La Compagnia Colpi di scena non ne sbaglia una!

L’intricato universo a due in scena al teatro Vida. I "Piccoli crimini coniugali" ammazzano la coppia che dorme

lunedì 28 febbraio 2011 10.20
A cura di Marina Dimattia
L'applauso finale è stato quello dei grandi eventi…un teatro nuovo, fatto di ribaltamenti di trama, climax improvvisi, momenti di forte passione, colpi di scena, che chi, se non l'omonima compagnia sarebbe stata in grado di offrire! Tre serate, quelle appena trascorse, all'insegna di "Piccoli Crimini Coniugali", la nuova fatica della compagnia teatrale Colpi di Scena: si è parlato di amore al teatro Vida e delle contraddittorie verità di questo sentimento.

Ma dietro un lavoro di bulino dell'intera "famighie d'fatue", (così come definisce l'intera compagnia, Michele Mindicini) a recitare questa volta solo due degli attori che normalmente siamo abituati a vedere sul palcoscenico: Elisabetta Rubini e Sergio Casareale. Chi poteva immaginare che 90 minuti nella esclusiva compagnia di Lisa e Gilles sarebbero stati così pieni, tappati senza fori dagli unici due protagonisti della scena? Sergio ed Elisabetta, soli nella "claustrofobia" di una stanza di appartamento, hanno interpretato una storia moderna che racconta di noi, delle nostre paure e della nostra pericolosità.
Marito e moglie, vivono come due carcerati nella stessa cella, il peso di 15 anni di matrimonio si fa sentire, ma ad "uccidere" la coppia che dorme, ad ammazzare gli estranei che marito e moglie sono diventati, un "piccolo" incidente domestico, in cui Gilles, finge di perdere completamente la memoria; di lì, tra sorprendenti scoperte, rancori, gelosie, fraintendimenti mai chiariti, prende il via un sottile e distruttivo gioco al massacro che spiana la strada per una verità inattesa. Un gioco in cui però la menzogna e la violenza saranno inaspettatamente vivificanti per la coppia.

Una sedicente amnesia quella interpretata alla perfezione da Sergio Casareale, il quale riesce facilmente a trasportare l'intero pubblico nel disorientamento e nella estraneità che egli prova nei confronti di quella casa, di quella donna. Una Elisabetta Rubini, nell'interpretazione di una donna fedele e gelosa, che non si risparmia nel dimostrare il senso di appartenenza al suo uomo, nella carne, nei ricordi, nei sogni, nelle speranze; un amore che fa male, ma malgrado tutto resiste. Scatti di gelosia, momenti di instabilità, ira e forte passione vestono Elisabetta di una fragilità femminile che resa con così tanta naturalezza riesce a sgranare gli occhi del pubblico.

A rendere a pieno l'inquietudine di una coppia intrappolata in un labirinto, un gioco di luci e suoni attentamente disposto dal regista Michele Mindicini. Brillante l'idea dello stesso regista di sfruttare la sinuosità di una mano che in estemporanea dipinge sullo sfondo, tratteggiando linee che seguono l'andamento della scena: quando la tensione tra Gilles e Lisa raggiunge i due massimi livelli, il malessere facilmente avvertito sulla scena, viene esacerbato da una mano che dipinge e che, se pure silenziosa e impercettibile, riesce a farsi notare dal pubblico.
Un teatro, quello a cui abbiamo assistito che ha avuto la capacità di farci diventare tutti, nessuno escluso, grazie ad uno spettacolo che ben poco di amatoriale ha dimostrato di avere.