“La rosa nera, il lato oscuro dell’amore"
Una mostra dibattito contro la violenza sulle donne.
domenica 29 settembre 2013
17.40
Una mostra, ancor di più un dibattito sulla violenza.
La violenza che si abbatte furiosa su quelle creature, che secondo un luogo comune, "non andrebbero sfiorate nemmeno con un fiore". Ed è proprio la rosa rossa, tradizionalmente, simbolo di passione a tingersi di nero. Perchè quando trae la sua linfa vitale dalla virulenza sia fisica che psicologica, il lato oscuro dell'amore si racconta sulle pagine di cronaca, con storie di donne alle quali viene tolto tutto, compresa la vita.
Dagli scatti in mostra, del fotografo gravinese Lorenzo Ciaccia e nei versi di Maria Delvecchio e Raffaella Iannetti, si possono rintracciare tante realtà di violenza, spesso forzatamente celata ma anche di speranza, di denuncia. E i racconti di Maria Dibattista e Rossana Calendano, fanno venire a galla l'eterno interrogativo: perchè accade tutto questo. Una risposta non c'è, ma lo scopo di iniziative di questo genere è quello di sensibilizzare, spronare la gente a capire senza giudicare: "Molte donne hanno paura di parlare perchè temono il giudizio della gente", spiega Angela Angellotti, curatrice della mostra, "la gente non deve far finta di non vedere, non deve tacciare le vittime di violenze come sgualdrine, deve imparare a badare ai fatti". E lo ribadisce Maria Giovanna Viggiano, psicologa dell'associazione "Arcipelago": "Bisogna prima di tutto essere informati, per vincere la paura e soprattutto non bisogna nascondersi dietro la vergogna che colpisce le vittime, il silenzio che non aiuta la razionalizzazione della situazione". E continua: "Ci si racconta che l'uomo è fatto in un certo modo e che bisogna capirlo, ma non c'è nulla da capire. La vittima o teme la reazione del suo persecutore oppure ha vergogna di essere caduta in una rete dalla quale è difficile uscire. E' fondamentale l'educazione, le vittime vanno aiutate a crescere per far capire loro che una relazione sana è fatta di reciprocità, complementarietà, è fatta di ascolto dell'altro".
E una storia atroce è quella che è stata raccontata da una donna quarantenne, intervistata dal vicequestore Pietro Battipede. La voce fuoricampo di Francesca (nome di fantasia n.d.r), ha accompagnato il pubblico, visibilmente emozionato, nell'incubo fatto di percosse e maltrattamenti che la donna ha subito sotto gli occhi dei figli. Violenze alle quali ha deciso di sottrarsi denunciando il suo carnefice: "Le istituzioni mi hanno aiutata tantissimo". E proprio Battipede parla di un progetto: "Vorrei scrivere un libro, raccontando la storia di Francesca. Il ricavato andrà devoluto ai suoi figli".
Una dichiarazione velatamente polemica è arrivata dal direttore della cooperativa sociale "Il Sipario" e consigliere di opposizione, Salvatore Angellotti: "E' un anno che cerco, nell'ambito della commissione ai servizi sociali di avanzare delle proposte, quali l'affiancamento di psicologi ed educatori ai servizi sociali, ho proposto delle borse lavoro da affidare alle donne sole e abbandonate, avremmo voluto creare anche uno spazio neutro nel quale permettere degli incontri in un ambiente neutro, tra genitori divorziati e figli". Angellotti aggiunge che nessuna di queste proposte ha trovato accoglimento negli ambienti di Palazzo di città. Il sindaco, Alesio Valente, dal canto suo, in apertura del dibattito ha dichiarato: "Le donne al meridione hanno paura di denunciare, poiché per un fattore culturale ritengono un dovere il fatto di dover nascondere". L'avvocato Angela Aliani, intervenuta ad illustrare nel dettaglio il provvedimento contro il femminicidio, specifica che alcune parti della normativa andrebbero modificate e inoltre afferma: "Ricordiamoci che ci sono anche molti uomini che subiscono delle violenze".
