Morte Pepe: la vedova scrive a Emiliano, alla Procura e al sindaco
La famiglia vuole capire le cause dell'accaduto. Sotto accusa i tempi del soccorso
mercoledì 26 agosto 2020
10.11
Non c'è pace per la famiglia di Piero Pepe, lo sfortunato cicloamatore, morto per un incidente avvenuto nel sottopasso di Corso Di Vittorio a Gravina. Tanti ancora gli interrogativi posti dalla famiglia Pepe, che al momento non hanno ancora trovato risposta.
Circostanza che ha convinto la moglie di Piero, Lucia Loglisci, a scrivere una lettera al Presidente Emiliano per avere risposte. Sotto accusa, nella missiva inviata anche alla Procura della Repubblica e al sindaco Valente, ci sarebbero i soccorsi ritenuti "tardivi" dalla famiglia, che intende andare fino in fondo alla faccenda, indagando su una morte ritenuta, sotto certi versi, assurda.
Di seguito il contenuto della lettera scritta dalla signora Lucia:
"Mio marito Pepe Pietro è morto a seguito di un incidente avvenuto il 20 luglio scorso, alle 21,00 nel sottovia Madonna delle Grazie a Gravina in Puglia, alla guida della sua bicicletta. Nessuno sa cosa è successo, eppure era presente tantissima gente, certamente non è stata la sua inesperienza in sella a provocare quel trauma cranico così violento. Lui era un ciclista! Lui era un motociclista! La famiglia, gli amici e tutti i cari di Piero ribadiscono il suo essere attento, responsabile ed esperto in questo sport. I carabinieri si sono messi subito a lavoro, il giorno dopo l'incidente si sono recati sul posto ma purtroppo non ci sono telecamere nelle vicinanze che possano aiutare a capire. Non vogliamo un colpevole, non vogliamo punire nessuno, vogliamo solo sapere cosa è successo davvero per andare avanti e per farcene una ragione.
A tutto ciò si somma i ritardi dei soccorsi da parte del 118: 15 minuti di chiamate senza risposte, effettuate dalla gente presente e perfino dei Carabinieri, che solo alle 21.15 trovano una voce! Solo 40 minuti dopo l'incidente c'è stato l'arrivo dell'ambulanza, senza medici i quali arrivano dopo altri 5 minuti! Non ci sono parole per definire questo ritardo! Non è possibile tenere a terra per 45 minuti un uomo che perde molto sangue e agonizzante.
Tutto ciò premesso
Si chiede
Al presidente dott. Michele Emiliano, nella sua qualità di assessore alla sanità, di aprire un indagine interna per verificare le responsabilità e le cause che hanno determinato tale ritardo dei soccorsi del 118;
Al sindaco di Gravina in Puglia di farsi portavoce e garante dei diritti di noi cittadini ad avere un soccorso tempestivo in caso di necessità, oltre ad adoperarsi per un città con più aree ciclabili, sicure per i ciclisti e non strade piene di inside e pericoli per gli stessi;
Alla Procura della Repubblica di Bari di verificare le responsabilità dei ritardi, anche sotto l'aspetto penale, di essere ascoltata oltre a provvedere ad ascoltare tutti coloro che erano presente sul luogo dei fatti atteso le discordanze delle versioni che sono pervenute. In particolare verificare se è stato proprio un incidente, oppure c'è dell'altro, magari un pirata della strada o chissà che, nella dinamica che ha fatto battere così forte la testa a Pietro da farlo rimanere in coma per quattro giorni, prima del decesso.
Fiduciosa in un riscontro si saluta cordialmente e si resta in attesa di riscontro nella speranza di avere risposte chiare ed esaustive.
Loglisci Lucia (vedova Pepe Pietro)
Circostanza che ha convinto la moglie di Piero, Lucia Loglisci, a scrivere una lettera al Presidente Emiliano per avere risposte. Sotto accusa, nella missiva inviata anche alla Procura della Repubblica e al sindaco Valente, ci sarebbero i soccorsi ritenuti "tardivi" dalla famiglia, che intende andare fino in fondo alla faccenda, indagando su una morte ritenuta, sotto certi versi, assurda.
Di seguito il contenuto della lettera scritta dalla signora Lucia:
"Mio marito Pepe Pietro è morto a seguito di un incidente avvenuto il 20 luglio scorso, alle 21,00 nel sottovia Madonna delle Grazie a Gravina in Puglia, alla guida della sua bicicletta. Nessuno sa cosa è successo, eppure era presente tantissima gente, certamente non è stata la sua inesperienza in sella a provocare quel trauma cranico così violento. Lui era un ciclista! Lui era un motociclista! La famiglia, gli amici e tutti i cari di Piero ribadiscono il suo essere attento, responsabile ed esperto in questo sport. I carabinieri si sono messi subito a lavoro, il giorno dopo l'incidente si sono recati sul posto ma purtroppo non ci sono telecamere nelle vicinanze che possano aiutare a capire. Non vogliamo un colpevole, non vogliamo punire nessuno, vogliamo solo sapere cosa è successo davvero per andare avanti e per farcene una ragione.
A tutto ciò si somma i ritardi dei soccorsi da parte del 118: 15 minuti di chiamate senza risposte, effettuate dalla gente presente e perfino dei Carabinieri, che solo alle 21.15 trovano una voce! Solo 40 minuti dopo l'incidente c'è stato l'arrivo dell'ambulanza, senza medici i quali arrivano dopo altri 5 minuti! Non ci sono parole per definire questo ritardo! Non è possibile tenere a terra per 45 minuti un uomo che perde molto sangue e agonizzante.
Tutto ciò premesso
Si chiede
Al presidente dott. Michele Emiliano, nella sua qualità di assessore alla sanità, di aprire un indagine interna per verificare le responsabilità e le cause che hanno determinato tale ritardo dei soccorsi del 118;
Al sindaco di Gravina in Puglia di farsi portavoce e garante dei diritti di noi cittadini ad avere un soccorso tempestivo in caso di necessità, oltre ad adoperarsi per un città con più aree ciclabili, sicure per i ciclisti e non strade piene di inside e pericoli per gli stessi;
Alla Procura della Repubblica di Bari di verificare le responsabilità dei ritardi, anche sotto l'aspetto penale, di essere ascoltata oltre a provvedere ad ascoltare tutti coloro che erano presente sul luogo dei fatti atteso le discordanze delle versioni che sono pervenute. In particolare verificare se è stato proprio un incidente, oppure c'è dell'altro, magari un pirata della strada o chissà che, nella dinamica che ha fatto battere così forte la testa a Pietro da farlo rimanere in coma per quattro giorni, prima del decesso.
Fiduciosa in un riscontro si saluta cordialmente e si resta in attesa di riscontro nella speranza di avere risposte chiare ed esaustive.
Loglisci Lucia (vedova Pepe Pietro)