La Buona scuola divide il Pd
Convocato il consiglio monotematico contro la riforma ma i renziani non ci stanno
venerdì 19 giugno 2015
10.14
È convocato per il prossimo 23 giugno il consiglio comunale monotematico per discutere del decreto "La buona scuola" sottoposto all'esame del Parlamento da qualche settimana e che sta creando tanti malumori non solo nel mondo della scuola ma anche nei palazzi del Governo centrale e locale.
Sin dall'alba della protesta avviata dagli insegnati e dal personale scolastico, il primo cittadino Alesio Valente si è detto vicino alle ragioni degli insegnati che da mesi sono in agitazione, arrivando a sollecitare l'onorevole altamurana Liliana Ventricelli.
Ora la questione approda in consiglio comunale dove la maggioranza sarà chiamata ad approvare una delibera con cui sostanziale si sposano le tesi dei docenti che hanno sollevato una lunga serie di criticità.
L'iniziativa, però, a palazzo di città ha fatto storcere il naso a più d'uno.
Il primo a sollevare dei dubbi sulla "opportunità" di questo consiglio è Lorenzo Carbone, il dissidente del Gruppo misto che si chiede chi sarà il proponente dell'iniziativa e a chi sarà affidato il compito di spiegare la riforma e le eventuali obiezioni da approvare in aula. "La verità è che della scuola non frega nulla a nessuno se non agli insegnanti. La verità è che abbiamo un consiglio comunale schiavo della "minoranza" del PD" scrive Carbone alludendo all'ipotesi che l'assise sia stata convocata più per rispondere agli ordini di scuderia dei "bersaniani" che per affrontare il tema importante dell'istruzione pubblica.
"Invece della riforma occupiamoci dello stato delle nostre scuole" sollecita il consigliere la cui posizione è condivisa anche da altri esponenti della minoranza mentre l'ex assessore all'ambiente Christian Divella si chiede che "fine ha fatto il consiglio monotematico sull'emergenza ambiente" chiesto molti mesi addietro.
Tesi condivisa, sebbene non esplicitamente, da pezzi importanti del Partito democratico cittadino. Ad avanzare l'ennesima nota discordante è ancora una volta il gruppo di Adesso Gravina che vede tra i suoi esponenti di primo piano l'ex assessore al bilancio Nicola Lagreca.
"La prossima settimana il nostro Consiglio Comunale è stato convocato per discutere una mozione sul d.d.l. La buona Scuola. Sottotitolo dell'ordine del giorno (firmato dal presidente Giacinto Lupoli) "La democrazia non è un privilegio" che suona già come conclusione di una decisione già presa altrove- sentenzia Nicola Lagreca sulla sua pagina Facebook - Appare quantomeno strana una convocazione della massima assise comunale che discuta di un disegno di legge ancora in itinere in Parlamento con migliaia di emendamenti da analizzare. Appare ancor più inopportuna alla luce del fatto che il premier Matteo Renzi in qualità di segretario nazionale del PD ha chiesto ai circoli territoriali di dibatterne e in più ha promosso una Conferenza Nazionale nei prossimi giorni nella quale tutti gli interessati potranno continuare a dare il proprio contributo. E infine appare quanto meno illogica alla luce della iniziativa pubblica già in programma per sabato 27 organizzata dal PD di Gravina su input di Adesso Gravina".
"Cui prodest ?" si chiede l'ex assessore citando Seneca.
Un messaggio ripreso da diversi protagonisti della sinistra cittadina a cui ha risposto il consigliere Mimmo Cardascia condividendo la mozione regionale contro il decreto la buona scuola: "Mi sono confrontato con la mia coscienza e con la costituzione. La mia posizione è conforme a quella della direzione regionale. In consiglio comunale non potrò che confermare tale posizione, ovvero che " la proposta con cui il Ministero non fa mistero della volontà di portare a termine un progetto di riforma che mai ha fatto parte delle nostre proposte programmatiche" riposta la mozione regionale.
"Un modello di scuola azienda – si legge nella mozione – in contrasto con l'idea di scuola quale comunità educante fondata sul principio della libertà di insegnamento, nell'ambito della quale il dirigente/ imprenditore decide le sorti dell'istituto: assume personale, ne definisce la quantità necessaria, lo mette in libertà, lo assegna – indipendentemente dalle classi di concorso – ne attribuisce meriti e quindi (per quanto irrisorio) concede premi di produttività, firma convenzioni con enti pubblici, enti privati e imprese, definisce contratti di apprendistato per i suoi studenti, pianifica programmi di alternanza scuola-lavoro, riceve donazioni vincolate al ripristino delle strutture scolastiche, definisce i piani di offerta formativa" continua il testo della mozione che impegna i parlamentari democratici a chiedere il ritiro della riforma.
Tesi evidentemente non condivise dalla parte renziana del Pd che ha convocato per il 27 giugno una conferenza cittadini a cui prenderanno parte esponenti politici, rappresentanti del mondo della scuola e cittadini comuni.
