Scommesse e macchinette mangia soldi: i vizi dei gravinesi
Le mogli ai gestori: “Se viene mio marito lo mandi a casa”. In calo le giocate. Crisi economica o giochi on line?
giovedì 30 maggio 2013
08.50
"Se dovesse tornare mio marito, per favore non lo faccia giocare. Lo mandi a casa".
La carica delle mogli disperate prova a fermare i mariti. Perché la ludopatia, l'incapacità di resistere all'impulso di giocare d'azzardo o fare scommesse, può portare a rovesci finanziari e alla compromissione dei rapporti personali.
Sono le donne, il sesso debole di un tempo, a rivolgersi ai gestori delle macchinette da gioco. Per provare ad inibire la sprovvedutezza ottusa dei loro uomini incalliti, piegati a testa bassa su quelle macchinette mangia soldi. Sono lontani i tempi in cui bisognava attendere la domenica per controllare la schedina sperando di aver centrato un tredici o attendere un paio di occasioni per acquistare un biglietto della lotteria.
E invece Enalotto, Gratta e Vinci, Videopoker, Videoroulette, Slotmachine, Giochi on Line, Bingo e quant'altro, sono la tassa giornaliera pagata da numerosi gravinesi. Dai trenta ai quaranta anni, senza lavoro o alle prese con lavoretti precari. Una moglie a cui nascondere le puntate sulla corsa dei cavalli o il malloppo dei Gratta e Vinci nelle tasche dei jeans, e figli da mandare a scuola. È questo l'identikit del tipico giocatore gravinese. Rare le donne alle prese con il gioco. Pochi anche i professionisti, diversamente dal passato. Ad essere incorreggibile è soprattutto l'esercito dei disoccupati. L'armata degli uomini con più tempo a disposizione. Anche se con meno risorse economiche. C'è chi sperpera il gruzzoletto messo da parte negli anni in cui il sole splendeva. C'è chi si è ridotto sul lastrico per colpa del gioco.
"Quante ne vedo ogni giorno. Non dovrei farlo, ma ogni tanto mi affaccio a verificare che gente che è dentro già da un'ora non dilapidi tutto", racconta più d'un titolare di agenzie di scommesse, dando atto di una notevole riduzione dell'andamento dell'attività. "Il calo si sente. Non che la crisi non c'entri, ma questo è anche il risultato di attività sottobanco e della diffusione su internet del gioco. Prima si affacciavano anche professionisti, da avvocati a medici. Ma ora credo giochino comodamente da casa", aggiunge un titolare interpellato.
E poi c'è lo tsunami economico che ha ridotto le giocate quotidiane degli scommettitori costanti, una cinquantina in media per ogni agenzia e tabaccaio. «Fino a tre anni fa spendevano anche 500 euro al giorno. Ora dai quaranta ai cento euro in media», concludono i gestori.
Non per tutti è patologia o dipendenza. Non per tutti è allarme. Ma potrebbe diventarlo.
Nella prossima puntata i dati del Sert.
La carica delle mogli disperate prova a fermare i mariti. Perché la ludopatia, l'incapacità di resistere all'impulso di giocare d'azzardo o fare scommesse, può portare a rovesci finanziari e alla compromissione dei rapporti personali.
Sono le donne, il sesso debole di un tempo, a rivolgersi ai gestori delle macchinette da gioco. Per provare ad inibire la sprovvedutezza ottusa dei loro uomini incalliti, piegati a testa bassa su quelle macchinette mangia soldi. Sono lontani i tempi in cui bisognava attendere la domenica per controllare la schedina sperando di aver centrato un tredici o attendere un paio di occasioni per acquistare un biglietto della lotteria.
E invece Enalotto, Gratta e Vinci, Videopoker, Videoroulette, Slotmachine, Giochi on Line, Bingo e quant'altro, sono la tassa giornaliera pagata da numerosi gravinesi. Dai trenta ai quaranta anni, senza lavoro o alle prese con lavoretti precari. Una moglie a cui nascondere le puntate sulla corsa dei cavalli o il malloppo dei Gratta e Vinci nelle tasche dei jeans, e figli da mandare a scuola. È questo l'identikit del tipico giocatore gravinese. Rare le donne alle prese con il gioco. Pochi anche i professionisti, diversamente dal passato. Ad essere incorreggibile è soprattutto l'esercito dei disoccupati. L'armata degli uomini con più tempo a disposizione. Anche se con meno risorse economiche. C'è chi sperpera il gruzzoletto messo da parte negli anni in cui il sole splendeva. C'è chi si è ridotto sul lastrico per colpa del gioco.
"Quante ne vedo ogni giorno. Non dovrei farlo, ma ogni tanto mi affaccio a verificare che gente che è dentro già da un'ora non dilapidi tutto", racconta più d'un titolare di agenzie di scommesse, dando atto di una notevole riduzione dell'andamento dell'attività. "Il calo si sente. Non che la crisi non c'entri, ma questo è anche il risultato di attività sottobanco e della diffusione su internet del gioco. Prima si affacciavano anche professionisti, da avvocati a medici. Ma ora credo giochino comodamente da casa", aggiunge un titolare interpellato.
E poi c'è lo tsunami economico che ha ridotto le giocate quotidiane degli scommettitori costanti, una cinquantina in media per ogni agenzia e tabaccaio. «Fino a tre anni fa spendevano anche 500 euro al giorno. Ora dai quaranta ai cento euro in media», concludono i gestori.
Non per tutti è patologia o dipendenza. Non per tutti è allarme. Ma potrebbe diventarlo.
Nella prossima puntata i dati del Sert.