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 3 Ottobre, presso la chiesa dell' Annunziata. Un'esposizione che vuole essere una voce, un segnale, un messaggio contro l'omertà e il silenzio.
La violenza che si abbatte furiosa su quelle creature, che secondo un luogo comune, "non andrebbero sfiorate nemmeno con un fiore". Ed è proprio la rosa rossa, tradizionalmente, simbolo di passione a tingersi di nero. Perchè quando trae la sua linfa vitale dalla virulenza sia fisica che psicologica, il lato oscuro dell'amore si racconta sulle pagine di cronaca, con storie di donne alle quali viene tolto tutto, compresa la vita.
Dagli scatti in mostra, del fotografo gravinese Lorenzo Ciaccia e nei versi di Maria Delvecchio e Raffaella Iannetti, si possono rintracciare tante realtà di violenza, spesso forzatamente celata ma anche di speranza, di denuncia. E i racconti di Maria Dibattista e Rossana Calendano, fanno venire a galla l'eterno interrogativo: perchè accade tutto questo. Una risposta non c'è, ma lo scopo di iniziative di questo genere è quello di sensibilizzare, spronare la gente a capire senza giudicare: "Molte donne hanno paura di parlare perchè temono il giudizio della gente", spiega Angela Angellotti, curatrice della mostra, "la gente non deve far finta di non vedere, non deve tacciare le vittime di violenze come sgualdrine, deve imparare a badare ai fatti". E lo ribadisce Maria Giovanna Viggiano, psicologa dell'associazione "Arcipelago": "Bisogna prima di tutto essere informati, per vincere la paura e soprattutto non bisogna nascondersi dietro la vergogna che colpisce le vittime, il silenzio che non aiuta la razionalizzazione della situazione". E continua: "Ci si racconta che l'uomo è fatto in un certo modo e che bisogna capirlo, ma non c'è nulla da capire. La vittima o teme la reazione del suo persecutore oppure ha vergogna di essere caduta in una rete dalla quale è difficile uscire. E' fondamentale l'educazione, le vittime vanno aiutate a crescere per far capire loro che una relazione sana è fatta di reciprocità, complementarietà, è fatta di ascolto dell'altro".
E una storia atroce è quella che è stata raccontata da una donna quarantenne, intervistata dal vicequestore Pietro Battipede. La voce fuoricampo di Francesca (nome di fantasia n.d.r), ha accompagnato il pubblico, visibilmente emozionato, nell'incubo fatto di percosse e maltrattamenti che la donna ha subito sotto gli occhi dei figli. Violenze alle quali ha deciso di sottrarsi denunciando il suo carnefice: "Le istituzioni mi hanno aiutata tantissimo". E proprio Battipede parla di un progetto: "Vorrei scrivere un libro, raccontando la storia di Francesca. Il ricavato andrà devoluto ai suoi figli".
Una dichiarazione velatamente polemica è arrivata dal direttore della cooperativa sociale "Il Sipario" e consigliere di opposizione, Salvatore Angellotti: "E' un anno che cerco, nell'ambito della commissione ai servizi sociali di avanzare delle proposte, quali l'affiancamento di psicologi ed educatori ai servizi sociali, ho proposto delle borse lavoro da affidare alle donne sole e abbandonate, avremmo voluto creare anche uno spazio neutro nel quale permettere degli incontri in un ambiente neutro, tra genitori divorziati e figli". Angellotti aggiunge che nessuna di queste proposte ha trovato accoglimento negli ambienti di Palazzo di città. Il sindaco, Alesio Valente, dal canto suo, in apertura del dibattito ha dichiarato: "Le donne al meridione hanno paura di denunciare, poiché per un fattore culturale ritengono un dovere il fatto di dover nascondere". L'avvocato Angela Aliani, intervenuta ad illustrare nel dettaglio il provvedimento contro il femminicidio, specifica che alcune parti della normativa andrebbero modificate e inoltre afferma: "Ricordiamoci che ci sono anche molti uomini che subiscono delle violenze".
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 3 Ottobre, presso la chiesa dell' Annunziata. Un'esposizione che vuole essere una voce, un segnale, un messaggio contro l'omertà e il silenzio.