Un'iniziativa che, se possibile, rende ancor più profondo il solco delle divisioni tra le due anime del partito democratico. Divisioni che inevitabilmente si riversano sulla vita politica cittadina.
Sin dall'alba della protesta avviata dagli insegnati e dal personale scolastico, il primo cittadino Alesio Valente si è detto vicino alle ragioni degli insegnati che da mesi sono in agitazione, arrivando a sollecitare l'onorevole altamurana Liliana Ventricelli.
Ora la questione approda in consiglio comunale dove la maggioranza sarà chiamata ad approvare una delibera con cui sostanziale si sposano le tesi dei docenti che hanno sollevato una lunga serie di criticità.
L'iniziativa, però, a palazzo di città ha fatto storcere il naso a più d'uno.
Il primo a sollevare dei dubbi sulla "opportunità" di questo consiglio è Lorenzo Carbone, il dissidente del Gruppo misto che si chiede chi sarà il proponente dell'iniziativa e a chi sarà affidato il compito di spiegare la riforma e le eventuali obiezioni da approvare in aula. "La verità è che della scuola non frega nulla a nessuno se non agli insegnanti. La verità è che abbiamo un consiglio comunale schiavo della "minoranza" del PD" scrive Carbone alludendo all'ipotesi che l'assise sia stata convocata più per rispondere agli ordini di scuderia dei "bersaniani" che per affrontare il tema importante dell'istruzione pubblica.
"Invece della riforma occupiamoci dello stato delle nostre scuole" sollecita il consigliere la cui posizione è condivisa anche da altri esponenti della minoranza mentre l'ex assessore all'ambiente Christian Divella si chiede che "fine ha fatto il consiglio monotematico sull'emergenza ambiente" chiesto molti mesi addietro.
Tesi condivisa, sebbene non esplicitamente, da pezzi importanti del Partito democratico cittadino. Ad avanzare l'ennesima nota discordante è ancora una volta il gruppo di Adesso Gravina che vede tra i suoi esponenti di primo piano l'ex assessore al bilancio Nicola Lagreca.
"La prossima settimana il nostro Consiglio Comunale è stato convocato per discutere una mozione sul d.d.l. La buona Scuola. Sottotitolo dell'ordine del giorno (firmato dal presidente Giacinto Lupoli) "La democrazia non è un privilegio" che suona già come conclusione di una decisione già presa altrove- sentenzia Nicola Lagreca sulla sua pagina Facebook - Appare quantomeno strana una convocazione della massima assise comunale che discuta di un disegno di legge ancora in itinere in Parlamento con migliaia di emendamenti da analizzare. Appare ancor più inopportuna alla luce del fatto che il premier Matteo Renzi in qualità di segretario nazionale del PD ha chiesto ai circoli territoriali di dibatterne e in più ha promosso una Conferenza Nazionale nei prossimi giorni nella quale tutti gli interessati potranno continuare a dare il proprio contributo. E infine appare quanto meno illogica alla luce della iniziativa pubblica già in programma per sabato 27 organizzata dal PD di Gravina su input di Adesso Gravina".
"Cui prodest ?" si chiede l'ex assessore citando Seneca.
Un messaggio ripreso da diversi protagonisti della sinistra cittadina a cui ha risposto il consigliere Mimmo Cardascia condividendo la mozione regionale contro il decreto la buona scuola: "Mi sono confrontato con la mia coscienza e con la costituzione. La mia posizione è conforme a quella della direzione regionale. In consiglio comunale non potrò che confermare tale posizione, ovvero che " la proposta con cui il Ministero non fa mistero della volontà di portare a termine un progetto di riforma che mai ha fatto parte delle nostre proposte programmatiche" riposta la mozione regionale.
"Un modello di scuola azienda – si legge nella mozione – in contrasto con l'idea di scuola quale comunità educante fondata sul principio della libertà di insegnamento, nell'ambito della quale il dirigente/ imprenditore decide le sorti dell'istituto: assume personale, ne definisce la quantità necessaria, lo mette in libertà, lo assegna – indipendentemente dalle classi di concorso – ne attribuisce meriti e quindi (per quanto irrisorio) concede premi di produttività, firma convenzioni con enti pubblici, enti privati e imprese, definisce contratti di apprendistato per i suoi studenti, pianifica programmi di alternanza scuola-lavoro, riceve donazioni vincolate al ripristino delle strutture scolastiche, definisce i piani di offerta formativa" continua il testo della mozione che impegna i parlamentari democratici a chiedere il ritiro della riforma.
Tesi evidentemente non condivise dalla parte renziana del Pd che ha convocato per il 27 giugno una conferenza cittadini a cui prenderanno parte esponenti politici, rappresentanti del mondo della scuola e cittadini comuni.
Un'iniziativa che, se possibile, rende ancor più profondo il solco delle divisioni tra le due anime del partito democratico. Divisioni che inevitabilmente si riversano sulla vita politica cittadina.