Processo Tradeco, la giunta approva la costituzione di parte civile
Tre gli imputati per frode e abuso d’ufficio ai danni del Municipio
martedì 19 gennaio 2016
8.47
L'udienza preliminare è fissata per il prossimo 21 gennaio quando dinanzi alla sezione penale del Tribunale di Bari compariranno i tre imputati accusati a vario titolo di frode e inadempienze contrattuali ai danni del Comune di Gravina.
Nei giorni scorsi erano stati gli attivisti del Movimento Cinque Stelle a chiedere a palazzo di città di rivendicare il proprio diritto di parte lesa, annunciando in caso di mancata risposta da parte dell'amministrazione, la volontà di intraprendere un'azione popolare.
Iniziativa popolare che a quanto pare non sarà necessaria poiché porta la data del 15 gennaio la delibera di giunta con cui è stata deliberata la costituzione di parte civile del Comune di Gravina con la conseguente richiesta del risarcimento dei danni patiti dall'Ente in conseguenza dei fatti contestati ai diversi imputati. Al primo cittadino spetterà il compito di nominare il legale di parte che dovrà curare gli interessi del Municipio.
La vicenda innescata nel 2013 da una denuncia presentata dall'avvocato Sergio Casareale è l'ennesimo capitolo di una storia ben più lunga che riguarda i rapporti intercorsi in questi 20 anni di appalto e ripetute proroghe tra la Tradeco, la società che si occupa del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti e il municipio gravinese.
Tre le persone che saliranno sul banco degli imputati tra cui il legale rappresentante e l'amministratore di fatto della società altamurana accusati di frode ai danni del Comune di Gravina "per aver omesso di adempiere agli obblighi del contratto di igiene urbana sottoscritto in data 14.09.1995 e prorogato, nonché molteplici inadempienze contrattuali poste in essere dalla società appaltatrice e riguardanti aspetti primari e secondari del servizio in questione".
Nella vicenda è rimasto coinvolto anche un dirigente comunale accusato di abuso d'ufficio poiché, secondo la denuncia presentata nel 2013, avrebbe omesso di eseguire tutti i controlli sull'effettivo svolgimento del servizio.
Una vicenda intricata che ha dato il via ad un processo lungo, non solo per la mole di fatti che vengono contestati, ma anche perché ai giudici del Tribunale di Bari toccherà sbrogliare matasse vecchie di vent'anni.
Nei giorni scorsi erano stati gli attivisti del Movimento Cinque Stelle a chiedere a palazzo di città di rivendicare il proprio diritto di parte lesa, annunciando in caso di mancata risposta da parte dell'amministrazione, la volontà di intraprendere un'azione popolare.
Iniziativa popolare che a quanto pare non sarà necessaria poiché porta la data del 15 gennaio la delibera di giunta con cui è stata deliberata la costituzione di parte civile del Comune di Gravina con la conseguente richiesta del risarcimento dei danni patiti dall'Ente in conseguenza dei fatti contestati ai diversi imputati. Al primo cittadino spetterà il compito di nominare il legale di parte che dovrà curare gli interessi del Municipio.
La vicenda innescata nel 2013 da una denuncia presentata dall'avvocato Sergio Casareale è l'ennesimo capitolo di una storia ben più lunga che riguarda i rapporti intercorsi in questi 20 anni di appalto e ripetute proroghe tra la Tradeco, la società che si occupa del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti e il municipio gravinese.
Tre le persone che saliranno sul banco degli imputati tra cui il legale rappresentante e l'amministratore di fatto della società altamurana accusati di frode ai danni del Comune di Gravina "per aver omesso di adempiere agli obblighi del contratto di igiene urbana sottoscritto in data 14.09.1995 e prorogato, nonché molteplici inadempienze contrattuali poste in essere dalla società appaltatrice e riguardanti aspetti primari e secondari del servizio in questione".
Nella vicenda è rimasto coinvolto anche un dirigente comunale accusato di abuso d'ufficio poiché, secondo la denuncia presentata nel 2013, avrebbe omesso di eseguire tutti i controlli sull'effettivo svolgimento del servizio.
Una vicenda intricata che ha dato il via ad un processo lungo, non solo per la mole di fatti che vengono contestati, ma anche perché ai giudici del Tribunale di Bari toccherà sbrogliare matasse vecchie di vent'anni.