Riaprire la vertenza Natuzzi
I sindacati chiedono contratti di solidarietà per tutti i lavoratori. Manifestazione l’11 gennaio
giovedì 7 gennaio 2016
11.16
Dai rappresentanti dell'Unione Sindacale di Base per la Puglia riceviamo e pubblichiamo:
Nostro malgrado, siamo costretti a prendere atto che da più parti si continua a fingere di credere che il rilancio della Natuzzi Spa possa essere fondato sui tre pilastri che hanno retto fino ad ora le sorti della stessa azienda, ovvero: taglio del costo del lavoro, compiuto attraverso la decurtazione delle retribuzioni e dei diritti dei lavoratori, a fronte del peggioramento delle condizioni di vita nelle linee produttive; iniezioni di ingenti finanziamenti pubblici ( a settembre, grazie al famoso "Accordo di programma" sono stati somministrati altri 37 milioni di euro, da parte del MiSE e le Regioni Puglia e Basilicata. Questo solo per citare l'ultima ondata di soldi della collettività giunti all'industria santermana, ma se ne potrebbe fare un elenco lunghissimo); espulsione dal ciclo lavorativo degli indesiderati.
A tal proposito sarebbe bene fare un po' di conti per comprendere che, se Natuzzi dovesse spendere la cifra massima prevista per l'esodo incentivato, spenderebbe 14 milioni e 600 mila euro (cioè i 40 mila euro che offre a chi accetta di andare in mobilità x 365 che sono le unità dichiarati in esubero), quindi i soldi che Natuzzi mette sul piatto per chi non si oppone al licenziamento, non sono neanche la metà di quelli sopra citati, elargiti dallo Stato nell'ultima tranche di settembre.
Viceversa, noi riteniamo che questa strategia sia destinata soltanto a dilazionare di qualche altro mese lo stillicidio occupazionale, ma che non è assolutamente risolutiva del dramma in esame. Tra l'altro, i timidi segnali di ripresa che i bilanci della Natuzzi Spa fanno registrare non sono certo dovuti ai tagli draconiani attuati, bensì al deprezzamento dell'Euro rispetto al Dollaro che favorisce le esportazioni, dunque la Natuzzi Spa che esporta il 90% di ciò che produce nel territorio murgiano. Tuttavia, considerate le imprevedibili fluttuazioni delle monete, temiamo che non appena il cambio torni ad essere sfavorevole, risentiremo la vecchia litania del piangere miseria.
Pertanto, avanziamo delle proposte per salvaguardare l'occupazione non solo di chi sta in Cigs a zero ore, ma anche della restante forza lavoro, che potrebbe uscire al "prossimo giro". Chiediamo ai soggetti preposti di riaprire subito la vertenza Natuzzi ed estendere il Contratto di Solidarietà a tutti i dipendenti, innalzando la riduzione media dell'orario di lavoro dall'attuale 40% al 53,5% così da non sforare i limiti fissati dalla cosiddetta Riforma Fornero. Tale soluzione non sarebbe solo un atto di giustizia sociale e di rispetto delle ragioni per cui è stato istituito il CdS, ma spronerebbe l'azienda ad adottare gli opportuni provvedimenti per soddisfare la propria capacità produttiva. Se invece sindacati complici e istituzioni continuano ad assecondare ogni pretesa della Natuzzi, non si capisce davvero per quale motivo essa debba cambiare la sua politica ed assumersi le proprie responsabilità sociali.
Infine, chiediamo di avviare in tutti gli stabilimenti Natuzzi le procedure di rinnovo delle RSU, in quanto è fin troppo evidente che sussiste un grave problema di delegittimazione delle rappresentanze sindacali.
Quanto sin qui esposto lo andremo a gridare dinanzi ai cancelli della sede centrale della Natuzzi a Santeramo l'11 gennaio a partire dalle ore 10:00, tutti i lavoratori che hanno a cuore il loro futuro e la propria dignità professionale sono invitati a partecipare. Sono invitati, altresì, tutti gli esponenti politici e istituzionali del territorio che intendo operare nell'interesse della collettività.
