Restauro degli ipogei di Santa Sofia, disco verde al completamento
Il Comune approva le opere complementari
giovedì 25 luglio 2019
10.44
Nel corso dei lavori relativi al restauro degli ipogei interni all'ex Monastero di Santa Sofia erano emerse nuove cavità interrate per effetto dello scavo eseguito, con la conseguente impossibilità di rendere pienamente funzionali i luoghi restaurati.
Questo nuovo ritrovamento, anche a seguito del sopralluogo dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, aveva portato alla necessità di redigere un nuovo progetto complementare, per consentire la ripulitura dei nuovi ipogei venuti alla luce e la fruibilità dei luoghi, con tutti gli annessi controlli di sicurezza che inevitabilmente hanno accompagnato il nuovo rinvenimento.
A causa dell'imprevisto, l'arch. Antonio Aulenti, che si è occupato della stesura del progetto principale di recupero dell'ex Monastero, ha dovuto redigere un integrazione progettuale per rendere l'opera funzionale. Un progetto che adesso, dopo i necessari passaggi burocratici è l'ok della soprintendenza, l'amministrazione comunale ha approvato, affidando alla stessa impresa che si è occupata del lavoro di recupero degli ipogei dell'ex monastero di Santa Sofia, il compito di effettuare i nuovi interventi nei luoghi emersi dopo le operazioni di scavo.
Una nuova progettualità stilata seguendo le indicazioni dell'esperto della soprintendenza, che porterà l'impresa a dover effettuare, nello specifico, uno scavo stratigrafico da eseguirsi al di sotto delle strutture ritrovate, al fine di liberare dal materiale terroso, ancora presente in alcuni punti, gli ambienti ritrovati; delle indagini diagnostiche sul banco calcarenitico per verificarne la consistenza e per accertare l'assenza di fonti di degrado che potrebbero nel tempo minare la solidità dell'impianto ipogeo e quindi della struttura conventuale sovrastante; la pulitura, consolidamento e protezione delle pareti rocciose rinvenute; la realizzazione di scala in tufo per accedere in alcuni ambienti; il recupero e la pulizia di scala in acciaio e pavimentazione in lamiera tipo "Orsogrill"; la realizzazione di muratura di sostegno del banco tufaceo degradato, oltre alla realizzazione di cerchiatura in acciaio corten di un vano di accesso.
Infine, bisognerà creare un prolungamento della passerella in lamiera tipo "Orsogrill"; mettere una chiusura in vetro nella corte; effettuare delle opere di finitura e di dettaglio, oltre ad altri interventi minori tesi alla valorizzazione del pregio architettonico dell'edificio.
I lavori, che dovrebbero durare un paio di mesi, avranno un costo di circa 80mila euro e potranno finalmente restituire in tutto il suo splendore e nella sua quasi totalità, uno dei pezzi di maggior pregio del patrimonio architettonico della città.
Questo nuovo ritrovamento, anche a seguito del sopralluogo dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, aveva portato alla necessità di redigere un nuovo progetto complementare, per consentire la ripulitura dei nuovi ipogei venuti alla luce e la fruibilità dei luoghi, con tutti gli annessi controlli di sicurezza che inevitabilmente hanno accompagnato il nuovo rinvenimento.
A causa dell'imprevisto, l'arch. Antonio Aulenti, che si è occupato della stesura del progetto principale di recupero dell'ex Monastero, ha dovuto redigere un integrazione progettuale per rendere l'opera funzionale. Un progetto che adesso, dopo i necessari passaggi burocratici è l'ok della soprintendenza, l'amministrazione comunale ha approvato, affidando alla stessa impresa che si è occupata del lavoro di recupero degli ipogei dell'ex monastero di Santa Sofia, il compito di effettuare i nuovi interventi nei luoghi emersi dopo le operazioni di scavo.
Una nuova progettualità stilata seguendo le indicazioni dell'esperto della soprintendenza, che porterà l'impresa a dover effettuare, nello specifico, uno scavo stratigrafico da eseguirsi al di sotto delle strutture ritrovate, al fine di liberare dal materiale terroso, ancora presente in alcuni punti, gli ambienti ritrovati; delle indagini diagnostiche sul banco calcarenitico per verificarne la consistenza e per accertare l'assenza di fonti di degrado che potrebbero nel tempo minare la solidità dell'impianto ipogeo e quindi della struttura conventuale sovrastante; la pulitura, consolidamento e protezione delle pareti rocciose rinvenute; la realizzazione di scala in tufo per accedere in alcuni ambienti; il recupero e la pulizia di scala in acciaio e pavimentazione in lamiera tipo "Orsogrill"; la realizzazione di muratura di sostegno del banco tufaceo degradato, oltre alla realizzazione di cerchiatura in acciaio corten di un vano di accesso.
Infine, bisognerà creare un prolungamento della passerella in lamiera tipo "Orsogrill"; mettere una chiusura in vetro nella corte; effettuare delle opere di finitura e di dettaglio, oltre ad altri interventi minori tesi alla valorizzazione del pregio architettonico dell'edificio.
I lavori, che dovrebbero durare un paio di mesi, avranno un costo di circa 80mila euro e potranno finalmente restituire in tutto il suo splendore e nella sua quasi totalità, uno dei pezzi di maggior pregio del patrimonio architettonico della città.