San Vito Vecchio, chiuse le indagini

Quattro indagati tra proprietari, direttore dei lavori e impresa

venerdì 11 aprile 2014 09.00
Si chiude con un'accusa di abuso edilizio il primo filone dell'inchiesta giudiziaria avviata per accertare presunte irregolarità nella realizzazione di un immobile in via San Vito Vecchio. La procura di Bari, ad un anno dall'avvio delle indagini, ha tirato le somme sulla vicenda partita a seguito di un esposto formalizzato da un privato cittadino.
Quattro gli avvisi di conclusione indagini emessi dal pubblico ministero, Renato Nitti, nei confronti di altrettante persone tra cui i due coniugi proprietari dell'immobile, il progettista e direttore dei lavori e, infine, nei confronti dell'amministratore dell'impresa esecutrice dell'opera.
Secondo l'accusa i quattro, in accordo tra di loro, avrebbero realizzato un immobile senza i dovuti permessi di costruire, dichiarati illegittimi e dunque, inefficaci.

Stando ai documenti, l'immobile realizzato risulterebbe in difformità rispetto sia al primo permesso di costruire, datato 2007, con cui si autorizzava la demolizione e ricostruzione di un vecchio palazzo, sia rispetto alla variante presentata nel 2012. Un immobile posto sotto sequestro a maggio dello scorso anno e rimasto tale nonostante i ricorsi presentati dai proprietari e prontamente respinti dal Tribunale.

Nell'ordinanza emessa dal Tribunale di Bari ad ottobre 2013, il collegio dei giudici della terza sezione penale ha respinto entrambi i ricorsi, stabilendo che la costruzione in questione, situata in prossimità del centro storico e tipizzata zona A2, ossia zona di salvaguardia dei vecchi fabbricati, "è da considerarsi una nuova costruzione".
A nulla dunque è valsa la perizia di parte presentata da un tecnico di fiducia dei proprietari. Perizia nella quale si definisce il progetto quale "intervento composto in quanto atterrebbe sia ad una ristrutturazione edilizia e ad una sopraelevazione".

Definizione che è stata completamente bocciata dal collegio giudicante sulla base di una contro perizia effettuata questa volta dal ctu nominato dal Tribunale il quale ha evidenziato che l'immobile in realizzazione "differisce per misure e sagoma dalla costruzione originaria" in totale difformità da quanto stabilito dalle norme tecniche di attuazione del Piano regolatore gravinese. Norme che impongono la così detta "ricostruzione condizionata" ossia il ripristino delle forme e dei volumi preesistenti nelle zone A2.
Nello stesso provvedimento, dopo una attenta disamina i giudici rilevano che "l'intervento edilizio di che trattasi, consistito nella demolizione integrale di un vecchio fabbricato e nella costruzione di un altro fabbricato con sopraelevazione, che non ha alcun rapporto con il precedente essendone diverse l'area di sedime, la sagoma, l'altezza oltre che la superficie e il volume, il numero dei piani e il numero delle unità immobiliari deve considerarsi quale nuova costruzione".

Inoltre, "riguardo alle distanze dai fabbricati - si legge ancora nel dispositivo - il consulente sottolinea che solo nell'ipotesi di una parziale ristrutturazione dell'edificio preesistente, con la conservazione delle murature perimetrali si sarebbero potute mantenere le precedenti distanze, che invece non rispettano neppure il limite minimo di 6 metri come prescritto dalle norme tecniche di attuazione del piano particolareggiato".

Tutte contestazioni che il pubblico ministero ha riportato nell'avviso di conclusione delle indagini, a cui, adesso, toccherà agli indagati e ai rispettivi difensori, smentire.

L'immobile in questione, vale la pena di ricordare, è al centro di una vicenda complicata che sta scuotendo Palazzo di città, non solo per questioni giuridiche legate al presunto abuso edilizio e alla violazione delle norme, ma anche perchè il Municipio gravinese è direttamente coinvolto nella vicenda. L'immobile in oggetto è riconducibile ai familiari del primo cittadino Alesio Valente (a carico del quale, si precisa, nessuna contestazione viene mossa dagli inquirenti) mentre gli altri due indagati, progettista e amministratore dell'impresa di costruzione, siedono attualmente in consiglio comunale, il primo tra i banchi della maggioranza mentre il secondo tra le fila dell'opposizione. E non è tutto. Il secondo filone dell'inchiesta mira a vagliare la regolarità della procedura amministrativa seguita dagli uffici municipali con riferimento alla pratica urbanistica correlata.