Ottavio Missoni: il genio dei colori
Simbolo del made in italy che ha fatto scuola. E che ha insegnato lo stile al resto del mondo.
sabato 1 giugno 2013
11.12
Commozione e tanti colori (i suoi) ai funerali di Ottavio Missoni. Lo stilista si è spento all'età di 92 anni nella sua casa di Sumirago. Chi frequenta la famiglia Missoni dice che dopo la tragedia che ha colpito il figlio Vittorio, scomparso il 4 gennaio a "Los Roques" in Venezuela, in circostanze ancora misteriose, non si sia più ripreso. Ad omaggiarlo parenti, dipendenti e amici. Tanti i colleghi stilisti presenti nella Basilica di Santa Maria Assunta a Gallarate per l'ultimo saluto ad Ottavio "Tai" Missoni. Donatella Versace, nel ricordarlo, dice di lui: "La sua eredità è tutto. Lui era la moda". Carla Sozzani, direttrice di Vogue Italia, lo descrive così: "Il fondatore del Made in Italy. Più di così cos'altro poteva fare".
Nato nel 1921 a Ragusa, all'età di sei anni si trasferisce a Zara, dove trascorre l'intera sua giovinezza. Qui, divide il suo tempo tra lo studio e l'atletica leggera. Inizia l'attività agonistica: nel 1937 veste per la prima volta la maglia azzurra (specialità 400 metri ad ostacoli). Non ha mai abbandonato la passione per lo sport, continuando a gareggiare anche quando non era più giovanissimo.
Nell'aprile del 1953, Ottavio sposa Rosita Jelmini, la cui famiglia possiede una fabbrica di scialli e tessuti ricamati in provincia di Varese (nel frattempo Missoni aveva aperto a Trieste, in società con l'amico Giorgio Oberweger, un laboratorio specializzato in capi sportivi di lana; gli stessi indossati dal team italiano durante i giochi olimpici del 1948 a Londra). Con la moglie decide di avviare una propria attività (prima a Gallarate, poi a Sumirago, ancora oggi quartier generale dei Missoni). Passano pochi anni (intanto nasce il loro primo figlio Vittorio, poi Luca e Angela), e gli abiti Missoni iniziano ad apparire sulle prime riviste di moda.
Ottavio e sua moglie decidono quindi di utilizzare la macchina da cucito Rachel (fino ad allora impiegata esclusivamente nella lavorazione degli scialli) per la creazione di vestiti, così da risultare colorati e leggeri. Un'idea innovativa che decreta quasi subito il successo commerciale della linea di abiti da loro realizzata.
Nel 1966, ha luogo la prima sfilata: è un trionfo. Un anno dopo, i Missoni sono presenti per la prima volta a Palazzo Pitti a Firenze. Il successo varca i confini italiani: la rivista statunitense Woman's Wear Daily dedica loro un intero servizio, mentre i celeberrimi magazzini Bloomingdale's di New York aprono al loro interno la prima (ne seguiranno altre) boutique americana di Missoni. Il New York Times arriva a dire: "E' quanto farebbe Chanel se fosse ancora viva, giovane e al lavoro in Italia".
Il loro stile va definendosi, caratterizzando tutti i loro capi: ciò che gli americani chiamano "put together" (letteralmente "mettere insieme"). Ottavio presenta a Cortina una collezione dei suoi "patchwork", ed i giornali incominciano a paragonare le sue composizioni cromatiche (oggi famose in tutto il mondo) a delle vere e proprie opere d'arte contemporanea. Nel 1973, i Missoni ricevono a Dallas il prestigioso Neiman Marcus Fashion Award (l'equivalente premio Oscar della moda). E' solo il primo di una lunga serie di riconoscimenti, nazionali ed internazionali. Tre anni dopo, viene aperto il primo negozio Missoni a Milano. Nel 1983, Ottavio mostra interesse anche per altri progetti,realizzando i costumi di scena per la prima della Scala di quell'anno, la Lucia di Lammermoor; qualche anno dopo, viene insignito dell'onorificenza di Commendatore della Repubblica. Nel 2003, in occasione dei 50 anni della maison, vengono allestite due mostre, una a Milano ed una a Tokyo. Lo stilista dichiarava di sé: "Non compro abiti firmati, mi metto quello che mi piace. Quando sono stato invitato al Quirinale mi serviva uno smoking. Non producendo io quella roba, sono entrato da Armani e ne ho comprato uno".
