Rifiuti, allarme dell’Anac

Tra le carte della Procura anche il caso Gravina

venerdì 25 marzo 2016 11.00
L'emergenza rifiuti in Puglia è finita sulla scrivania dell'Agenzia nazionale anti corruzione presieduta da Raffaele Cantone.

E proprio l'ultima relazione di Cantore nalla quela senza mezzi termini si parla di "gestione poco trasparente" ha convinto la Procura di Bari ad aprire una nuova inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Puglia per fare luce su come gli enti locali, negli ultimi anni, hanno gestito l'affaire. Sotto la lente della Procura sono finiti appalti, proroghe, gare, delibere, deroghe e tutto ciò che in questi anni è mancato sotto il profilo della trasparenza e dei controlli.
E tra le prime inchieste che finiranno all'attenzione della Procura c'è quella già conclusa e già in discussione in aula che riguarda l'appalto per lo smaltimento dei rifiuti nel Comune di Gravina, un'inchiesta per cui sono finiti sul banco degli imputati il patron della società Tradeco, l'amministratore della stessa società e un dirigente del comune di Gravina.
Negli atti sono stati riscontrati "molteplici violazioni contrattuali" della procedura avviata nel 1995 e prorogata per nove volte sulla gestione del servizio, dai cassonetti non svuotati alla mancata installazione dei cestini per la carta. Atti da cui è partita l'accusa che l'Autorità anticorruzione ha messo insieme negli ultimi mesi, raccogliendo segnalazioni e spulciando carte. Al termine di esami e audizioni, il presidente Cantone ha scritto alla magistratura penale e a quella contabile inviando una copia della relazione di 30 pagine, con la quale si rimarcano le inadempienze e i ritardi nell'applicazione del nuovo modello gestionale dei Servizi.

Un modello che "nelle intenzioni del legislatore avrebbe dovuto essere trasparente, pro concorrenza ed efficiente", scrive Cantone. E che "dopo tre anni è ancora ben lontano dalla compiuta attuazione e dalla piena operatività". Le responsabilità ravvisate da Cantone e sulle quali indagherà ora il pool di magistrati che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione sarebbero da addebitarsi a quegli amministratori, comunali e regionali, carenti in pianificazione, qualificazione e soprattutto controllo.
"Il prolungato ricorso dei sindaci alle ordinanze "contigibili e urgenti di proroga degli affidamenti, invece di far funzionare gli Aro e di indire pubbliche gare nel rispetto della legge", avrebbe provocato danni molto gravi. "La diretta conseguenza di tutto ciò - sostiene il presidente dell'Anticorruzione - è una situazione di stasi nel sistema degli appalti e delle concessioni in Puglia".