Monsignor Paciello: "Fiducia nella magistratura"

Il vescovo indagato con Nichi Vendola nell'inchiesta sul Miulli. Le accuse: concorso in peculato e abuso d'ufficio

sabato 14 aprile 2012 18.42
A cura di Gianpaolo Iacobini
"Siamo fiduciosi nell'operato della magistratura".

Monsignor Mario Paciello, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, affida ad una nota diramata dall'ufficio diocesano comunicazioni sociali il suo pensiero in merito all'inchiesta che lo vede indagato insieme al direttore dell'ospedale di Acquaviva, don Mimmo Laddaga; ad un funzionario amministrativo dello stesso nosocomio, Rocco Palmisano, ed al presidente della giunta regionale pugliese, Nichi Vendola. Coinvolti anche gli ex assessori regionali alla sanità Alberto Tedesco e Tommaso Fiore.

A carico del presule e di don Laddaga la Procura ipotizza l'accusa di concorso in peculato e abuso d'ufficio. L'inchiesta ruoterebbe attorno alla transazione da 45 milioni di euro (prima approvata dalla giunta regionale e poi revocata in via di autotutela) sottoscritta nel marzo del 2009 per definire consensualmente il contenzioso amministrativo nato dalla contesa sul diniego all'acceso ai fondi pubblici destinati all'edilizia sanitaria, opposto dalla Regione al Miulli. "La Diocesi, il presbiterio e numerosi fedeli - si fa sapere dalla Curia - hanno espresso al vescovo e a monsignor Laddaga la piena solidarietà e vicinanza per le vicende riguardanti l'ospedale Miulli, conoscendone l'abnegazione e trasparenza nell'operato che si compie in un'opera così importante dell'assistenza agli ammalati. Il vescovo e don Mimmo ringraziano quanti si sono adoperati in vario modo per esprimere vicinanza, fiduciosi nell'operato della magistratura".

Dal canto suo, don Laddaga qualcosa in più aggiunge in un'intervista rilasciata alla Gazzetta del Mezzogiorno. "Nel 2008 - ha spiegato il prelato - insieme agli altri ospedali ecclesiastici pugliesi abbiamo chiesto alla Regione di rivedere le tariffe. Non avendo ricevuto risposta, abbiamo avviato un contenzioso presso il Tar, che si è interrotto firmando la transazione: la Regione interveniva per ripianare parte dei debiti. Poi la transazione è stata ritirata. Quindi siamo tornati davanti ai giudici. Abbiamo tre ordinanze e una sentenza del Tar, e due ordinanze del Consiglio di Stato che ci hanno dato ragione. Ora siamo in attesa della decisione definitiva del Consiglio di Stato. Nell'ultimo provvedimento emesso a nostro favore c'è un passaggio illuminante: non si può rischiare di far fallire un ospedale indispensabile per il servizio sanitario regionale. Dunque i 45 milioni di anticipi che abbiamo ricevuto finora ce li hanno dati i giudici, non la Regione".

Diversa, tuttavia, l'opinione della Procura: gli inquirenti sarebbero infatti del parere che la Regione non avesse titolo a impegnare i famosi (e ormai famigerati) 45 milioni. Sul tema, però, almeno stando alle indiscrezioni, differenti sarebbero i punti di vista dei magistrati titolari del fascicolo. Proprio questa circostanza avrebbe portato chi indaga a richiedere la proroga delle indagini preliminari, facendo così emergere l'esistenza dell'inchiesta.

Sull'istanza di proroga deciderà nei prossimi giorni il Gip.