“Pitte cu sarde”: la commedia in vernacolo della rassegna teatrale 2013 targata Vida
Anno 2012: in scena il dialetto pugliese; anno 2013: in scena il dialetto calabrese
venerdì 27 settembre 2013
17.50
Se lo scorso anno, è stato il vernacolo della compagnia bitontina "Res ludica" con "L'àrte de re malàrte" a regalare calde emozioni e grasse risate al pubblico gravinese, quest'anno, ci ha pensato la compagnia teatrale Krimisa di Cirò Marina con lo spettacolo "Pitte cu sarde" andato in scena sabato 21 e domenica 22 settembre, presso l'accogliente teatro Vida per la sua centoquarantunesima replica.
Tema centrale della commedia: un fenomeno dai connotati drammatici delineato sulla scena in modo leggero ed autoironico, grazie all'adattamento ed alla sapiente regia di Giovanni Malena, grazie al cui lavoro Nicodemo Iacovino nei panni di Antonio Cicerchia, Floriana Maietta nei panni di Annina Crocco, Pietro Sculco nei panni di Rocco Crocco, Francesca Stasi nei panni di Filomena Cicerchia, Isabella Stasi nei panni della zitella Filomena Veneranda, Elisabetta Stasi nei panni della moglie di Rodolfo Lavandino, Massimiliano Mancino nei panni del Sig. Lavandino, Salvatore Terminelli nei panni del portiere, hanno egregiamente interpretato i ruoli loro assegnati, tratteggiando una situazione etno-storica-antropologica della realtà sociale meridionale attraverso l'utilizzo del dialetto calabrese con cui viene evidenziata l'ironia, il grottesco, il dramma e la comicità di cui è capace la popolazione calabra.
La commedia, infatti, tratta il dramma dell'emigrazione meridionale verso il ricco Nord, che ha come conseguenze la separazione dalle famiglie; il compromesso di dover dividere uno stesso appartamento da parte di due perfetti estranei che si ritrovano a dover interpretare il ruolo di perfetti marito e moglie pur di avere un tetto sotto il quale dormire a Milano; il senso del rispetto e dell'onore più accentuato da parte della gente calabrese, meridionale, rispetto a quella milanese, settentrionale; il facile e falso "machismo" messo in evidenza dal Sig. e dalla Sig.ra Lavandino.
Il regista racconta di "aver voluto rivalutare gli usi e costumi del territorio calabrese, a largo raggio, meridionale, esaltandone i valori e le caratteristiche più proprie come la forza e la volontà della donna "mater familias", il senso del rispetto e dell'onore per il proprio coniuge, la "spacconeria" dell'uomo, la moralità di una zitella meridionale invadente, che impone regole di severa moralizzazione all'interno del suo condominio abitato prettamente da meridionali come lei, tutte realtà ostentate durante gli anni Cinquanta e Sessanta del '900, gli anni della prima emigrazione interna italiana".
La scelta stessa delle musiche, "Codice inverso" e "Nuovo Cinema Paradiso" di Ennio Morricone con i giochi di luce che hanno visto nelle varie scene, l'alternarsi della luce naturale alla luce rossa, più calda, nei momenti di rabbia e gelosia, contribuiscono a rendere ancor più grottesca l'intera vicenda caratterizzata dal divario tra il Nord ed il Sud.
L'opera ha titolo "Pitte cu sarde" proprio perché a chiusura di ogni ambiguo episodio come il bacio di pace tra "finti" coniugi a fine primo tempo e, tra coppie vere, a conclusione spettacolo, è sempre presente questa tipica focaccia rustica farcita con le sarde, focaccia afrodisiaca e quindi portatrice di amore e di pace, puntualmente regalata dalla sorella dell'Arciprete, la Sig.rina Veneranda alle coppie che litigano nell'appartamento dove si svolge l'intera vicenda. Vicenda ricca di equivoci attraversi i quali, i personaggi riescono, con sottile ed a volte, severa autoironia, a far trasparire l'orgoglio di essere meridionali con battute del tipo "Cicerchia, Cicerchia, Ci cerchia trova" oppure "Mio marito mi chiamava Iumenta; mia moglie mi chiamava Toro… si, forse per le corna che sapeva di farvi" o ancora "Marito geloso more cornuto ma non questa volta…".
Una commedia divertente e coinvolgente con cui la compagnia "Krimisa" di Cirò Marina, nata nel 1981, con l'intento di produrre spettacoli ex-novo ed auto-produrli in dialetto calabrese, ha ricevuto nel giugno 2013, la menzione di miglior spettacolo nella XXIV edizione del Premio Internazionale di Teatro Popolare il "Giogo d'argento" di Monte San Savino (AR) dove la giuria è rimasta letteralmente incantata.
