La crisi del centrodestra

Nel Pdl in travaglio avanzano le nuove generazioni. Sallicati presidente di "Giovane Italia"

lunedì 11 giugno 2012 16.00
A cura di Gianpaolo Iacobini
"Una sconfitta cocente? E' un eufemismo. E' andata anche peggio: non riuscire a prendere neppure un consigliere è un risultato che non lascia spazio a dubbi o interpretazioni".

Difficile disconoscergli il pregio dell'onestà intellettuale. Quando commenta il risultato elettorale del suo partito e del centrodestra, che almeno a Gravina sono poi la stessa cosa, Leo Vicino non cerca attenuanti, ammesso che ne esistano. Coordinatore precario di un partito ancor più precario, che neppure un anno fa era il padrone della città ed ora è fuori finanche dal consiglio comunale, dopo le elezioni ha provato a lasciare quella carica che pesa sulle sue spalle come una croce. "La cosa buffa", racconta, "è che non essendo segretario non potevo neppure dimettermi: da cosa avrei dovuto dimettermi? Nei mesi passati mi era stato chiesto di svolgere il compito di portavoce. Dopo le elezioni mi sono detto disponibile a lasciarlo, ma il partito mi ha chiesto di restare".

Parole che valgono più d'ogni analisi e che lasciano intendere, chiaramente, come il centrodestra gravinese sia praticamente tornato all'anno zero: il Pdl s'è liquefatto, tenuto artificialmente in vita solo dai voti di Michele Lorusso e di qualche giovane di belle speranze come l'ex assessore Maria Sallicati. Poi più niente: il Movimento Schittulli s'è defilato dalla contesa, "La Puglia prima di tutto" ha fatto altrettanto, come del resto "Io Sud" e "Forza Sud" che dopo qualche comparsa al tavolo della coalizione hanno fatto perdere ogni traccia. "Il problema c'è, esiste", conferma Vicino, costretto dagli eventi e dalla ragion di stato ad essere il leader di un'entità politica che, se pure c'è, non si vede nè pesa sulla scena politica. "Certo, la riorganizzazione del Pdl, e più in generale del centrodestra", dice, "è questione che travalica i confini gravinesi, ma non si può negare che qui in Puglia vi siano delle anomalie di cui tener conto. Non a caso, nell'ultimo direttivo provinciale, abbiamo affrontato i temi organizzativi ma anche lo stato dei rapporti che, come il Movimento Schittulli, a Bari sono con noi al governo della Provincia ma poi in periferia praticano la politica delle mani libere".

Ci sarà molto da lavorare, allora, per rimettere in piedi il partito, la coalizione ed il progetto politico di un'area che, orfana dei suoi riferimenti tradizionali, s'è divisa tra l'astensionismo e le due metà del centrosinistra locale. "Costruire una nuova classe dirigente è ora il nostro obiettivo primario", chiosa Vicino, volando con la mente alle giovani leve del centrodestra gravinese: schiacciati dai notabili quando il Pdl e la coalizione erano balena bianca di governo, più liberi di muoversi e di maturare ora che il tempo dei cetacei è ormai alle spalle.

Nei mari della rigenerazione sguazza come anguilla l'irriducibile Maria Antonietta Sallicati, 23 anni una laurea in filosofia ed alle spalle una breve (e tempestosa) esperienza all'interno della giunta Divella. La pasionaria pidiellina neppure di fronte alla tempesta elettorale annunciata ha voluto abbandonare la nave battente bandiera berlusconiana ed è stata ripagata dai suoi elettori di un buon successo personale. Ora, per lei, è arrivato anche la carica di presidente del circolo cittadino di "Giovane Italia", ala giovanile del partito. "La Sallicati - scrive il coordinatore provinciale Francesco Perchinunno - ha dimostrato spirito di sacrificio e attaccamento al movimento. E' la persona giusta per rifondare il centrodestra".

Resta il dubbio: è davvero scoccata l'ora dei giovani nel partito che rischia di scendere dal predellino della politica per rinascere come araba fenice sotto nuove sembianze? Congressi e primarie, se e quando davvero ci saranno, chiariranno l'arcano e diranno se potrà essere vera gloria l'idea di una generazione che, con orgoglio e nonostante tutto, ha scelto per sè un motto impegnativo: "Noi crediamo".