"L'Upc? Gode di ottima salute"
Mandolino respinge le critiche. Ed ai fuorusciti: "Andando via, ci hanno fatto un favore".
lunedì 14 gennaio 2013
12.05
"Ma quale tempesta, quale ciclone. Noi siamo un partito piccolo ma radicato ed in crescita e, soprattutto, in ottima salute. E' vero, alcuni tesserati sono andati via, ma ci hanno fatto un favore: avevano una visione personalistica della politica".
Leonardo Mandolino (nella foto: a dx, con l'assessore Lafabiana sulla sx) le critiche di chi gli contesta una gestione verticistica dell'Upc non riesce proprio a mandarle giù. "Sono andati via a settembre, ma lo fanno sapere adesso, mentre la maggioranza è impegnata in una fase delicata. E' chiaro il loro intento strumentale", ribatte, rigirandosi tra le mani la stampa dell'articolo nel quale si racconta della salita sull'Aventino di un gruppo di iscritti e dirigenti dell'Unione popolare cristiana, e tra loro l'ex segretario politico Michele Gismundo, Vito Raguso (presidente di Azione Cattolica), Oronzo Rifino (numero uno di Confesercenti) e diversi candidati alle ultime amministrative. "La storia va ricostruita nei dettagli, per depurarla da bugie e inesattezze", attacca il baffuto consigliere comunale gravinese, che per dimostrare la compattezza del partito racconta la sua verità stringendosi in mezzo alla coordinatrice cittadina Lucrezia Gramegna ed all'assessore comunale Felice Lafabiana, l'uomo che, secondo gli aventiniani, Mandolino avrebbe provato a far fuori politicamente per sostituirlo con altro assessore a lui gradito. "L'assessore Lafabiana è stimato e gode della nostra massima fiducia", replica, blindando l'amministratore. "Questa storia", prosegue Mandolino, desideroso di mettere i puntini sulle i, "è cominciata a settembre: gli iscritti contestavano a Gismundo la mancata convocazione del direttivo e dell'assemblea a tre mesi dalla conclusione della campagna elettorale. Lui replicò dicendo che ogni riunione era inutile, dal momento che l'assessore rifiutava di rapportarsi al partito. Gli fu fatto osservare che in mancanza di incontri, l'assessore non avrebbe mai potuto relazionarsi col partito. Io stesso lo sollecitai allora a procedere in tal senso, ed in mancanza di risposte positive lo invitai a rassegnare le dimissioni, che ai primi di ottobre rassegnò per iscritto, motivandole con ragioni di ordine personale". Lafabiana e Gramegna annuiscono, sposando la linea. Mandolino continua: "In seguito alle dimissioni di Gismundo, il partito è stato commissariato e la vita politica interna ha ripreso il suo corso normale: ci si riunisce, si discute e si decide insieme. Insomma, è tornata la serenità". Peccato, però, che nel frattempo la crisi sia scoppiata in seno alla maggioranza. "L'amministrazione comunale va tutelata e difesa: nell'interesse della città, non è il caso di tornare ad una gestione commissariale", alza la diga il leader dell'Upc. Nel suo ragionamento, un messaggio al "Centro Democratico" ed ai suoi consiglieri: "L'opposizione fa il suo lavoro, ma loro, che sono stati eletti in maggioranza, hanno l'obbligo di rappresentare degnamente quella fetta di elettorato che li ha eletti. Devono essere elastici e comprensivi: serve un atto di responsabilità politica e umana". Ma se per rimanere in sella dovesse servire un aiutino dalla minoranza, l'Upc accetterebbe uno strappo al codice etico della coalizione pur di tutelare la stabilità? "Non se n'è discusso, dunque non c'è nulla da dire".
Leonardo Mandolino (nella foto: a dx, con l'assessore Lafabiana sulla sx) le critiche di chi gli contesta una gestione verticistica dell'Upc non riesce proprio a mandarle giù. "Sono andati via a settembre, ma lo fanno sapere adesso, mentre la maggioranza è impegnata in una fase delicata. E' chiaro il loro intento strumentale", ribatte, rigirandosi tra le mani la stampa dell'articolo nel quale si racconta della salita sull'Aventino di un gruppo di iscritti e dirigenti dell'Unione popolare cristiana, e tra loro l'ex segretario politico Michele Gismundo, Vito Raguso (presidente di Azione Cattolica), Oronzo Rifino (numero uno di Confesercenti) e diversi candidati alle ultime amministrative. "La storia va ricostruita nei dettagli, per depurarla da bugie e inesattezze", attacca il baffuto consigliere comunale gravinese, che per dimostrare la compattezza del partito racconta la sua verità stringendosi in mezzo alla coordinatrice cittadina Lucrezia Gramegna ed all'assessore comunale Felice Lafabiana, l'uomo che, secondo gli aventiniani, Mandolino avrebbe provato a far fuori politicamente per sostituirlo con altro assessore a lui gradito. "L'assessore Lafabiana è stimato e gode della nostra massima fiducia", replica, blindando l'amministratore. "Questa storia", prosegue Mandolino, desideroso di mettere i puntini sulle i, "è cominciata a settembre: gli iscritti contestavano a Gismundo la mancata convocazione del direttivo e dell'assemblea a tre mesi dalla conclusione della campagna elettorale. Lui replicò dicendo che ogni riunione era inutile, dal momento che l'assessore rifiutava di rapportarsi al partito. Gli fu fatto osservare che in mancanza di incontri, l'assessore non avrebbe mai potuto relazionarsi col partito. Io stesso lo sollecitai allora a procedere in tal senso, ed in mancanza di risposte positive lo invitai a rassegnare le dimissioni, che ai primi di ottobre rassegnò per iscritto, motivandole con ragioni di ordine personale". Lafabiana e Gramegna annuiscono, sposando la linea. Mandolino continua: "In seguito alle dimissioni di Gismundo, il partito è stato commissariato e la vita politica interna ha ripreso il suo corso normale: ci si riunisce, si discute e si decide insieme. Insomma, è tornata la serenità". Peccato, però, che nel frattempo la crisi sia scoppiata in seno alla maggioranza. "L'amministrazione comunale va tutelata e difesa: nell'interesse della città, non è il caso di tornare ad una gestione commissariale", alza la diga il leader dell'Upc. Nel suo ragionamento, un messaggio al "Centro Democratico" ed ai suoi consiglieri: "L'opposizione fa il suo lavoro, ma loro, che sono stati eletti in maggioranza, hanno l'obbligo di rappresentare degnamente quella fetta di elettorato che li ha eletti. Devono essere elastici e comprensivi: serve un atto di responsabilità politica e umana". Ma se per rimanere in sella dovesse servire un aiutino dalla minoranza, l'Upc accetterebbe uno strappo al codice etico della coalizione pur di tutelare la stabilità? "Non se n'è discusso, dunque non c'è nulla da dire".