasto con la destinazione d'uso generale di quel contenitore, anche perché il vincolo lo aveva per un numero limitato di anni e non per sempre".