San Michele Arcangelo: il legame con Gravina, una storia tra fede e tradizione
Un incontro dedicato al Santo patrono della città.
lunedì 8 aprile 2024
11.21
Presso il Palazzo Episcopio di Gravina, in Piazza Benedetto XIII, è stato organizzato dall'associazione Corteo Storico "Conte Giovanni di Montfort" un convegno dedicato a San Michele Arcangelo.
All'evento, introdotto dal prof. arch. Giuseppe Colonna, presidente dell'Associazione Corteo Storico "Conte Giovanni di Monfort", sono stati presenti S. E. Mons. Giuseppe Russo, Vescovo della Diocesi di Altamura, Gravina in Puglia e Acquaviva delle Fonti e, in rappresentanza dell'Amministrazione del Comune di Gravina in Puglia, l'assessore Marienza Schinco.
L'incontro è stato moderato dal rev.mo Alessandro Amapani, dottore in Teologia Pastorale e parroco presso la chiesa di San Giovanni Battista. Nell'occasione ci sono stati gli interventi della prof.ssa Immacolata Aulisa del Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica presso l'Università degli Studi di Bari che ha parlato de "La diffusione del Culto Micelio in Italia e in Europa: dalle origini al Medioevo"; seguito da quello della prof.ssa Marisa D'Agostino, già docente di Lettere Classiche, che ha illustrato "Il Culto Micelio e la nascita della Fiera", facendo riferimento anche alla figura di San Giorgio. Successivamente c'è stato l'intervento di un altro professore del del Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica, Marcello Mignozzi, focalizzato su "San Michele a Gravina, una Triade inconsueta per una preghiera comune" e dedicato in particolare alla chiesa rupestre di San Michele; infine quello del prof. Alessandro Lagioia, associato in Lingua e Letteratura Latina presso il Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica, che si è soffermato sul tema "Viaggi, paesaggi e pellegrinaggi sulle vie della transumanza".
Il vescovo, nel salutare la platea e i presenti, ha sottolineato il proprio interesse per la figura di San Michele Arcangelo, oltre alla devozione per Padre Pio. Un binomio accumunato dalla lotta contro il male, esercitata come missione. San Michele si è schierato dalla parte di Dio contro gli angeli ribelli, così come Padre Pio si è contrapposto a Satana. Ha anche gioito nel sapere che San Michele Arcangelo è patrono della città di Gravina, ha raccontato di aver visitato la grotta, un posto stupefacente, quindi ha sottolineato la valenza dell'incontro tenuto nella serata.
Il successivo intervento del moderatore ha ricordato come diversi luoghi lungo l'Europa siano legati al culto di San Michele, localizzando la fonte in Puglia. Tra le città citate figura anche Gravina, caratterizzata da una storia di rilievo da trasmettere, l'evento ha anche permesso di conoscere da più prospettive aspetti caratterizzanti di questo culto.
L'intervento della professoressa Immacolata Aulica è partito dalla figura dell'Arcangelo per poi approfondire il culto che, dal Gargano, si è diffuso lungo la Puglia e l'Italia Meridionale.
I cristiani hanno fatto proprie le credenze sugli angeli che erano tipiche del mondo ebraico e tra tutte le figure spirituali vi sono anche gli Arcangeli, un termine derivante dal greco che indica i "principi degli angeli".
Sono diverse le citazioni sulla figura dell'Arcangelo Michele, rappresentato come un principe protettore e raffigurato nell'iconografia cristiana con una spada e armato per combattere contro gli angeli ribelli. Ma sono state ricordate anche altre rappresentazioni, per esempio con una bilancia o come angelo della morte o guaritore. Interessante è anche l'accostamento con l'elemento acqua, considerato un fattore di guarigione.
Tra i diversi luoghi legati al culto di San Michele, la città di Monte Sant'Angelo ne è diventata un punto di riferimento. Qui figura una grotta scavata, un luogo in cui si è voluto ritrovare il legame con Dio dove spicca l'elemento acqua già accennato, nello specifico si parla di goccia o stilla ritenuta miracolosa.
Un'altra raffigurazione citata è quella del toro, che si ritrova in vari esempi artistici ed è legata a una particolare storia, quella di un potente signore di nome Gargano che tentò di uccidere l'animale che si era ribellato ed era scomparso, scoccando una freccia avvelenata che però deviata tornò indietro e lo colpì. Una storia che potrebbe essere interpretata come la sconfitta del paganesimo e il successo della cristianità associata all'immagine del toro, che rappresenta anche la fecondità, pensando allo stesso luogo di culto scelto dall'Arcangelo Michele.