Nostro malgrado, siamo costretti a prendere atto che da più parti si continua a fingere di credere che il rilancio della Natuzzi Spa possa essere fondato sui tre pilastri che hanno retto fino ad ora le sorti della stessa azienda, ovvero: taglio del costo del lavoro, compiuto attraverso la decurtazione delle retribuzioni e dei diritti dei lavoratori, a fronte del peggioramento delle condizioni di vita nelle linee produttive; iniezioni di ingenti finanziamenti pubblici ( a settembre, grazie al famoso "Accordo di programma" sono stati somministrati altri 37 milioni di euro, da parte del MiSE e le Regioni Puglia e Basilicata. Questo solo per citare l'ultima ondata di soldi della collettività giunti all'industria santermana, ma se ne potrebbe fare un elenco lunghissimo); espulsione dal ciclo lavorativo degli indesiderati.
A tal proposito sarebbe bene fare un po' di conti per comprendere che, se Natuzzi dovesse spendere la cifra massima prevista per l'esodo incentivato, spenderebbe 14 milioni e 600 mila euro (cioè i 40 mila euro che offre a chi accetta di andare in mobilità x 365 che sono le unità dichiarati in esubero), quindi i soldi che Natuzzi mette sul piatto per chi non si oppone al licenziamento, non sono neanche la metà di quelli sopra citati, elargiti dallo Stato nell'ultima tranche di settembre.
Viceversa, noi riteniamo che questa strategia sia destinata soltanto a dilazionare di qualche altro mese lo stillicidio occupazionale, ma che non è assolutamente risolutiva del dramma in esame. Tra l'altro, i timidi segnali di ripresa che i bilanci della Natuzzi Spa fanno registrare non sono certo dovuti ai tagli draconiani attuati, bensì al deprezzamento dell'Euro rispetto al Dollaro che favorisce le esportazioni, dunque la Natuzzi Spa che esporta il 90% di ciò che produce nel territorio murgiano. Tuttavia, considerate le imprevedibili fluttuazioni delle monete, temiamo che non appena il cambio torni ad essere sfavorevole, risentiremo la vecchia litania del piangere miseria.
Pertanto, avanziamo delle proposte per salvaguardare l'occupazione non solo di chi sta in Cigs a zero ore, ma anche della restante forza lavoro, che potrebbe uscire al "prossimo giro". Chiediamo ai soggetti preposti di riaprire subito la vertenza Natuzzi ed estendere il Contratto di Solidarietà a tutti i dipendenti, innalzando la riduzione media dell'orario di lavoro dall'attuale 40% al 53,5% così da non sforare i limiti fissati dalla cosiddetta Riforma Fornero. Tale soluzione non sarebbe solo un atto di giustizia sociale e di rispetto delle ragioni per cui è stato istituito il CdS, ma spronerebbe l'azienda ad adottare gli opportuni provvedimenti per soddisfare la propria capacità produttiva. Se invece sindacati complici e istituzioni continuano ad assecondare ogni pretesa della Natuzzi, non si capisce davvero per quale motivo essa debba cambiare la sua politica ed assumersi le proprie responsabilità sociali.
Infine, chiediamo di avviare in tutti gli stabilimenti Natuzzi le procedure di rinnovo delle RSU, in quanto è fin troppo evidente che sussiste un grave problema di delegittimazione delle rappresentanze sindacali.
Quanto sin qui esposto lo andremo a gridare dinanzi ai cancelli della sede centrale della Natuzzi a Santeramo l'11 gennaio a partire dalle ore 10:00, tutti i lavoratori che hanno a cuore il loro futuro e la propria dignità professionale sono invitati a partecipare. Sono invitati, altresì, tutti gli esponenti politici e istituzionali del territorio che intendo operare nell'interesse della collettività.