Il teatro Vida si fa obitorio…
La compagnia teatrale "La bottega dei Rebardò" in scena con “Una volta nella vita”. Un plauso ai quattro attori protagonisti
mercoledì 23 novembre 2011
12.33
Nuovo weekend a teatro. Ad andare in scena "Una volta nella vita"… anche se non è la prima volta che il teatro Vida ospita una compagnia la cui esibizione risulta di gran lunga superiore alle aspettative del pubblico. Nessuna retorica, nessuna enfatizzazione.
Ma c'è un però. A differenza delle altre compagnie ospiti, questa volta abbiamo assistito sul palcoscenico gravinese, ad un quid pluris: i quattro protagonisti di una divertentissima e originale commedia di Gianni Clementi, a tratti surreale e grottesca, a tratti malinconica e riflessiva, sono stati assolutamente "paritari" nella recitazione e nella interpretazione dei rispettivi ruoli, pieni di energia e capaci di caratterizzare tutti in maniera impeccabile le colorite personalità insite nei rispettivi personaggi.
Difficile pensare che qualcuno abbia primeggiato, tutti hanno primeggiato su tutti. Una "uniformità" così marcata tra gli attori protagonisti in una compagnia teatrale, non aveva precedenti qui a Gravina.
Protagonisti di una trama che ha suscitato iniziali facce timorose da parte del pubblico, complice la suggestiva apertura della scena (obitorio), quattro defunti, che nel prosieguo faranno posto anche ad un quinto "collega". Per carità, dei morti vivaci, simpatici nelle loro differenze, parlanti e dall'umanità particolarmente eterogenea, ma pur sempre trapassati. Nella vita reale i protagonisti probabilmente non si sarebbero mai incontrati, o laddove il caso avesse voluto architettare un rendez-vous, si sarebbero sicuramente scannati a vicenda. Quella fatalità che è rappresentata dalla morte, ha però permesso un intrecciarsi di storie tra chi non sa, e vuole capire, tra chi crede, spera e viene disilluso…Con lo scorrere della commedia i personaggi si faranno conoscere, litigheranno, improvviseranno una seduta spiritica, tenteranno un furto, ma soprattutto avranno modo di riflettere sulla propria vita….e spaziando nei meandri dell'esistenza umana si può anche sorridere.
La messa in scena scorre molto piacevole e il finale non nasconde una speranza: riusciranno i protagonisti ad "evadere"? Riusciranno a fuggire da quel posto nel quale sono restii a pensare di essere "intrappolati"? Questo il pensiero costante dello spettatore. E quella fuga in realtà ci sarà. Una "fuga" sui generis però: ali al seguito, voleranno tutti in cielo.
Ma c'è un però. A differenza delle altre compagnie ospiti, questa volta abbiamo assistito sul palcoscenico gravinese, ad un quid pluris: i quattro protagonisti di una divertentissima e originale commedia di Gianni Clementi, a tratti surreale e grottesca, a tratti malinconica e riflessiva, sono stati assolutamente "paritari" nella recitazione e nella interpretazione dei rispettivi ruoli, pieni di energia e capaci di caratterizzare tutti in maniera impeccabile le colorite personalità insite nei rispettivi personaggi.
Difficile pensare che qualcuno abbia primeggiato, tutti hanno primeggiato su tutti. Una "uniformità" così marcata tra gli attori protagonisti in una compagnia teatrale, non aveva precedenti qui a Gravina.
Protagonisti di una trama che ha suscitato iniziali facce timorose da parte del pubblico, complice la suggestiva apertura della scena (obitorio), quattro defunti, che nel prosieguo faranno posto anche ad un quinto "collega". Per carità, dei morti vivaci, simpatici nelle loro differenze, parlanti e dall'umanità particolarmente eterogenea, ma pur sempre trapassati. Nella vita reale i protagonisti probabilmente non si sarebbero mai incontrati, o laddove il caso avesse voluto architettare un rendez-vous, si sarebbero sicuramente scannati a vicenda. Quella fatalità che è rappresentata dalla morte, ha però permesso un intrecciarsi di storie tra chi non sa, e vuole capire, tra chi crede, spera e viene disilluso…Con lo scorrere della commedia i personaggi si faranno conoscere, litigheranno, improvviseranno una seduta spiritica, tenteranno un furto, ma soprattutto avranno modo di riflettere sulla propria vita….e spaziando nei meandri dell'esistenza umana si può anche sorridere.
La messa in scena scorre molto piacevole e il finale non nasconde una speranza: riusciranno i protagonisti ad "evadere"? Riusciranno a fuggire da quel posto nel quale sono restii a pensare di essere "intrappolati"? Questo il pensiero costante dello spettatore. E quella fuga in realtà ci sarà. Una "fuga" sui generis però: ali al seguito, voleranno tutti in cielo.