Passando alla tradizione che riguarda anche Gravina, la professoressa ha rievocato il legame tra il culto di San Michele e i Longobardi, giunti dal Nord Europa e approdati in Puglia da Benevento. Questi furono subito attratti dal culto celebrato sul promontorio del Gargano, una zona interessante anche per motivi strategici. I Longobardi si scontrarono con i Bizantini e raggiunsero il Gargano, da allora anche i connotati dell'Arcangelo Michele mutarono, dato che i Longobardi erano un popolo di guerrieri e recuperarono dalle Sacre Scritture la raffigurazione di San Michele come capo delle milizie celesti, raffigurandolo con spada e gli attributi tipici di un guerriero, testimoniato anche dalle effigi sulle monete del tempo.
Effettuarono anche interventi monumentali che mutarono l'aspetto della stessa grotta di Monte Sant'Angelo, in modo che ogni pellegrino, una volta giunto sul posto, realizzasse di essere davanti a qualcosa di imponente. Oggi se ne individuano ancora delle tracce notano le arcate e altre testimonianze del periodo.
Altrettanto significativo è il riferimento alle date in cui si celebra il Santo, quella del 29 settembre che è la data del calendario romano dove si ricordano i tre Arcangeli, ma esiste anche la data dell'8 maggio celebrato perché legato proprio a una battaglia dei Longobardi vinta con la protezione dell'Arcangelo. Così come simbolico è lo stesso luogo del Gargano, rappresentativo anche perché gli altri luoghi di culto sono sorti su punti elevati. Inoltre la pietra del Gargano è diventata l'elemento importante per costruire luoghi di culto legati a San Michele. Simbolicamente la pietra del Gargano è risultata garanzia di un legame tra le località.
Nella serata dedicata a San Michele Arcangelo, il successivo intervento della professoressa Marisa D'Agostino ha proposto un suggestivo doppio riferimento alle figure di San Michele e di San Giorgio, entrambe legate alla città di Gravina e anche alla storica Fiera.
Due Santi e anche due presenze benefiche. Al primo è dedicata la storica chiesa rupestre a cinque navate in prossimità del costone della gravina, al secondo un'altra storica chiesetta, extra moenia, che la professoressa suggerisce di recuperare per non disperdere un luogo d'interesse artistico e culturale della città.
Tornando al culto di San Michele e facendo riferimento alla grotta, la professoressa ha sottolineato anche in questo caso la presenza dell'elemento acqua, nello specifico la già citata stilla, quindi l'idea di una possibile guarigione grazie a una fonte ritenuta risanatrice. Così come sono citate altre sfaccettature del culto, dalla incubatio con la possibilità per i pellegrini di dormire nella stessa chiesa o in luoghi di prossimità affidandosi al Santo, sino alle pietre del Gargano recuperate dai pellegrini e dai devoti come elemento benefico e usate per scacciare il cattivo tempo o richiedere l'acqua in caso di siccità.
Nella parte conclusiva del suo intervento, la professoressa D'Agostino ha ricordato che anche San Michele ha avuto la sua fiera, non solo San Giorgio. Un manifestazione a carattere propriamente agricolo e pastorale, dato che si andava in fiera per acquistare animali o ciò che era necessario.
Il terzo contributo del prof. Marcello Mignozzi è stato dedicato alle chiese rupestri, in particolare ha parlato di quella gravinese dedicata a San Michele. Riallacciandosi con quanto detto dalla professoressa D'Agostino, ha posto l'accento sullo stato di conservazione di questo tipo di luoghi, ricordando che un passo fondamentale perché un bene diventi attraente è la consapevolezza della sua esistenza e, in secondo luogo, del suo valore storico.
Ripercorrendone la storia e la tipologia, ha sottolineato quanto sia piuttosto complessa la parte vestibolare, in base ai cambiamenti avvenuti nel tempo, tanto da renderne difficile la ricostruzione delle condizioni primigenie. Oggi si possono notare le cinque navate, rispetto a una struttura originaria che potrebbe essere stata impostata su tre sezioni. Questa chiesa, pur essendo in grotta, ha vissuto delle fasi come luogo di pellegrinaggio, notando le diverse impronte lasciate sulla roccia. Per Gravina è stata scelta un'impronta basilicale con la realizzazione di altari importanti, fino a spostare l'attenzione verso la scultura del Santo, simile a quella del Gargano. Ma un altro aspetto interessante e peculiare è rappresentato dagli affreschi della chiesa. Testimonianze di rara importanza con temi iconografici particolarmente rari o originali, tanto da essere considerati unici. Un caso peculiare è proprio una triade, una raffigurazione associata ai culti del periodo, tenendo presente che la pittura rupestre non prevedeva scene narrate ma pannelli iconografici con raffigurazione del Santo a cui si era più devoti. Le chiese in grotta avevano una funzione funeraria, per poi diventare veri e propri luoghi di culto.
