“Non ti pago”
La commedia di De Filippo al teatro Vida. A metterla in scena la compagnia amatoriale "Quelli del cactus"
lunedì 16 gennaio 2012
13.05
I morti tornano per aiutare i vivi attraverso i numeri dati in sogno nella commedia di E. De Filippo "Non ti pago". La superstizione, i sogni, la possibilità di sbarcare il lunario con un colpo di fortuna al gioco del lotto sono gli aspetti che caratterizzano la Napoli De Filippiana.
Tutta la commedia, infatti, ruota attorno al gioco del lotto ed a contrasti a non finire, tra malintesi e colpi di scena con moglie, figlia, collaboratori domestici, prete e avvocato, fino a giungere ad una conclusione a lieto fine.
Al centro della storia è Ferdinando Quagliolo, gestore di un banco del lotto, giocatore incallito e inesorabilmente sfortunato. Non è così per Mario Bertolini, suo dipendente, che ama, riamato la figlia di lui, Stella. Infatti, non trascorre giorno che l'uomo non riceva nel sonno numeri fortunati e vincenti, che naturalmente non trascura di giocare. Il colmo si verifica quando l'impiegato vince una forte somma con una quaterna datagli in sogno proprio dal padre del suo futuro suocero. Don Ferdinando è esasperato da questa situazione e, geloso e invidioso non accetta che il padre abbia dato i numeri a quel Mario che ancora non fa parte della famiglia e che lui non vuole come genero. Accecato dall'invidia, ma fermamente convinto delle sue idee, Don Ferdinando si rivolge prima alla legge degli uomini (con l'avvocato Strumillo), quindi alla legge di Dio (con il parroco Don Raffaele), cercando invano alleati.
"Non ti pago!" gli urla inferocito, "O bilietto E' mio! Manco nu squadrone 'e cavalleria m'o leva dint' a sacca. T''o viene a piglia' 'ncopp' 'o Tribunale". Si rifiuta assolutamente di pagare la vincita, tiene in consegna la cartella, affermando che quello del defunto padre è stato solo un errore di persona...
Egregiamente messa in scena dalla compagnia teatrale "Quelli del cactus", la commedia ha riscosso grande consenso da parte di una platea numerosa e più calorosa che mai. Una recitazione, quella dell'intera compagnia, impeccabile ed incisiva. Alla regia di Michele Vitale va anche il merito del successo.
Tutta la commedia, infatti, ruota attorno al gioco del lotto ed a contrasti a non finire, tra malintesi e colpi di scena con moglie, figlia, collaboratori domestici, prete e avvocato, fino a giungere ad una conclusione a lieto fine.
Al centro della storia è Ferdinando Quagliolo, gestore di un banco del lotto, giocatore incallito e inesorabilmente sfortunato. Non è così per Mario Bertolini, suo dipendente, che ama, riamato la figlia di lui, Stella. Infatti, non trascorre giorno che l'uomo non riceva nel sonno numeri fortunati e vincenti, che naturalmente non trascura di giocare. Il colmo si verifica quando l'impiegato vince una forte somma con una quaterna datagli in sogno proprio dal padre del suo futuro suocero. Don Ferdinando è esasperato da questa situazione e, geloso e invidioso non accetta che il padre abbia dato i numeri a quel Mario che ancora non fa parte della famiglia e che lui non vuole come genero. Accecato dall'invidia, ma fermamente convinto delle sue idee, Don Ferdinando si rivolge prima alla legge degli uomini (con l'avvocato Strumillo), quindi alla legge di Dio (con il parroco Don Raffaele), cercando invano alleati.
"Non ti pago!" gli urla inferocito, "O bilietto E' mio! Manco nu squadrone 'e cavalleria m'o leva dint' a sacca. T''o viene a piglia' 'ncopp' 'o Tribunale". Si rifiuta assolutamente di pagare la vincita, tiene in consegna la cartella, affermando che quello del defunto padre è stato solo un errore di persona...
Egregiamente messa in scena dalla compagnia teatrale "Quelli del cactus", la commedia ha riscosso grande consenso da parte di una platea numerosa e più calorosa che mai. Una recitazione, quella dell'intera compagnia, impeccabile ed incisiva. Alla regia di Michele Vitale va anche il merito del successo.