L'ultimo saluto a Pietro Capone
L'appello del parroco alla famiglia: "Pietro ha bisogno di pace"
venerdì 14 marzo 2014
20.08
Addio Pietro.
Nel giorno dell'ultimo saluto a Pietro Capone ha vinto il silenzio e la compostezza. A dispetto delle polemiche di questi ultimi giorni. Ad aprire la cerimonia funebre un messaggio del vescovo monsignor Giovanni Ricchiuti che ha condannato con forza l'accaduto.
"Profondamente rattristato e sconcertato- si legge nel messaggio- porgo innanzitutto sentimenti sinceri di partecipazione, mentre mi unisco spiritualmente alla preghiera. Levo con forza la voce di vescovo e pastore contro un gesto che ha tolto la vita ad un uomo e ha gettato la città in un clima di preoccupazione. Non si fa giustizia da se, accumulando rancori. Non è cosi che si può pensare al futuro".
Dello stesso tono le parole di don Saverio Ciaccia che dopo aver ricordato l'importanza del perdono anche dinanzi a simili tragedie, ha centrato l'omelia sulla famiglia di Pietro Capone auspicando la riappacificazione tra i fratelli "perché ora è giunto il momento della pace, ve lo chiede Pierino, che ora ha bisogno di pace".
Una famiglia, quella di Capone, che commossa e schiacciata da questa tragedia si è stretta attorno ad una nipote durante la lettura di una lettera dedicata allo zio: " caro zio Pietro non ti dimenticheremo mai. Per noi nipoti sei stato la nostra ombra e ci seguivi con amore. La nostra vita, era per te era un libro aperto. Ricordo le tue chiamate improvvise Ricordo la sveltezza con cui trovavi la soluzione ad ogni problema, ricordo il modo con cui scherzavi e ci prendevi in giro. Ricordo la tua forza d'animo, il tuo coraggio e il buon umore e la vitalità che portavi in casa. E oggi, caro zio, mi rivedo in te, anche io carta e penna ad urlare tutto il mio dolore".
Parole a cui è seguito un applauso. Lo stesso, che ha salutato il feretro di Pietro Capone all'uscita dalla chiesa dove è scoppiata la commozione dei parenti ma anche degli amici di sempre che non hanno potuto trattenere lacrime di tristezza miste alla rabbia per questa dolorosa perdita.
Tante le persone presenti ai funerali. Tra loro anche il primo cittadino, Alesio Valente che sebbene non abbia concesso il lutto cittadino, ha voluto partecipare alle esequie accompagnato dal vicesindaco Gino Lorusso, dal presidente del consiglio Giacinto Lupoli e dall'assessore Nicola Lagreca.
Mentre il carro funebre, scortato dalla polizia municipale e dai familiari si allontana, in piazza restano gli amici più cari, paralizzati dal dolore e dagli interrogativi.
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Di seguito la lettera con cui l'avvocato Fabrizio Lofoco ha voluto ricordare Pietro Capone
Pierino era un uomo speciale, e chi lo ha conosciuto ne ha tratto una idea di paladino della legalità, come si è detto in questi giorni, quasi a sottolineare una spinta astratta a perseguire, per il puro gusto di farlo, gli intenti della legge. Questa idea è comunque nobile e non giustifica la sua eliminazione fisica, perché dovrebbe essere chiaro a tutti, che le le leggi vanno rispettate senza se e senza ma.
Il punto è che Pierino Capone, il nostro Pierino, con quei grandi occhi azzurri, era a un livello molto più alto, in piena concretezza.
Pierino aveva capito.
Pierino aveva messo al servizio di se stesso, dei suoi parenti, dei suoi amici, ore ed ore di studio, di ricerca di approfondimento, per combattere quelle che lui considerava prepotenze.
Erano le prepotenze del potere, o delle persone, ma erano prepotenze perché Pierino non faceva agguati, non attaccava alle spalle, come poi ha subito in punto di morte.
Pierino parlava chiaro: "Avvocato, ho fatto l'accesso agli atti, qua sotto c'è qualcosa che non va, dobbiamo capire bene!"