Tornando alle raffigurazioni della pittura rupestre, la triade dell'intercessione, quella della deesis, era impostata secondo uno schema definito: al centro Cristo visto come giudice e ai lati sempre la Vergine Maria e San Giovanni Battista. Raramente questo schema è stato modificato, ma a Gravine è accaduto, forse per i rapporti stretti di allora con il mondo Bizantino, perché ai lati del Cristo nella raffigurazione sono state notate le immagini di San Paolo e San Michele Arcangelo. Quindi in età medioevale la chiesa doveva essere già dedicata a San Michele e probabilmente anche a San Paolo.
Il prof. Mignozzi, alla fine del suo intervento, si è soffermato di nuovo sullo stato di conservazione di queste opere, richiamando a una sensibilizzazione che spinga a tutelare questi beni che rappresentano la nostra storia.
L'ultimo contributo del prof. Alessandro Lagioia si è soffermato su un altro aspetto che richiama il culto, ma visto dalla prospettiva dei pastori, della transumanza e dei tratturi. Un legame che richiama le tradizioni popolari, il culto e la stessa area garganica. Ha citato i riti della transumanza statonica (giugno-settembre) e vernotica (settembre-maggio), parlando nell'occasione anche delle date di riferimento del culto e degli stessi percorsi affrontati dai pellegrini. La Puglia era ricca di queste vie verdi o erbose e proprio da Gravina passava un ampio tratturo che collegava Melfi con Castellaneta. Da Gravina passavano anche altri due tratturi, quello Gravina-Matera e quello Tolve-Gravina, inoltre i tratturi erano a loro volta collegati da bracci che rappresentavano un raccordo con altri tratturi. Una rete capillare che consentiva collegamenti verso tutto il territorio.
L'auspicio manifestato nella serata dedicata a San Michele, al culto e alle tradizioni, è che questo incontro sia stato solo la prima tappa di un percorso di riscoperta. Un cammino che consenta a tanti di recuperare un rapporto con il passato di questa città e continuarlo a tramandare.
All'evento, introdotto dal prof. arch. Giuseppe Colonna, presidente dell'Associazione Corteo Storico "Conte Giovanni di Monfort", sono stati presenti S. E. Mons. Giuseppe Russo, Vescovo della Diocesi di Altamura, Gravina in Puglia e Acquaviva delle Fonti e, in rappresentanza dell'Amministrazione del Comune di Gravina in Puglia, l'assessore Marienza Schinco.
L'incontro è stato moderato dal rev.mo Alessandro Amapani, dottore in Teologia Pastorale e parroco presso la chiesa di San Giovanni Battista. Nell'occasione ci sono stati gli interventi della prof.ssa Immacolata Aulisa del Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica presso l'Università degli Studi di Bari che ha parlato de "La diffusione del Culto Micelio in Italia e in Europa: dalle origini al Medioevo"; seguito da quello della prof.ssa Marisa D'Agostino, già docente di Lettere Classiche, che ha illustrato "Il Culto Micelio e la nascita della Fiera", facendo riferimento anche alla figura di San Giorgio. Successivamente c'è stato l'intervento di un altro professore del del Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica, Marcello Mignozzi, focalizzato su "San Michele a Gravina, una Triade inconsueta per una preghiera comune" e dedicato in particolare alla chiesa rupestre di San Michele; infine quello del prof. Alessandro Lagioia, associato in Lingua e Letteratura Latina presso il Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica, che si è soffermato sul tema "Viaggi, paesaggi e pellegrinaggi sulle vie della transumanza".
Il vescovo, nel salutare la platea e i presenti, ha sottolineato il proprio interesse per la figura di San Michele Arcangelo, oltre alla devozione per Padre Pio. Un binomio accumunato dalla lotta contro il male, esercitata come missione. San Michele si è schierato dalla parte di Dio contro gli angeli ribelli, così come Padre Pio si è contrapposto a Satana. Ha anche gioito nel sapere che San Michele Arcangelo è patrono della città di Gravina, ha raccontato di aver visitato la grotta, un posto stupefacente, quindi ha sottolineato la valenza dell'incontro tenuto nella serata.
