"Restituire il patrimonio alla comunità"

L'impegno del soprintendente ai beni archeologici. Parte la collaborazione con l'amministrazione comunale.

martedì 18 settembre 2012 19.05
A cura di Antonella Testini
A fine ottobre ad Edimburgo si riuniranno i grandi saggi dell'archeologia mondiale per parlare del villagio di Vagnari, un insediamento a 12 chilometri da Gravina oggetto di innumerevoli campagne di ricerca che hanno riportato alla luce reperti e storie su cui si sono ricostruite intere epoche storiche.

Del resto, che il comprensorio archeologico di Gravina sia uno dei siti più importanti al mondo, per estensione e per l'unicità dei ritrovamenti fatti dagli anni '50 ad oggi, è cosa nota a tutti. Nessuno si è sorpreso quando Luigi La Rocca, soprintendente ai beni archeologici della Puglia, intervenuto nell'ambito della rassegna Archè, ha sottolineato l'importanza del parco gravinese: "Gravina da sempre è al centro del dibattito scientifico tra le più importanti università e costituisce una tappa obbligata per gli studiosi di archeologia. Ecco perché, nonostante lo scempio perpetrato in questi anni, le campagne di scavo non si sono mai interrotte".

La Rocca, durante il suo intervento, ha dimostrato di conoscere bene la realtà locale, ripercorrendo le tappe, anche politiche, che hanno prima portato alla luce il patrimonio archeologico, per poi seppellirlo sotto una coltre di indifferenza e di documenti giudiziari.

E allora da dove ripartire? Il soprintendente ne è convinto: "Dobbiamo curare questa decennale ferita restituendo il patrimonio alla comunità". Dunque, primo passo fondamentale la riapertura del museo civico per cui Soprintendenza e amministrazione stanno collaborando per l'allestimento, quasi certamente, delle sale dell'ex seminario diocesano. In seguito trovare i finanziamneti per gli altri musei già istituiti sulla carta ma ancora in attesa di vedere la luce come per esempio il museo dell'Acqua e della Pietra o altri progetti finalizzati al recupero dei beni archeologici, ed è a questo proposito che La Rocca ha auspicato "la nascita di progetti più virtuosi rispetto al Sidin", preoccupandosi innazitutto della gestione degli stessi "onde evitare, come spesso accade in Italia, che una volta pronto il museo partano mille traversie per la gestione e poi si finisce per tenerli chiusi". La Rocca ha poi insistito sui progetti "frutto della condivisione", capaci di dettare un "cambio culturale nella concezione dei musei", e in accordo con quanto sostenuto poco prima dal rettore dell'Università di Foggia, Giuliano Volpe, ha parlato di musei interattivi, concepiti non per essere una semplice vetrina della nostra storia, ma per diventare uno strumento attivo con cui ripercorrere intere epoche.

Un'idea che è piaciuta al sindaco Alesio Valente e all'assessore Laura Marchetti, che in veste di padroni di casa hanno esaltato il lavoro sin qui fatto dall'amministrazione nella ricognizione dei luoghi da valorizzare, auspicando l'inizio di una proficua collaborazione con le istituzioni sovra comunali a cominciare proprio dalla Soprintendenza.

E allora se siamo tutti d'accordo, se siamo tutti interessati, quando si parte?