Recupero acque reflue: "Rischio danni ambientali al Bosco"

Articolo 1 esprime preoccupazioni sul progetto di prevenzione incendi

venerdì 15 febbraio 2019 12.00
Oltre 5 milioni di euro di fondi regionali per la realizzazione di un progetto che prevede il "recupero delle acque reflue" da impiegare nella prevenzione degli incendi al bosco.

Questa l'ultima decisione dell'amministrazione comunale presentata la scorsa estate nel corso di una riunione di giunta insieme all'allora assessore all'ambiente Filippo Caracciolo un progetto che prevede il riutilizzo delle acque piovane per irrorale il bosco ed evitare il divampare di incendi pericolosissimi come accaduto negli scorsi anni. Un progetto faraonico accolto in città con favore se non fosse che a distanza di mesi non si conoscono né i tempi né i dettagli dell'opera.

A interrogare l'amministrazione comunale sui dettagli del progetto sono i referenti di Articolo 1 che non mancano di sollevare dubbi sulla validità del progetto definito " di forte impatto ambientale ed economicamente dispendioso che potrebbe provocare danni ecologici non indifferenti"

"La sua realizzazione appare come una semplice opportunità decisa da questa Amministrazione, utile ad una parte della maggioranza. Non traspare invece la volontà di ricercare soluzioni più appropriate per evitare in futuro altri incendi al bosco" sottolineano dal partito.

L'iniziale progetto prevede l'utilizzo e l'impiego costante di acqua per l'intero periodo estivo (per circa 3 mesi) da "irrorare" lungo i sentieri del bosco con l'utilizzo di migliaia di irrigatori a scomparsa, in pieno stile "campi da golf". "Si provocherebbe un forte impatto sulla vegetazione, tropicalizzando il bosco. Ecco che si pone un problema etico ed ecologico: è fattibile portare acqua in bosco per poi "disperderla", anche in assenza di incendi in atto? Ed inoltre, la presenza di acqua nei mesi estivi in cui non piove, cosa può provocare al bosco?

Questo progetto al Bosco Difesa Grande costituito da una fitta rete di condotte (circa 50 Km. di cui 32 km in pieno bosco) si trasformerà in un enorme cantiere dove ci saranno innumerevoli opere di scavo a trincee, lavori per l'installazione di attrezzature per l'irrigazione e la presenza di idranti collocati all'interno del bosco, con evidente impatto sugli habitat e sulla flora presente".

Un progetto costoso nella sua realizzazione oltre che nella gestione e manutenzione dell'opera.

La locale sezione di Art. 1 MDP Gravina ribadisce le sue perplessità e suggerisce alcune soluzioni per risolvere i problemi del bosco tra cui nuovi di piani di gestione (o piani di assestamento) come previsto dalla normativa; ulteriori accordi con la Regione Puglia per una maggior presenza dell'Agenzia Regionale (ARIF) in bosco nel periodo estivo; l'utilizzo e implementazione di mezzi idonei allo spegnimento, uomini e tecnologie moderne già in uso in altri Enti locali (vedi Parco dell'Alta Murgia); torrette di avvistamento, potenziamento delle attrezzature della protezione Civile, uso di droni.

Tutto questo andrebbe affiancato ad una serie di "buone pratiche" forestali che eviterebbero gli incendi come il taglio selettivo, la pulizia del sottobosco, il pascolo regolamentato, le fasce antincendio, la riconversione di sistemi forestali.

"Cose che non si attuano da più di 25 anni quando molti gravinesi lavoravano nel nostro Bosco grazie all'utilizzo di progetti di miglioramento boschivo. Semplici ma ragionevoli proposte che possano cambiare in meglio il nostro bosco e incentivare lavoro locale, senza dover mettere in campo ingenti risorse economiche. Noi crediamo che tutte queste azioni, confacenti dal punto di vista ambientale ed ecologico, possano essere la soluzione più appropriata per risolvere l'atavico problema degli incendi boschivi" concludono da Articolo 1 auspicando a breve un confronto tra amministrazione e cittadinanza sul futuro del Bosco Difesa Grande.

(a. t.)