Il successivo intervento del moderatore ha ricordato come diversi luoghi lungo l'Europa siano legati al culto di San Michele, localizzando la fonte in Puglia. Tra le città citate figura anche Gravina, caratterizzata da una storia di rilievo da trasmettere, l'evento ha anche permesso di conoscere da più prospettive aspetti caratterizzanti di questo culto.
L'intervento della professoressa Immacolata Aulica è partito dalla figura dell'Arcangelo per poi approfondire il culto che, dal Gargano, si è diffuso lungo la Puglia e l'Italia Meridionale.
I cristiani hanno fatto proprie le credenze sugli angeli che erano tipiche del mondo ebraico e tra tutte le figure spirituali vi sono anche gli Arcangeli, un termine derivante dal greco che indica i "principi degli angeli".
Sono diverse le citazioni sulla figura dell'Arcangelo Michele, rappresentato come un principe protettore e raffigurato nell'iconografia cristiana con una spada e armato per combattere contro gli angeli ribelli. Ma sono state ricordate anche altre rappresentazioni, per esempio con una bilancia o come angelo della morte o guaritore. Interessante è anche l'accostamento con l'elemento acqua, considerato un fattore di guarigione.
Tra i diversi luoghi legati al culto di San Michele, la città di Monte Sant'Angelo ne è diventata un punto di riferimento. Qui figura una grotta scavata, un luogo in cui si è voluto ritrovare il legame con Dio dove spicca l'elemento acqua già accennato, nello specifico si parla di goccia o stilla ritenuta miracolosa.
Un'altra raffigurazione citata è quella del toro, che si ritrova in vari esempi artistici ed è legata a una particolare storia, quella di un potente signore di nome Gargano che tentò di uccidere l'animale che si era ribellato ed era scomparso, scoccando una freccia avvelenata che però deviata tornò indietro e lo colpì. Una storia che potrebbe essere interpretata come la sconfitta del paganesimo e il successo della cristianità associata all'immagine del toro, che rappresenta anche la fecondità, pensando allo stesso luogo di culto scelto dall'Arcangelo Michele.
Passando alla tradizione che riguarda anche Gravina, la professoressa ha rievocato il legame tra il culto di San Michele e i Longobardi, giunti dal Nord Europa e approdati in Puglia da Benevento. Questi furono subito attratti dal culto celebrato sul promontorio del Gargano, una zona interessante anche per motivi strategici. I Longobardi si scontrarono con i Bizantini e raggiunsero il Gargano, da allora anche i connotati dell'Arcangelo Michele mutarono, dato che i Longobardi erano un popolo di guerrieri e recuperarono dalle Sacre Scritture la raffigurazione di San Michele come capo delle milizie celesti, raffigurandolo con spada e gli attributi tipici di un guerriero, testimoniato anche dalle effigi sulle monete del tempo.
Effettuarono anche interventi monumentali che mutarono l'aspetto della stessa grotta di Monte Sant'Angelo, in modo che ogni pellegrino, una volta giunto sul posto, realizzasse di essere davanti a qualcosa di imponente. Oggi se ne individuano ancora delle tracce notano le arcate e altre testimonianze del periodo.
Altrettanto significativo è il riferimento alle date in cui si celebra il Santo, quella del 29 settembre che è la data del calendario romano dove si ricordano i tre Arcangeli, ma esiste anche la data dell'8 maggio celebrato perché legato proprio a una battaglia dei Longobardi vinta con la protezione dell'Arcangelo. Così come simbolico è lo stesso luogo del Gargano, rappresentativo anche perché gli altri luoghi di culto sono sorti su punti elevati. Inoltre la pietra del Gargano è diventata l'elemento importante per costruire luoghi di culto legati a San Michele. Simbolicamente la pietra del Gargano è risultata garanzia di un legame tra le località.
Nella serata dedicata a San Michele Arcangelo, il successivo intervento della professoressa Marisa D'Agostino ha proposto un suggestivo doppio riferimento alle figure di San Michele e di San Giorgio, entrambe legate alla città di Gravina e anche alla storica Fiera.
Due Santi e anche due presenze benefiche. Al primo è dedicata la storica chiesa rupestre a cinque navate in prossimità del costone della gravina, al secondo un'altra storica chiesetta, extra moenia, che la professoressa suggerisce di recuperare per non disperdere un luogo d'interesse artistico e culturale della città.
