Non saranno riesumate le salme di Ciccio e Tore
Lo dice la Procura di Bari in risposta alla madre dei due fratellini gravinesi
venerdì 24 febbraio 2012
10.41
La verità in fondo al pozzo. Quello nel quale, ormai quasi quattro anni addietro, per un caso fortuito vennero rinvenuti i corpi di Francesco e Salvatore Pappalardi, scomparsi il 5 giugno del 2006. Quando quel pozzo, un antro scavato nella casa delle cento stanze, nel cuore di Gravina, restituì i corpi senza vita dei due fratellini, la verità restituì la libertà e l'onore al padre dei due, Filippo Pappalardi, per mesi considerato dagli inquirenti il responsabile di un duplice omicidio che mai era stato commesso. Adesso, quel che manca per chiudere la storia potrebbe venire ancora dal pozzo e da quanti, quella sera del 5 giugno 2006, attorno ad esso si sarebbero mossi.
Perchè di questo si dice sicura Rosa Carlucci, la mamma di Ciccio e Tore, che con un esposto ha ottenuto dalla Procura di Bari la riapertura dell'inchiesta: che quella sera i corridoi delle centostanze fossero attraversati da un gruppo di adolescenti impegnati in una prova di coraggio. Quella alla quale i suoi figli non sopravvissero.
Almeno cinque, secondo la donna gravinese, sarebbero stati i testimoni di quella tragica caduta. Cinque ragazzi oggi maggiorenni, le cui posizioni, a seguito della ripresa delle indagini, sarebbero già finite sotto i riflettori della Procura del Tribunale dei minorenni, chiamata a verificare se davvero qualcuno vide e poi tenne per sè quanto visto, evitando di dare l'allarme e di allertare i soccorritori, il cui intervento avrebbe forse potuto rivelarsi provvidenziale.
Ma neppure il passo avanti della Procura pare bastare a Rosa Carlucci, madre in cerca di giustizia. "Mi interessa raggiungere il mio obbiettivo e, se sarà necessario, chiederò la riesumazione delle salme", dichiara ora la donna. "Ci sono verità nascoste in un maledetto fascicolo che nessuno ha mai preso in considerazione: ecco perché non mi fermo". Altri particolari, riportando il discorso sui binari del codice di procedura penale, non sempre coincidenti con quelli del cuore, aggiunge Domenico Ciocia, avvocato dalla Carlucci: "Nessuna richiesta di riesumazione dei fratellini è stata finora formalmente avanzata. L'intenzione, in ogni caso, è quella di ripercorrere tutto l'iter a 360 gradi. E se dovessero emergere dei dubbi, li rappresenteremo al magistrato col quale, questa volta, possiamo colloquiare".
Avanti adagio, dunque, ma avanti. "Una volta che mio marito Filippo fu scagionato dall'accusa di omicidio", chiosa Rosa Carlucci, "l'inchiesta perse di stimolo. Nessuno indagò in altre direzioni". E la verità rimase confinata in fondo ad un pozzo al quale, fossero vere le ipotesi adesso al vaglio della Procura barese, sarebbero stati in molti ad affacciarsi. Impauriti, silenti, reticenti.
Ma nell'inchiesta che prosegue, la ventilata riesumazione dei due corpicini è eventualità esclusa dalla stessa Procura: nel pomeriggio di venerdì il procuratore capo Antonio Laudati ha "categoricamente escluso un'eventualità del genere", ritenendo non necessari ulteriori accertamenti necrologici.
Perchè di questo si dice sicura Rosa Carlucci, la mamma di Ciccio e Tore, che con un esposto ha ottenuto dalla Procura di Bari la riapertura dell'inchiesta: che quella sera i corridoi delle centostanze fossero attraversati da un gruppo di adolescenti impegnati in una prova di coraggio. Quella alla quale i suoi figli non sopravvissero.
Almeno cinque, secondo la donna gravinese, sarebbero stati i testimoni di quella tragica caduta. Cinque ragazzi oggi maggiorenni, le cui posizioni, a seguito della ripresa delle indagini, sarebbero già finite sotto i riflettori della Procura del Tribunale dei minorenni, chiamata a verificare se davvero qualcuno vide e poi tenne per sè quanto visto, evitando di dare l'allarme e di allertare i soccorritori, il cui intervento avrebbe forse potuto rivelarsi provvidenziale.
Ma neppure il passo avanti della Procura pare bastare a Rosa Carlucci, madre in cerca di giustizia. "Mi interessa raggiungere il mio obbiettivo e, se sarà necessario, chiederò la riesumazione delle salme", dichiara ora la donna. "Ci sono verità nascoste in un maledetto fascicolo che nessuno ha mai preso in considerazione: ecco perché non mi fermo". Altri particolari, riportando il discorso sui binari del codice di procedura penale, non sempre coincidenti con quelli del cuore, aggiunge Domenico Ciocia, avvocato dalla Carlucci: "Nessuna richiesta di riesumazione dei fratellini è stata finora formalmente avanzata. L'intenzione, in ogni caso, è quella di ripercorrere tutto l'iter a 360 gradi. E se dovessero emergere dei dubbi, li rappresenteremo al magistrato col quale, questa volta, possiamo colloquiare".
Avanti adagio, dunque, ma avanti. "Una volta che mio marito Filippo fu scagionato dall'accusa di omicidio", chiosa Rosa Carlucci, "l'inchiesta perse di stimolo. Nessuno indagò in altre direzioni". E la verità rimase confinata in fondo ad un pozzo al quale, fossero vere le ipotesi adesso al vaglio della Procura barese, sarebbero stati in molti ad affacciarsi. Impauriti, silenti, reticenti.
Ma nell'inchiesta che prosegue, la ventilata riesumazione dei due corpicini è eventualità esclusa dalla stessa Procura: nel pomeriggio di venerdì il procuratore capo Antonio Laudati ha "categoricamente escluso un'eventualità del genere", ritenendo non necessari ulteriori accertamenti necrologici.