Riordino province: il dado è tratto
Gravina va con l'area metropolitana. La palla adesso passa al Governo.
sabato 27 ottobre 2012
12.33
Mentre Matera chiede di entrare in Puglia, Gravina ha scelto la città metropolitana di Bari. E la scelta è stata molto probabilmente il frutto di valutazioni e decisioni che hanno preceduto anche il consiglio comunale di mercoledì scorso, dal momento che già il 22 ottobre il Consiglio regionale aveva approvato a maggioranza la relazione presentata dall'assessore al federalismo, Marida Dentamaro, un documento con cui di fatto si prendeva atto delle relazioni pervenute dai singoli Comuni e le si inoltrava al Governo centrale.
Ma in sede di consiglio comunale gli animi si sono comunque riscaldati. Non che qualcuno avesse preso in considerazione la possibilità di annettersi a Foggia, ma discutere sull'argomento nei mesi passati avrebbe forse significato rendere consapevoli i cittadini della scelta: questo il peso del dito puntato contro Valente da parte dell'opposizione. Al vento anche la richiesta di collegialità e condivisione, magari attraverso un referendum popolare, proposta dal rappresentante cittadino del Movimento Schittulli, il consigliere provinciale Mimmo Romita.
Sull'onda delle proteste, per "distinguere" Gravina all'interno della costituenda e ancora indefinita città metropolitana, è stato elaborato un ordine del giorno col quale è stata palesata, questa volta all'unanimità, la volontà di aderire alla città metropolitana, ma sottolineando le specificità del territorio gravinese e la volontà che quell'area metropolitana non abbia né centri né periferie: "La città di Gravina è una città cerniera. Essa appartiene per geografia, vocazione storica e culturale, alle aree interne e si ricollega in una storia ideale con il territorio che evolve verso Taranto e verso Matera [...] Ma la storia di Gravina è anche storia geomorfologica di un territorio interno che sa anche aprirsi alla costa [...]. E' la storia insomma di una città in cui tanti lavoratori, tanti giovani, tanti artisti, tanti commercianti e imprenditori, si sono formati, hanno lavorato, hanno guardato a Bari [...]. Proprio per questa sua dualità, per questo suo essere al confine, meticcia nella sua storia culturale, economica e perfino antropologica, Gravina rivendica una appartenenza eccedente nella Area Metropolitana, un più ampio protagonismo, oltre che una maggiore dignità, appartenenza che vuole anche interpretare un sentimento comune che pervade, per esempio, molti altri Comuni del Parco dell'Alta Murgia che si sentono stretti in una logica che sia solo di ridefinizione amministrativa", si legge nel documento dal destinatario ignoto.
Tanto tuonò che piovve, insomma. Ma in questo caso è stato tutt'altro che un acquazzone. Così stando le cose, il cambiamento nella geografia della Puglia potrebbe essere davvero minimo. Tutti diretti verso Bari. Insieme a Gravina l'istituenda città metropolitana risulterebbe costituita da tutti gli attuali comuni delle provincia, con esclusione della sola città di Molfetta che ha espressamente dichiarato di non voler aderire, e con l'inclusione del Comune di Fasano che ha deliberato l'adesione a seguito di referendum.
La nuova cartina delle Province italiane arriverà con un decreto legge che andrà all'esame del primo Consiglio dei ministri di novembre. La mappa metterà insieme le proposte che le Regioni stanno presentando. Dalla fine di giugno del 2013 le province saranno poi guidate da un commissario che dovrà curare la transizione.
C'è ancora tempo per metabolizzare la scelta.
Ma in sede di consiglio comunale gli animi si sono comunque riscaldati. Non che qualcuno avesse preso in considerazione la possibilità di annettersi a Foggia, ma discutere sull'argomento nei mesi passati avrebbe forse significato rendere consapevoli i cittadini della scelta: questo il peso del dito puntato contro Valente da parte dell'opposizione. Al vento anche la richiesta di collegialità e condivisione, magari attraverso un referendum popolare, proposta dal rappresentante cittadino del Movimento Schittulli, il consigliere provinciale Mimmo Romita.
Sull'onda delle proteste, per "distinguere" Gravina all'interno della costituenda e ancora indefinita città metropolitana, è stato elaborato un ordine del giorno col quale è stata palesata, questa volta all'unanimità, la volontà di aderire alla città metropolitana, ma sottolineando le specificità del territorio gravinese e la volontà che quell'area metropolitana non abbia né centri né periferie: "La città di Gravina è una città cerniera. Essa appartiene per geografia, vocazione storica e culturale, alle aree interne e si ricollega in una storia ideale con il territorio che evolve verso Taranto e verso Matera [...] Ma la storia di Gravina è anche storia geomorfologica di un territorio interno che sa anche aprirsi alla costa [...]. E' la storia insomma di una città in cui tanti lavoratori, tanti giovani, tanti artisti, tanti commercianti e imprenditori, si sono formati, hanno lavorato, hanno guardato a Bari [...]. Proprio per questa sua dualità, per questo suo essere al confine, meticcia nella sua storia culturale, economica e perfino antropologica, Gravina rivendica una appartenenza eccedente nella Area Metropolitana, un più ampio protagonismo, oltre che una maggiore dignità, appartenenza che vuole anche interpretare un sentimento comune che pervade, per esempio, molti altri Comuni del Parco dell'Alta Murgia che si sentono stretti in una logica che sia solo di ridefinizione amministrativa", si legge nel documento dal destinatario ignoto.
Tanto tuonò che piovve, insomma. Ma in questo caso è stato tutt'altro che un acquazzone. Così stando le cose, il cambiamento nella geografia della Puglia potrebbe essere davvero minimo. Tutti diretti verso Bari. Insieme a Gravina l'istituenda città metropolitana risulterebbe costituita da tutti gli attuali comuni delle provincia, con esclusione della sola città di Molfetta che ha espressamente dichiarato di non voler aderire, e con l'inclusione del Comune di Fasano che ha deliberato l'adesione a seguito di referendum.
La nuova cartina delle Province italiane arriverà con un decreto legge che andrà all'esame del primo Consiglio dei ministri di novembre. La mappa metterà insieme le proposte che le Regioni stanno presentando. Dalla fine di giugno del 2013 le province saranno poi guidate da un commissario che dovrà curare la transizione.
C'è ancora tempo per metabolizzare la scelta.