Tornando al culto di San Michele e facendo riferimento alla grotta, la professoressa ha sottolineato anche in questo caso la presenza dell'elemento acqua, nello specifico la già citata stilla, quindi l'idea di una possibile guarigione grazie a una fonte ritenuta risanatrice. Così come sono citate altre sfaccettature del culto, dalla incubatio con la possibilità per i pellegrini di dormire nella stessa chiesa o in luoghi di prossimità affidandosi al Santo, sino alle pietre del Gargano recuperate dai pellegrini e dai devoti come elemento benefico e usate per scacciare il cattivo tempo o richiedere l'acqua in caso di siccità.
Nella parte conclusiva del suo intervento, la professoressa D'Agostino ha ricordato che anche San Michele ha avuto la sua fiera, non solo San Giorgio. Un manifestazione a carattere propriamente agricolo e pastorale, dato che si andava in fiera per acquistare animali o ciò che era necessario.
Il terzo contributo del prof. Marcello Mignozzi è stato dedicato alle chiese rupestri, in particolare ha parlato di quella gravinese dedicata a San Michele. Riallacciandosi con quanto detto dalla professoressa D'Agostino, ha posto l'accento sullo stato di conservazione di questo tipo di luoghi, ricordando che un passo fondamentale perché un bene diventi attraente è la consapevolezza della sua esistenza e, in secondo luogo, del suo valore storico.
Ripercorrendone la storia e la tipologia, ha sottolineato quanto sia piuttosto complessa la parte vestibolare, in base ai cambiamenti avvenuti nel tempo, tanto da renderne difficile la ricostruzione delle condizioni primigenie. Oggi si possono notare le cinque navate, rispetto a una struttura originaria che potrebbe essere stata impostata su tre sezioni. Questa chiesa, pur essendo in grotta, ha vissuto delle fasi come luogo di pellegrinaggio, notando le diverse impronte lasciate sulla roccia. Per Gravina è stata scelta un'impronta basilicale con la realizzazione di altari importanti, fino a spostare l'attenzione verso la scultura del Santo, simile a quella del Gargano. Ma un altro aspetto interessante e peculiare è rappresentato dagli affreschi della chiesa. Testimonianze di rara importanza con temi iconografici particolarmente rari o originali, tanto da essere considerati unici. Un caso peculiare è proprio una triade, una raffigurazione associata ai culti del periodo, tenendo presente che la pittura rupestre non prevedeva scene narrate ma pannelli iconografici con raffigurazione del Santo a cui si era più devoti. Le chiese in grotta avevano una funzione funeraria, per poi diventare veri e propri luoghi di culto.
Tornando alle raffigurazioni della pittura rupestre, la triade dell'intercessione, quella della deesis, era impostata secondo uno schema definito: al centro Cristo visto come giudice e ai lati sempre la Vergine Maria e San Giovanni Battista. Raramente questo schema è stato modificato, ma a Gravine è accaduto, forse per i rapporti stretti di allora con il mondo Bizantino, perché ai lati del Cristo nella raffigurazione sono state notate le immagini di San Paolo e San Michele Arcangelo. Quindi in età medioevale la chiesa doveva essere già dedicata a San Michele e probabilmente anche a San Paolo.
Il prof. Mignozzi, alla fine del suo intervento, si è soffermato di nuovo sullo stato di conservazione di queste opere, richiamando a una sensibilizzazione che spinga a tutelare questi beni che rappresentano la nostra storia.
L'ultimo contributo del prof. Alessandro Lagioia si è soffermato su un altro aspetto che richiama il culto, ma visto dalla prospettiva dei pastori, della transumanza e dei tratturi. Un legame che richiama le tradizioni popolari, il culto e la stessa area garganica. Ha citato i riti della transumanza statonica (giugno-settembre) e vernotica (settembre-maggio), parlando nell'occasione anche delle date di riferimento del culto e degli stessi percorsi affrontati dai pellegrini. La Puglia era ricca di queste vie verdi o erbose e proprio da Gravina passava un ampio tratturo che collegava Melfi con Castellaneta. Da Gravina passavano anche altri due tratturi, quello Gravina-Matera e quello Tolve-Gravina, inoltre i tratturi erano a loro volta collegati da bracci che rappresentavano un raccordo con altri tratturi. Una rete capillare che consentiva collegamenti verso tutto il territorio.
L'auspicio manifestato nella serata dedicata a San Michele, al culto e alle tradizioni, è che questo incontro sia stato solo la prima tappa di un percorso di riscoperta. Un cammino che consenta a tanti di recuperare un rapporto con il passato di questa città e continuarlo a tramandare.