Nucleare, pochi giorni alla pubblicazione della Carta
Enti locali in attesa mentre sorgono dubbi dalla Commissione parlamentare sui rifiuti
mercoledì 19 agosto 2015
Il 20 agosto i Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente rilasceranno il nulla osta alla pubblicazione della CNAPI. Dopo potremo sapere se l'Alta Murgia è finita nell'elenco delle zone potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti nucleari.
I dettagli del lavoro svolto da Ispra, l'istituto che ha definito criteri e parametri per l'individuazione delle aree idonee e da Sogin, la società che ha condotto lo studio, emergono in una nota informativa pubblicata sul sito dell'Ispra e riguardante l'audizione del 30 luglio scorso del Direttore Generale Ispra, Stefano Laporta, presso la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad essi correlati.
Uno dei dati più significativi che emerge dalla relazione riguarda la quantità di rifiuti nucleari disseminati in tutto il territorio nazionale. "Pur non essendovi centrali nucleari in funzione – scrive Laporta - in Italia è presente un quantitativo non trascurabile di rifiuti radioattivi, generati nel corso del pregresso programma nucleare nell'ambito del quale sono state messe in funzione centrali elettronucleari, impianti del ciclo del combustibile, centri di ricerca".
A questi, come meglio precisato di seguito, si aggiungono i rifiuti prodotti dalle attività connesse agli impieghi delle sorgenti di radiazioni in campo medico, industriale e di ricerca. "È in particolare il settore della sanità, nel quale vengono impiegati radiofarmaci a fini diagnostici e terapeutici, a dar luogo a una produzione limitata ma non trascurabile di rifiuti radioattivi". Secondo le stime del 2013 attualmente sul territorio nazionale ci sarebbero circa 30.025 m3 di rifiuti. A questi si aggiungeranno, nel prossimo futuro, quelli che saranno generati dallo smantellamento delle installazioni nucleari, stimabili in alcune decine di migliaia di m3. Tutte scorie che vanno messe in sicurezza a seconda della tipologia di radiattività e che finiranno come rifiuti radioattivi a bassa e media attività nel Deposito nazionale.
"L'importanza che il nostro Paese si doti di una struttura centralizzata per la definitiva messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi non deriva soltanto dall'obbligo di soddisfare quanto previsto dalla Direttiva europea secondo cui anche il nostro paese deve definire ed attuare una strategia di gestione dei rifiuti radioattivi ma dal dovere di tutela delle presenti e future generazioni, non lasciando a queste ultime un pesante e complesso onere di gestione" rimarca Laporta dinanzi alla Commissione parlamentare.
Completata la lunga procedura, sintetizzata in una schema riassuntivo e messo disposizione dei cittadini, e con la pubblicazione della carta, si apre ora la fase più delicata della vicenda ovvero quella che comprende i saggi e le trattative sul territorio nazionale con gli enti locali e le popolazioni di riferimento.
120 giorni dalla pubblicazione della Carta sono a disposizione degli enti locali per eventuali osservazioni, al termine di questa fase la Sogin darà vita al seminario nazionale ed entro 90 giorni presenterà la Carta aggiornata e definitiva. Ai due Ministeri competenti, 60 giorni di tempo per acquisire il parere definitivo dell'Ispra e approvare in via definitiva la carta delle aree idonee con l'individuazione della località prescelta ad ospitare il sito delle scorie nucleari. Se tutto filerà liscio entro aprile 2016 sapremo se l'Alta Murgia avrà scampato il pericolo di ospitare il sito nazionale per il deposito delle scorie nucleari.
Intanto dalla relazione della commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti che sarà pubblicata nel mese di settembre sul sito della Camera emergono dettagli non trascurabili sulla vicenda del nucleare. Come rivelato da "Il fatto quotidiano" il presidente della commissione parlamentare, Alessandro Bratti, proprio su impulso di Laporta ha evidenziato che le decisioni sulla Cnapi sono state affidate a Ispra, l'istituto che a cui sono attribuiti "in via transitoria, le funzioni e i compiti di autorità di regolamentazione competente per la sicurezza nucleare e la radioprotezione delle installazioni nucleari e delle attività d'impiego delle sorgenti di radiazioni ionizzanti. All'ISPRA sono pertanto attribuiti anche i compiti di controllo in merito al processo di localizzazione del Deposito nazionale" nonostante da decreto non sia l'organo deputato a prendere simili decisioni dato che nel 2014 il Governo ha dato vita al ISIN "Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione" attivo al momento solo sulla carta. Altra criticità evidenziata nella relazione riguarda la ''debolezza del sistema istituzionale di controllo del settore del nucleare''.
