Piano e regolamento del Parco dell'Alta Murgia

Classificazione del territorio in quattro zone. Si attende l'approvazione della Regione Puglia e del Ministero dell'Ambiente

mercoledì 30 giugno 2010
Il Parco Nazionale dell'Alta Murgia, a seguito del nuovo piano presentato dal Consiglio direttivo del'Ente Parco, che si compone di una parte conoscitiva, di una interpretativa e di una progettuale e programmatica, si classificherà in quattro zone a diverso regime di tutela. Tredici sono i comuni interessati dal nuovo regolamento che divide in quattro il nostro Parco: Altamura, Gravina in Puglia, Santeramo in Colle, Toritto, Grumo Appula, Bitonto, Ruvo, Corato, Andria, Canosa, Poggiorsini, Spinazzola e Minervino Murge. Sia il piano che il regolamento del Parco dell'Alta Murgia disciplinano e regolamentano tutti gli interventi connessi all'utilizzo del territorio, alla conservazione e alla valorizzazione in forma coordinata del patrimonio di valori naturalistici, ambientali, nonché storici, culturali e antropologici tradizionali, nonché alla presenza ed all'attività dell'uomo.

La classificazione in zone A, B, C, D, nonché la perimetrazione delle aree contigue, nasce da un'attenta analisi del territorio dell'Alta Murgia, caratterizzato dalla presenza di ambienti pseudosteppici ed a pascolo, elementi identitari del patrimonio naturale e paesaggistico murgiano, fortemente innestati con superfici ad uso agricolo, tanto da costituire un mosaico paesaggistico variegato. L'individuazione delle zone è stata dunque effettuata sulla base della rappresentatività degli ecosistemi più significativi del Parco, del grado di antropizzazione, del valore naturalistico e dell'individuazione dei confini della zonizzazione su elementi certi del terreno.

Si attende ora l'approvazione del Piano da parte della Regione Puglia e del Ministero dell'Ambiente per dare il via libera al Regolamento del Parco che permetterà di disciplinare al meglio tutto ciò che avverrà al suo interno, dalle attività agricole alla pastorizia e così via. Un'approvazione molto attesa e consentirebbe un rilancio del territorio sotto ogni punto di vista.

Le Zone del Parco Nazionale dell'Alta Murgia

La Zona A, che occupa una superficie di 5.827 ettari, è quella destinata alla conservazione dell'ambiente naturale nella sua integrità in relazione anche al permanere di peculiari forme di uso delle risorse naturali e di attività umane tradizionali. Le zone di riserva integrale sono individuate tra quelle di valore naturalistico più elevato, tra quelle che più si avvicinano alle condizioni di equilibrio naturale ovvero tra quelle di eccezionale interesse biogeografico. Tra le aree classificate in zona A rientrano: praterie aride mediterranee ad elevata sensibilità; aree di vegetazione rupestre; boschi di sclerofille sempreverdi; laghetti carsici di elevata qualità ambientale; grotte con presenza di specie di chirotteri di interesse conservazionistico; geositi di elevata qualità paesaggistica. In questa zona è consentito il pascolo e la manutenzione ordinaria di sentieri e percorsi previsti dal piano, ma è assolutamente vietata la costruzione di nuovi manufatti ed il cambio di destinazione d'uso di quelli esistenti.

La Zona B, con una superficie di 24.642 ettari, è destinata alla protezione degli equilibri ecologici. Le zone di riserva generale orientata si collocano nelle parti di territorio i cui assetti ecologici e naturalistici risentono di pregresse attività di forestazione o di pregressi usi silvopastorali, ormai cessati, o praticati in forma fortemente estensiva, con modalità che contribuiscono al raggiungimento ed al mantenimento di un agro ecosistema di elevato valore naturalistico e paesaggistico. Tra le aree classificate in zona B rientrano: praterie aride mediterranee;
boschi di latifoglie decidue e semidecidue; boschi di conifere; laghetti carsici; grotte con presenza di specie di chirotteri di interesse conservazionistico; lame di valore paesaggistico e naturalistico. In questa zona è consentito realizzare solo opere strettamente connesse alle attività produttive tradizionali.

La Zona C, estesa 36.871 ettari, è destinata alla promozione delle attività agricole tradizionali, dell'agricoltura integrata, dell'allevamento zootecnico, delle attività agrosilvopastorali, di raccolta dei prodotti naturali e della produzione dell'artigianato tradizionale locale. Sono incentivate attività di assistenza sociale e cura in fattoria, di cura degli animali, di servizio turistico ed escursionistico, di didattica ed educazione ambientale, purché svolte in forma integrata e connesse alle attività primarie. Tra le aree classificate in zona C rientrano: agroecosistemi; insediamenti rurali e masserie. In questa zona è possibile costruire nuovo immobili a carattere agricolo oppure adibiti a migliorare la fruizione del parco. Il regolamento, inoltre, prevede che l'ente promuova attività didattiche e turistiche.

La Zona D, che occupa una superficie di 742 ettari, è finalizzata al mantenimento e al rafforzamento del ruolo di connessione ambientale e paesaggistica, alla promozione del turismo, della fruizione pubblica e dell'identità culturale delle comunità locali, nonché allo sviluppo di attività economiche sostenibili. Comprende le aree più intensamente antropizzate del Parco, le aree interessate da previsioni di interventi per lo sviluppo sociale ed economico e le aree di recupero e di valorizzazione del sistema di beni culturali e ambientali. La Zona D è articolata in sette sottozone e sono ammesse tutte le attività e le funzioni coerenti con le finalità del Piano. in questa l'Ente promuove interventi di sviluppo economico e sociale del territorio con particolare riferimento al turismo, alla valorizzazione delle risorse, delle tradizioni storiche e culturali e dei valori identitari delle comunità del Parco, alla valorizzazione delle produzione tipiche e tradizionali e dell'artigianato di qualità, alla ricerca scientifica connessa ai beni culturali e ambientali del Parco.