Malattie tumorali: si accende il dibattito
Gravina in cima alle classifiche regionali dei tumori all’apparato digerente
lunedì 31 ottobre 2011
11.27
I riflettori dell'opinione pubblica si accendono sui temi della salute. Accade infatti che nel dar conto dell'ipotizzato aumento delle patologie neoplastiche nel comprensorio dell'Alta Murgia, in città si scateni il dibattito. Finalmente. La provocazione coglie nel segno, anche se poche sono comunque le voci che prendono parte al confronto, pur se ognuna per esporre punti di vista meritevoli di attenzione: accanto a chi lamenta ingiustificati allarmismi, sta chi racconta le proprie esperienze personali. E non manca chi, citando l'atlante edito dall'Osservatorio epidemiologico regionale, contesta l'assunto dati alla mano, spiegando doversi ritenere nella media regionale il numero dei tumori gravinesi ed elevata rispetto alla norma la percentuale delle leucemie, ma soltanto ad Altamura. Ciascuno, insomma, offre dati che, strano a dirsi, racchiudono indiscutibili elementi di verità. Proprio come le notizie fonte del confronto. E ciò presumibilmente perché, in materia, una sola verità non esiste.
Spunti da un ragionamento. Si parte dall'atlante dell'Oer, che esamina i decessi verificatisi tra il 2000 ed il 2005. Ne vien fuori che, nel periodo considerato, con riferimento a tutti i tumori, la media gravinese non si discosta da quella regionale, con le donne colpite più degli uomini. Simili, anche se leggermente ritoccate verso l'alto, le cifre rinvenienti dai rapporti sullo stato della salute in Puglia, editi nel 2005 e nel 2006 dall'assessorato regionale alla sanità. Però, quando si passa all'analisi disgregata dei numeri, le sorprese non mancano. E sono negative: Gravina, infatti, si colloca ai vertici della classifica pugliese dei tumori all'apparato digerente. Secondo l'Oer, fissata a 100 la base d'incidenza regionale, la città del grano e del vino raggiunge e supera (tra gli uomini) quota 140 per i tumori maligni allo stomaco, si attesta a 130 per i tumori al fegato, supera livello 110 per i tumori al colon ed al pancreas. Non meglio va per le donne, che superano esse pure la media regionale nelle casistiche dei linfosarcomi e dei tumori ai reni ed alla pelle.
Dunque, tutto nella norma? Sì. O forse no. Nella seconda metà del decennio, tra il 2007 ed il 2008 ad avvertire l'esigenza di un'analisi dedicata al comprensorio di Gravina ed Altamura sono stati i ricercatori dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale, insieme ai colleghi dell'Oer e dell'Università di Bari. Risultato: gli studiosi avrebbero registrato (ad Altamura in misura maggiore rispetto a Gravina, che però nei fatti ha ormai in quello altamurano il presidio sanitario di riferimento) tassi standardizzati di ospedalizzazione per leucemia superiori alla media regionale. E smentita (come del resto mai affermata) una correlazione diretta con i campi elettromagnetici, concludevano suggerendo, a fronte "di una situazione suggestiva di un possibile anomalo incremento del rischio neoplastico, la cui consistenza ed il cui carattere non casuale va verificato con ulteriori approfondimenti, studi di carattere epidemiologico ed ambientale".
Una situazione con la quale non confligge oggi la richiesta legittima di chi auspica che si giudichi non sulla scorta delle sensazioni dei medici locali, ma di dati certi ed aggiornati. Gli unici al momento disponibili sarebbero quelli dell'Istat, o le stime dell'Osservatorio della salute. Per le quali in Puglia, negli ultimi anni, le malattie neoplastiche avrebbero subito un decremento, ma solo tra gli uomini, ed un parallelo incremento tra le donne. Per un'incidenza che, nel complesso, farebbe registrare annualmente (sia pur su scala regionale, non disponendosi ancora di dati disaggregati su base municipale) all'incirca tra i 340 ed i 370 nuovi casi di malattie tumorali ogni 10.000 abitanti.