La rassegna "Amattori insieme" proseguirà il 5 e 6 ottobre con la Turandot che sarà presentata dalla compagnia dei Teatranti.
Ufficio stampa teatro Vida
Dr.ssa Emanuela Grassi
Tema centrale della commedia: un fenomeno dai connotati drammatici delineato sulla scena in modo leggero ed autoironico, grazie all'adattamento ed alla sapiente regia di Giovanni Malena, grazie al cui lavoro Nicodemo Iacovino nei panni di Antonio Cicerchia, Floriana Maietta nei panni di Annina Crocco, Pietro Sculco nei panni di Rocco Crocco, Francesca Stasi nei panni di Filomena Cicerchia, Isabella Stasi nei panni della zitella Filomena Veneranda, Elisabetta Stasi nei panni della moglie di Rodolfo Lavandino, Massimiliano Mancino nei panni del Sig. Lavandino, Salvatore Terminelli nei panni del portiere, hanno egregiamente interpretato i ruoli loro assegnati, tratteggiando una situazione etno-storica-antropologica della realtà sociale meridionale attraverso l'utilizzo del dialetto calabrese con cui viene evidenziata l'ironia, il grottesco, il dramma e la comicità di cui è capace la popolazione calabra.
La commedia, infatti, tratta il dramma dell'emigrazione meridionale verso il ricco Nord, che ha come conseguenze la separazione dalle famiglie; il compromesso di dover dividere uno stesso appartamento da parte di due perfetti estranei che si ritrovano a dover interpretare il ruolo di perfetti marito e moglie pur di avere un tetto sotto il quale dormire a Milano; il senso del rispetto e dell'onore più accentuato da parte della gente calabrese, meridionale, rispetto a quella milanese, settentrionale; il facile e falso "machismo" messo in evidenza dal Sig. e dalla Sig.ra Lavandino.
Il regista racconta di "aver voluto rivalutare gli usi e costumi del territorio calabrese, a largo raggio, meridionale, esaltandone i valori e le caratteristiche più proprie come la forza e la volontà della donna "mater familias", il senso del rispetto e dell'onore per il proprio coniuge, la "spacconeria" dell'uomo, la moralità di una zitella meridionale invadente, che impone regole di severa moralizzazione all'interno del suo condominio abitato prettamente da meridionali come lei, tutte realtà ostentate durante gli anni Cinquanta e Sessanta del '900, gli anni della prima emigrazione interna italiana".
La scelta stessa delle musiche, "Codice inverso" e "Nuovo Cinema Paradiso" di Ennio Morricone con i giochi di luce che hanno visto nelle varie scene, l'alternarsi della luce naturale alla luce rossa, più calda, nei momenti di rabbia e gelosia, contribuiscono a rendere ancor più grottesca l'intera vicenda caratterizzata dal divario tra il Nord ed il Sud.
L'opera ha titolo "Pitte cu sarde" proprio perché a chiusura di ogni ambiguo episodio come il bacio di pace tra "finti" coniugi a fine primo tempo e, tra coppie vere, a conclusione spettacolo, è sempre presente questa tipica focaccia rustica farcita con le sarde, focaccia afrodisiaca e quindi portatrice di amore e di pace, puntualmente regalata dalla sorella dell'Arciprete, la Sig.rina Veneranda alle coppie che litigano nell'appartamento dove si svolge l'intera vicenda. Vicenda ricca di equivoci attraversi i quali, i personaggi riescono, con sottile ed a volte, severa autoironia, a far trasparire l'orgoglio di essere meridionali con battute del tipo "Cicerchia, Cicerchia, Ci cerchia trova" oppure "Mio marito mi chiamava Iumenta; mia moglie mi chiamava Toro… si, forse per le corna che sapeva di farvi" o ancora "Marito geloso more cornuto ma non questa volta…".
Una commedia divertente e coinvolgente con cui la compagnia "Krimisa" di Cirò Marina, nata nel 1981, con l'intento di produrre spettacoli ex-novo ed auto-produrli in dialetto calabrese, ha ricevuto nel giugno 2013, la menzione di miglior spettacolo nella XXIV edizione del Premio Internazionale di Teatro Popolare il "Giogo d'argento" di Monte San Savino (AR) dove la giuria è rimasta letteralmente incantata.
La rassegna "Amattori insieme" proseguirà il 5 e 6 ottobre con la Turandot che sarà presentata dalla compagnia dei Teatranti.
Ufficio stampa teatro Vida
Dr.ssa Emanuela Grassi