E studiava, Pierino, con l'approccio alla cultura giuridica sempre più profondo, dopo ore e ore di discussione di singoli casi, fino a risolverli.
Ore ed ore, nelle quali spesso gli ho detto che mi sorprendeva la sua naturale capacità di andare al centro della causa: gli ho spiegato che ci sono avvocati che non riescono a farlo per tutta una vita.
Ore ed ore al termine delle quali Pierino, stanco del confronto, ma felice della sua intelligenza, diceva: abbiamo capito avvocato, abbiamo capito! Andiamo avanti! Fermiamo questa prepotenza.
Gli ho dato del tu sin dal principio, molti, moltissimi anni fa. Lui mi ha dato del lei, perché all'inizio, dinanzi al maestro l'avvocato Raffaele Caso, che ci fece conoscere mi dava del voi. Ero troppo giovane per reggere a questa manifestazione di rispetto profondo.
Ma ero già pago di ragionare con un Uomo vero e compiuto, non un "rompiscatole che se la andava a cercare" come qualcuno ha scritto e pensa, sbagliando del tutto.
Pierino era verità, non simulacro.
Pierino era contro la prepotenza del potere e dell'ignoranza.
Pierino era affettuoso con gli amici, e dava loro contezza e sicurezza della Legge che, se applicata correttamente, avrebbe indotto i comportamenti giusti, senza deviazioni.
Pierino non si armava di bastoni, lui chiedeva al giudice di fare luce, di verificare.
Pierino non ci mancherà mai, perché la sua vita, stroncata da un crimine altrettanto prepotente, d'ora in poi sarà LA NOSTRA VITA: non potremo mai dimenticare che l'impegno alla legalità, come da mesi sentiamo anche dal nostro Santo Padre, fa parte della cultura dell'onesta e della giustizia: a quei valori, i vili assassini di Pierino non sono riusciti a sparare alle spalle.
Quei valori , da oggi, devono diventare i valori della nostra comunità, senza esitazioni, perché il suo sacrificio valga a migliorarci e ad isolare i prepotenti e gli ignoranti.
Pierino, che Dio ti benedica, ora che abbiamo capito anche noi, ti vogliamo più bene.
Avvocato Fabrizio Lofoco.
Nel giorno dell'ultimo saluto a Pietro Capone ha vinto il silenzio e la compostezza. A dispetto delle polemiche di questi ultimi giorni. Ad aprire la cerimonia funebre un messaggio del vescovo monsignor Giovanni Ricchiuti che ha condannato con forza l'accaduto.
"Profondamente rattristato e sconcertato- si legge nel messaggio- porgo innanzitutto sentimenti sinceri di partecipazione, mentre mi unisco spiritualmente alla preghiera. Levo con forza la voce di vescovo e pastore contro un gesto che ha tolto la vita ad un uomo e ha gettato la città in un clima di preoccupazione. Non si fa giustizia da se, accumulando rancori. Non è cosi che si può pensare al futuro".
Dello stesso tono le parole di don Saverio Ciaccia che dopo aver ricordato l'importanza del perdono anche dinanzi a simili tragedie, ha centrato l'omelia sulla famiglia di Pietro Capone auspicando la riappacificazione tra i fratelli "perché ora è giunto il momento della pace, ve lo chiede Pierino, che ora ha bisogno di pace".
Una famiglia, quella di Capone, che commossa e schiacciata da questa tragedia si è stretta attorno ad una nipote durante la lettura di una lettera dedicata allo zio: " caro zio Pietro non ti dimenticheremo mai. Per noi nipoti sei stato la nostra ombra e ci seguivi con amore. La nostra vita, era per te era un libro aperto. Ricordo le tue chiamate improvvise Ricordo la sveltezza con cui trovavi la soluzione ad ogni problema, ricordo il modo con cui scherzavi e ci prendevi in giro. Ricordo la tua forza d'animo, il tuo coraggio e il buon umore e la vitalità che portavi in casa. E oggi, caro zio, mi rivedo in te, anche io carta e penna ad urlare tutto il mio dolore".