In pratica sul futuro nucleare del Paese sta decidendo un "supplente" a cui non sono stati dati tutti gli elementi necessari per fare le opportune valutazioni.
La questione a settembre arriverà in Parlamento e si spera che con la discussione in Aula arriveranno anche le risposte.
I dettagli del lavoro svolto da Ispra, l'istituto che ha definito criteri e parametri per l'individuazione delle aree idonee e da Sogin, la società che ha condotto lo studio, emergono in una nota informativa pubblicata sul sito dell'Ispra e riguardante l'audizione del 30 luglio scorso del Direttore Generale Ispra, Stefano Laporta, presso la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad essi correlati.
Uno dei dati più significativi che emerge dalla relazione riguarda la quantità di rifiuti nucleari disseminati in tutto il territorio nazionale. "Pur non essendovi centrali nucleari in funzione – scrive Laporta - in Italia è presente un quantitativo non trascurabile di rifiuti radioattivi, generati nel corso del pregresso programma nucleare nell'ambito del quale sono state messe in funzione centrali elettronucleari, impianti del ciclo del combustibile, centri di ricerca".
A questi, come meglio precisato di seguito, si aggiungono i rifiuti prodotti dalle attività connesse agli impieghi delle sorgenti di radiazioni in campo medico, industriale e di ricerca. "È in particolare il settore della sanità, nel quale vengono impiegati radiofarmaci a fini diagnostici e terapeutici, a dar luogo a una produzione limitata ma non trascurabile di rifiuti radioattivi". Secondo le stime del 2013 attualmente sul territorio nazionale ci sarebbero circa 30.025 m3 di rifiuti. A questi si aggiungeranno, nel prossimo futuro, quelli che saranno generati dallo smantellamento delle installazioni nucleari, stimabili in alcune decine di migliaia di m3. Tutte scorie che vanno messe in sicurezza a seconda della tipologia di radiattività e che finiranno come rifiuti radioattivi a bassa e media attività nel Deposito nazionale.
"L'importanza che il nostro Paese si doti di una struttura centralizzata per la definitiva messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi non deriva soltanto dall'obbligo di soddisfare quanto previsto dalla Direttiva europea secondo cui anche il nostro paese deve definire ed attuare una strategia di gestione dei rifiuti radioattivi ma dal dovere di tutela delle presenti e future generazioni, non lasciando a queste ultime un pesante e complesso onere di gestione" rimarca Laporta dinanzi alla Commissione parlamentare.
Completata la lunga procedura, sintetizzata in una schema riassuntivo e messo disposizione dei cittadini, e con la pubblicazione della carta, si apre ora la fase più delicata della vicenda ovvero quella che comprende i saggi e le trattative sul territorio nazionale con gli enti locali e le popolazioni di riferimento.
120 giorni dalla pubblicazione della Carta sono a disposizione degli enti locali per eventuali osservazioni, al termine di questa fase la Sogin darà vita al seminario nazionale ed entro 90 giorni presenterà la Carta aggiornata e definitiva. Ai due Ministeri competenti, 60 giorni di tempo per acquisire il parere definitivo dell'Ispra e approvare in via definitiva la carta delle aree idonee con l'individuazione della località prescelta ad ospitare il sito delle scorie nucleari. Se tutto filerà liscio entro aprile 2016 sapremo se l'Alta Murgia avrà scampato il pericolo di ospitare il sito nazionale per il deposito delle scorie nucleari.
Intanto dalla relazione della commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti che sarà pubblicata nel mese di settembre sul sito della Camera emergono dettagli non trascurabili sulla vicenda del nucleare. Come rivelato da "Il fatto quotidiano" il presidente della commissione parlamentare, Alessandro Bratti, proprio su impulso di Laporta ha evidenziato che le decisioni sulla Cnapi sono state affidate a Ispra, l'istituto che a cui sono attribuiti "in via transitoria, le funzioni e i compiti di autorità di regolamentazione competente per la sicurezza nucleare e la radioprotezione delle installazioni nucleari e delle attività d'impiego delle sorgenti di radiazioni ionizzanti. All'ISPRA sono pertanto attribuiti anche i compiti di controllo in merito al processo di localizzazione del Deposito nazionale" nonostante da decreto non sia l'organo deputato a prendere simili decisioni dato che nel 2014 il Governo ha dato vita al ISIN "Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione" attivo al momento solo sulla carta. Altra criticità evidenziata nella relazione riguarda la ''debolezza del sistema istituzionale di controllo del settore del nucleare''.
In pratica sul futuro nucleare del Paese sta decidendo un "supplente" a cui non sono stati dati tutti gli elementi necessari per fare le opportune valutazioni.
La questione a settembre arriverà in Parlamento e si spera che con la discussione in Aula arriveranno anche le risposte.