Ed una mortalità che, sebbene in calo in termini percentuali anche per la miglior efficacia di cure e prevenzione, mieterebbe comunque più vittime in termini assoluti, in considerazione dell'aumento del numero dei malati.
La verità tutta intera ed una? Probabilmente, va ancora cercata. Anche per capire perché a Gravina vadano per la maggiore, rispetto al resto della Puglia, i tumori all'apparato digerente. Per una città che si prepara ad un nuovo appuntamento elettorale, trovare tempo anche per discutere di questioni come la salute pubblica è forse necessario: proseguire il dibattito in sede istituzionale e naturalmente medica e scientifica, a viso aperto, non sarebbe un'idea malvagia.
Spunti da un ragionamento. Si parte dall'atlante dell'Oer, che esamina i decessi verificatisi tra il 2000 ed il 2005. Ne vien fuori che, nel periodo considerato, con riferimento a tutti i tumori, la media gravinese non si discosta da quella regionale, con le donne colpite più degli uomini. Simili, anche se leggermente ritoccate verso l'alto, le cifre rinvenienti dai rapporti sullo stato della salute in Puglia, editi nel 2005 e nel 2006 dall'assessorato regionale alla sanità. Però, quando si passa all'analisi disgregata dei numeri, le sorprese non mancano. E sono negative: Gravina, infatti, si colloca ai vertici della classifica pugliese dei tumori all'apparato digerente. Secondo l'Oer, fissata a 100 la base d'incidenza regionale, la città del grano e del vino raggiunge e supera (tra gli uomini) quota 140 per i tumori maligni allo stomaco, si attesta a 130 per i tumori al fegato, supera livello 110 per i tumori al colon ed al pancreas. Non meglio va per le donne, che superano esse pure la media regionale nelle casistiche dei linfosarcomi e dei tumori ai reni ed alla pelle.
Dunque, tutto nella norma? Sì. O forse no. Nella seconda metà del decennio, tra il 2007 ed il 2008 ad avvertire l'esigenza di un'analisi dedicata al comprensorio di Gravina ed Altamura sono stati i ricercatori dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale, insieme ai colleghi dell'Oer e dell'Università di Bari. Risultato: gli studiosi avrebbero registrato (ad Altamura in misura maggiore rispetto a Gravina, che però nei fatti ha ormai in quello altamurano il presidio sanitario di riferimento) tassi standardizzati di ospedalizzazione per leucemia superiori alla media regionale. E smentita (come del resto mai affermata) una correlazione diretta con i campi elettromagnetici, concludevano suggerendo, a fronte "di una situazione suggestiva di un possibile anomalo incremento del rischio neoplastico, la cui consistenza ed il cui carattere non casuale va verificato con ulteriori approfondimenti, studi di carattere epidemiologico ed ambientale".
Una situazione con la quale non confligge oggi la richiesta legittima di chi auspica che si giudichi non sulla scorta delle sensazioni dei medici locali, ma di dati certi ed aggiornati. Gli unici al momento disponibili sarebbero quelli dell'Istat, o le stime dell'Osservatorio della salute. Per le quali in Puglia, negli ultimi anni, le malattie neoplastiche avrebbero subito un decremento, ma solo tra gli uomini, ed un parallelo incremento tra le donne. Per un'incidenza che, nel complesso, farebbe registrare annualmente (sia pur su scala regionale, non disponendosi ancora di dati disaggregati su base municipale) all'incirca tra i 340 ed i 370 nuovi casi di malattie tumorali ogni 10.000 abitanti.
Ed una mortalità che, sebbene in calo in termini percentuali anche per la miglior efficacia di cure e prevenzione, mieterebbe comunque più vittime in termini assoluti, in considerazione dell'aumento del numero dei malati.
La verità tutta intera ed una? Probabilmente, va ancora cercata. Anche per capire perché a Gravina vadano per la maggiore, rispetto al resto della Puglia, i tumori all'apparato digerente. Per una città che si prepara ad un nuovo appuntamento elettorale, trovare tempo anche per discutere di questioni come la salute pubblica è forse necessario: proseguire il dibattito in sede istituzionale e naturalmente medica e scientifica, a viso aperto, non sarebbe un'idea malvagia.