Rischio idrogeologico: la Puglia non risponde bene
Tarantini: “La strada da fare è ancora lunga”.
domenica 16 febbraio 2014
15.00
6.633 comuni italiani con aree a rischio idrogeologico, l'82% del totale e tra questi anche molti centri urbani pugliesi.
E' quanto emerge dal dossier, "Ecosistema a rischio 2013", di Legambiente e del Dipartimento della Protezione civile, le quali hanno monitorato le attività dedicate a gestire il rischio idrogeologico di circa 1.500 amministrazioni comunali.
Per quanto riguarda la situazione pugliese, sono stati raccolti solo dati parziali, poiché a rispondere al questionario sono state solo 43 amministrazioni, vale a dire solo il 22% dei comuni a rischio, delle quali inoltre, sette, hanno dichiarato di non possedere strutture in aree pericolose. Nel particolare, le percentuali mostrano come nel 67% dei comuni pugliesi, siano presenti abitazioni in aree a rischio, nel 36% interi quartieri, nel 47% fabbricati industriali e nel 22% strutture commerciali e ricettive. Il 6% dei comuni ha intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo, appena nel 3% dei casi si è provveduto a delocalizzare insediamenti o fabbricati industriali. Inoltre, la metà dei comuni ha dichiarato di svolgere regolarmente un'attività di manutenzione ordinaria delle opere di difesa idraulica e il 69% ha recepito nel piano urbanistico le perimetrazioni contenute nel "Piano per l'Assetto idrogeologico" al fine di stabilire i vincoli all'edificazione delle zone a rischio.
Appare migliore invece l'attività di monitoraggio della Protezione civile: L'86% dei comuni si è dotato di un piano d'emergenza ma solo il 39% lo ha aggiornato negli ultimi due anni. Mentre pochi sono ancora quelli che organizzano le attività informative e le esercitazioni.
"I dati pugliesi di Ecosistema Rischio 2013, confermano come sia ancora lunga la strada da percorrere per garantire la sicurezza della popolazione da frane e alluvioni" dichiara Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia, "molti sono ancora i comuni che hanno abitazioni e fabbricati industriali in aree a rischio ma pochissimi sono quelli che hanno intrapreso azioni di delocalizzazione". E continua: "Per quanto riguarda l'organizzazione del sistema locale di protezione civile dal dossier emerge che solo pochi comuni aggiornano il piano d'emergenza, organizzano attività d'informazione ai cittadini e realizzano esercitazioni, i piani d'emergenza, per essere realmente efficaci, devono essere aggiornati e conosciuti dalla popolazione".
E' quanto emerge dal dossier, "Ecosistema a rischio 2013", di Legambiente e del Dipartimento della Protezione civile, le quali hanno monitorato le attività dedicate a gestire il rischio idrogeologico di circa 1.500 amministrazioni comunali.
Per quanto riguarda la situazione pugliese, sono stati raccolti solo dati parziali, poiché a rispondere al questionario sono state solo 43 amministrazioni, vale a dire solo il 22% dei comuni a rischio, delle quali inoltre, sette, hanno dichiarato di non possedere strutture in aree pericolose. Nel particolare, le percentuali mostrano come nel 67% dei comuni pugliesi, siano presenti abitazioni in aree a rischio, nel 36% interi quartieri, nel 47% fabbricati industriali e nel 22% strutture commerciali e ricettive. Il 6% dei comuni ha intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo, appena nel 3% dei casi si è provveduto a delocalizzare insediamenti o fabbricati industriali. Inoltre, la metà dei comuni ha dichiarato di svolgere regolarmente un'attività di manutenzione ordinaria delle opere di difesa idraulica e il 69% ha recepito nel piano urbanistico le perimetrazioni contenute nel "Piano per l'Assetto idrogeologico" al fine di stabilire i vincoli all'edificazione delle zone a rischio.
Appare migliore invece l'attività di monitoraggio della Protezione civile: L'86% dei comuni si è dotato di un piano d'emergenza ma solo il 39% lo ha aggiornato negli ultimi due anni. Mentre pochi sono ancora quelli che organizzano le attività informative e le esercitazioni.
"I dati pugliesi di Ecosistema Rischio 2013, confermano come sia ancora lunga la strada da percorrere per garantire la sicurezza della popolazione da frane e alluvioni" dichiara Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia, "molti sono ancora i comuni che hanno abitazioni e fabbricati industriali in aree a rischio ma pochissimi sono quelli che hanno intrapreso azioni di delocalizzazione". E continua: "Per quanto riguarda l'organizzazione del sistema locale di protezione civile dal dossier emerge che solo pochi comuni aggiornano il piano d'emergenza, organizzano attività d'informazione ai cittadini e realizzano esercitazioni, i piani d'emergenza, per essere realmente efficaci, devono essere aggiornati e conosciuti dalla popolazione".