Omicidio Albergo: gli arrestati
Ordinanze custodiali per Vincenzo Matera e Roberto Quarto. Manette anche per Lucia Mangione. Indaga la Dda.
sabato 27 aprile 2013
16.10
Si chiude il cerchio attorno ai presunti esecutori dell'omicidio di Mario Albergo, il sorvegliato speciale ucciso a colpi di pistola sotto casa, a Gravina, in via Guida, la sera del 13 novembre 2012.
Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Bari, ad ammazzare "Mario l'altamurano" sarebbero stati due giovani del luogo: Roberto Quarto e Vincenzo Matera. Entrambi, accusati di concorso in omicidio, sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip distrettuale su richiesta della Procura antimafia. I provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti nella mattinata di venerdì dai Carabinieri del Reparto operativo speciale, gli stessi che negli ultimi mesi hanno condotto le indagini, ai fini delle quali decisive si sarebbero rivelate le immagini immagazzinate nelle memorie delle tante telecamere di sorveglianza posizionate nei pressi del luogo del delitto, acquisite dagli investigatori già nelle ore immediatamente successive all'agguato mortale.
Matera (figlio di Nicola, ucciso per futili motivi al culmine di una lite poche settimane prima del delitto di via Guida), s'è visto notificare l'ordinanza custodiale in cella, essendo già detenuto perchè di recente condannato in primo grado a 4 anni dopo essere stato trovato in possesso, a fine dicembre, insieme ad un altro giovane, di un fucile mitragliatore kalashnykov di fabbricazione cinese, completo di due caricatori contenenti complessivamente 60 cartucce calibro 7.62.
Nell'inchiesta, confermano fonti investigative, sarebbe coinvolta anche la madre di Matera, Lucia Mangione, ella pure tratta in arresto, ma con l'accusa di detenzione illegale di arma comune: la pistola calibro 7.65 usata per portare a termine l'omicidio (non ancora ritrovata) sarebbe stata da lei custodita e poi affidata al figlio. Questo almeno ritengono gli inquirenti, ora impegnati a verificare attraverso quali canali l'arma fosse entrata nella disponibilità della donna. Pochi i dettagli trapelati sul movente del fatto di sangue che, s'apprende, potrebbe essere maturato in ordine ad un regolamento di conti per il controllo di traffici illeciti.
Da segnalare in coda: al momento dell'esecuzione delle misure cautelari, nell'abitazione di Quarto, sottoposta a perquisizione, sono stati rinvenuti e sequestrati circa 700 grammi di marijuana e attrezzatura per il peso e il confezionamento di droga.
Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Bari, ad ammazzare "Mario l'altamurano" sarebbero stati due giovani del luogo: Roberto Quarto e Vincenzo Matera. Entrambi, accusati di concorso in omicidio, sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip distrettuale su richiesta della Procura antimafia. I provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti nella mattinata di venerdì dai Carabinieri del Reparto operativo speciale, gli stessi che negli ultimi mesi hanno condotto le indagini, ai fini delle quali decisive si sarebbero rivelate le immagini immagazzinate nelle memorie delle tante telecamere di sorveglianza posizionate nei pressi del luogo del delitto, acquisite dagli investigatori già nelle ore immediatamente successive all'agguato mortale.
Matera (figlio di Nicola, ucciso per futili motivi al culmine di una lite poche settimane prima del delitto di via Guida), s'è visto notificare l'ordinanza custodiale in cella, essendo già detenuto perchè di recente condannato in primo grado a 4 anni dopo essere stato trovato in possesso, a fine dicembre, insieme ad un altro giovane, di un fucile mitragliatore kalashnykov di fabbricazione cinese, completo di due caricatori contenenti complessivamente 60 cartucce calibro 7.62.
Nell'inchiesta, confermano fonti investigative, sarebbe coinvolta anche la madre di Matera, Lucia Mangione, ella pure tratta in arresto, ma con l'accusa di detenzione illegale di arma comune: la pistola calibro 7.65 usata per portare a termine l'omicidio (non ancora ritrovata) sarebbe stata da lei custodita e poi affidata al figlio. Questo almeno ritengono gli inquirenti, ora impegnati a verificare attraverso quali canali l'arma fosse entrata nella disponibilità della donna. Pochi i dettagli trapelati sul movente del fatto di sangue che, s'apprende, potrebbe essere maturato in ordine ad un regolamento di conti per il controllo di traffici illeciti.
Da segnalare in coda: al momento dell'esecuzione delle misure cautelari, nell'abitazione di Quarto, sottoposta a perquisizione, sono stati rinvenuti e sequestrati circa 700 grammi di marijuana e attrezzatura per il peso e il confezionamento di droga.