Parole a cui è seguito un applauso. Lo stesso, che ha salutato il feretro di Pietro Capone all'uscita dalla chiesa dove è scoppiata la commozione dei parenti ma anche degli amici di sempre che non hanno potuto trattenere lacrime di tristezza miste alla rabbia per questa dolorosa perdita.
Tante le persone presenti ai funerali. Tra loro anche il primo cittadino, Alesio Valente che sebbene non abbia concesso il lutto cittadino, ha voluto partecipare alle esequie accompagnato dal vicesindaco Gino Lorusso, dal presidente del consiglio Giacinto Lupoli e dall'assessore Nicola Lagreca.
Mentre il carro funebre, scortato dalla polizia municipale e dai familiari si allontana, in piazza restano gli amici più cari, paralizzati dal dolore e dagli interrogativi.
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Di seguito la lettera con cui l'avvocato Fabrizio Lofoco ha voluto ricordare Pietro Capone
Pierino era un uomo speciale, e chi lo ha conosciuto ne ha tratto una idea di paladino della legalità, come si è detto in questi giorni, quasi a sottolineare una spinta astratta a perseguire, per il puro gusto di farlo, gli intenti della legge. Questa idea è comunque nobile e non giustifica la sua eliminazione fisica, perché dovrebbe essere chiaro a tutti, che le le leggi vanno rispettate senza se e senza ma.
Il punto è che Pierino Capone, il nostro Pierino, con quei grandi occhi azzurri, era a un livello molto più alto, in piena concretezza.
Pierino aveva capito.
Pierino aveva messo al servizio di se stesso, dei suoi parenti, dei suoi amici, ore ed ore di studio, di ricerca di approfondimento, per combattere quelle che lui considerava prepotenze.
Erano le prepotenze del potere, o delle persone, ma erano prepotenze perché Pierino non faceva agguati, non attaccava alle spalle, come poi ha subito in punto di morte.
Pierino parlava chiaro: "Avvocato, ho fatto l'accesso agli atti, qua sotto c'è qualcosa che non va, dobbiamo capire bene!"
E studiava, Pierino, con l'approccio alla cultura giuridica sempre più profondo, dopo ore e ore di discussione di singoli casi, fino a risolverli.
Ore ed ore, nelle quali spesso gli ho detto che mi sorprendeva la sua naturale capacità di andare al centro della causa: gli ho spiegato che ci sono avvocati che non riescono a farlo per tutta una vita.
Ore ed ore al termine delle quali Pierino, stanco del confronto, ma felice della sua intelligenza, diceva: abbiamo capito avvocato, abbiamo capito! Andiamo avanti! Fermiamo questa prepotenza.
Gli ho dato del tu sin dal principio, molti, moltissimi anni fa. Lui mi ha dato del lei, perché all'inizio, dinanzi al maestro l'avvocato Raffaele Caso, che ci fece conoscere mi dava del voi. Ero troppo giovane per reggere a questa manifestazione di rispetto profondo.
Ma ero già pago di ragionare con un Uomo vero e compiuto, non un "rompiscatole che se la andava a cercare" come qualcuno ha scritto e pensa, sbagliando del tutto.
Pierino era verità, non simulacro.
Pierino era contro la prepotenza del potere e dell'ignoranza.
Pierino era affettuoso con gli amici, e dava loro contezza e sicurezza della Legge che, se applicata correttamente, avrebbe indotto i comportamenti giusti, senza deviazioni.
Pierino non si armava di bastoni, lui chiedeva al giudice di fare luce, di verificare.
Pierino non ci mancherà mai, perché la sua vita, stroncata da un crimine altrettanto prepotente, d'ora in poi sarà LA NOSTRA VITA: non potremo mai dimenticare che l'impegno alla legalità, come da mesi sentiamo anche dal nostro Santo Padre, fa parte della cultura dell'onesta e della giustizia: a quei valori, i vili assassini di Pierino non sono riusciti a sparare alle spalle.
Quei valori , da oggi, devono diventare i valori della nostra comunità, senza esitazioni, perché il suo sacrificio valga a migliorarci e ad isolare i prepotenti e gli ignoranti.
Pierino, che Dio ti benedica, ora che abbiamo capito anche noi, ti vogliamo più bene.
Avvocato Fabrizio Lofoco.