Rigenerazione del Piaggio: un "aut aut" che non piace a nessuno

Dubbi sull'operato della amministrazione comunale

martedì 4 giugno 2019
Entro e non oltre quindici giorni. Questo il termine temporale imposto da Palazzo di città a tutti i proprietari degli immobili dislocati nel Rione Piaggio a cui si chiede di provvedere allo sgombero di tutti i detriti o macerie insistenti sulla sede viaria antistante l'immobile di proprietà; alla messa in sicurezza dello stesso, onde eliminare ogni pericolo, o alla perizia sottoscritta da tecnico strutturista circa l'eventuale verifica della staticità dell'immobile con relativa posa di cartellonistica attestante la pericolosità dell'immobile; alla verifica dello stato dei luoghi.

In caso di inottemperanza: il Comune procederà in sostituzione degli inadempienti con rivalsa delle spese nei loro confronti o in caso di incapacità economica, riservandosi l'acquisizione del bene al demanio comunale.

Questa l'altra faccia della medaglia della riqualificazione del Rione Piaggio a cui Palazzo di città farà fronte grazie ad un finanziamento pari a 2.700.000 euro della Città Metropolitana. Fatta salva l'utilità del progetto, è il modus operandi dell'amministrazione comunale che ha fatto storcere il naso a più d'uno. Da una parte i proprietari che sono corsi al Comune per avere spiegazioni considerando che i vecchi immobili sono il risultato di antiche proprietà passate di mano in mano e di cui, in alcuni casi, si sono perse le tracce.

La parola, come sempre accade in questi casi, passa alla politica cittadina. Il primo a criticare l'iniziativa è il consigliere Ignazio Lovero che senza troppi giri di parole parla di "operazione sciacallaggio": "Ordini di messa in sicurezza, trasmessi in questi giorni, intimano i proprietari degli immobili pericolanti nel Rione Piaggio. Primo passo, senza nessuna visione città, agevola le operazioni di pochi sciacalli. Il Comune di Gravina in Puglia resta inconsapevole complice e cinico spettatore" scrive il consigliere prima di specificare: "In questi grandi progetti che cambiano lo stato dei luoghi e la vivibilità della città, i privati vanno coinvolti non spaventati. Il Comune avrebbe prima dovuto fare una ricognizione delle proprietà, spiegare le intenzioni dell'amministrazione e poi intimare la messa in sicurezza".

Dello stesso avviso anche il consigliere Michele Lorusso secondo cui "la preventiva ricognizione delle proprietà era indispensabile per avviare i lavori". "Sono molteplici le questioni a cominciare dalle difficoltà economiche di alcuni proprietari passando dalla impossibilità di agire da parte di alcuni proprietari a causa della indisponibilità di altri".

Dubbi anche sulla tempistica fornita da Palazzo di città: "Mettere in sicurezza un immobile è di per sé cosa complicata. Intervenire si un intero quartiere è una vicenda delicatissima per cui l'amministrazione comunale avrebbe dovuto porre maggiore attenzione e cautela prima di intervenire".

E per meglio capire cosa si intenderà fare nell'antico rione, lo stesso consigliere Lorusso in qualità di membro della seconda commissione delegata all'assetto del territorio e alla rigenerazione urbana, ha chiesto di acquisire l'intera documentazione relativa ai progetti per capire dove e in che modo si intende intervenire e contestualmente ha proposto alla stessa commissione un sopralluogo per verificare di persona lo stato dei luoghi. "Questo modus operandi solleva non pochi dubbi. Spero che da palazzo di città si faccia chiarezza", conclude il consigliere.

Antonella Testini