Ed ancora: "Per vestirsi male non serve seguire la moda, ma aiuta". Semplicemente disarmante nella sua proverbiale sincerità.
Ci restano i suoi colori. Che sia un cardigan, una borsa o una collana, poco importa, purché abbia i colori inconfondibili della maison Missoni.
Fonte immagini: www.tumblr.it
Nato nel 1921 a Ragusa, all'età di sei anni si trasferisce a Zara, dove trascorre l'intera sua giovinezza. Qui, divide il suo tempo tra lo studio e l'atletica leggera. Inizia l'attività agonistica: nel 1937 veste per la prima volta la maglia azzurra (specialità 400 metri ad ostacoli). Non ha mai abbandonato la passione per lo sport, continuando a gareggiare anche quando non era più giovanissimo.
Nell'aprile del 1953, Ottavio sposa Rosita Jelmini, la cui famiglia possiede una fabbrica di scialli e tessuti ricamati in provincia di Varese (nel frattempo Missoni aveva aperto a Trieste, in società con l'amico Giorgio Oberweger, un laboratorio specializzato in capi sportivi di lana; gli stessi indossati dal team italiano durante i giochi olimpici del 1948 a Londra). Con la moglie decide di avviare una propria attività (prima a Gallarate, poi a Sumirago, ancora oggi quartier generale dei Missoni). Passano pochi anni (intanto nasce il loro primo figlio Vittorio, poi Luca e Angela), e gli abiti Missoni iniziano ad apparire sulle prime riviste di moda.
Ottavio e sua moglie decidono quindi di utilizzare la macchina da cucito Rachel (fino ad allora impiegata esclusivamente nella lavorazione degli scialli) per la creazione di vestiti, così da risultare colorati e leggeri. Un'idea innovativa che decreta quasi subito il successo commerciale della linea di abiti da loro realizzata.
Nel 1966, ha luogo la prima sfilata: è un trionfo. Un anno dopo, i Missoni sono presenti per la prima volta a Palazzo Pitti a Firenze. Il successo varca i confini italiani: la rivista statunitense Woman's Wear Daily dedica loro un intero servizio, mentre i celeberrimi magazzini Bloomingdale's di New York aprono al loro interno la prima (ne seguiranno altre) boutique americana di Missoni. Il New York Times arriva a dire: "E' quanto farebbe Chanel se fosse ancora viva, giovane e al lavoro in Italia".
Il loro stile va definendosi, caratterizzando tutti i loro capi: ciò che gli americani chiamano "put together" (letteralmente "mettere insieme"). Ottavio presenta a Cortina una collezione dei suoi "patchwork", ed i giornali incominciano a paragonare le sue composizioni cromatiche (oggi famose in tutto il mondo) a delle vere e proprie opere d'arte contemporanea. Nel 1973, i Missoni ricevono a Dallas il prestigioso Neiman Marcus Fashion Award (l'equivalente premio Oscar della moda). E' solo il primo di una lunga serie di riconoscimenti, nazionali ed internazionali. Tre anni dopo, viene aperto il primo negozio Missoni a Milano. Nel 1983, Ottavio mostra interesse anche per altri progetti,realizzando i costumi di scena per la prima della Scala di quell'anno, la Lucia di Lammermoor; qualche anno dopo, viene insignito dell'onorificenza di Commendatore della Repubblica. Nel 2003, in occasione dei 50 anni della maison, vengono allestite due mostre, una a Milano ed una a Tokyo. Lo stilista dichiarava di sé: "Non compro abiti firmati, mi metto quello che mi piace. Quando sono stato invitato al Quirinale mi serviva uno smoking. Non producendo io quella roba, sono entrato da Armani e ne ho comprato uno".
Ed ancora: "Per vestirsi male non serve seguire la moda, ma aiuta". Semplicemente disarmante nella sua proverbiale sincerità.
Ci restano i suoi colori. Che sia un cardigan, una borsa o una collana, poco importa, purché abbia i colori inconfondibili della maison Missoni.
Fonte immagini: www.tumblr.it