Scoppia il caso Miulli: indagato Nichi Vendola

Al vaglio degli inquirenti anche la posizione di monsignor Paciello. L'inchiesta coordinata dalla Procura di Bari

venerdì 13 aprile 2012 10.09
A cura di Gianpaolo Iacobini
Una transazione milionaria, tra il Miulli e la Regione, pensata per definire bonariamente il contenzioso promosso davanti ai giudici amministrativi dai vertici del noto ospedale.

Sarebbe questo l'atto sul quale la Procura di Bari avrebbe acceso da qualche tempo i riflettori, avviando indagini che avrebbero portato all'iscrizione nel registro degli indagati di nomi eccellenti. Nell'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Desirèe Digeronimo, figurerebbero infatti il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola (a carico del quale sarebbero ipotizzati i reati di abuso d'ufficio, peculato e falso) e gli ex assessori regionali alla sanità Alberto Tedesco e Tommaso Fiore. Ma al vaglio degli inquirenti sarebbero finite anche le posizioni, e le eventuali responsabilità penali, del vescovo della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, monsignor Mario Paciello, e del direttore dell'ospedale acquavivese, don Mimmo Laddaga: per entrambi l'accusa ipotizzata sarebbe quella di concorso in peculato ed in abuso d'ufficio.

A confermare ufficialmente l'esistenza dell'inchiesta, dopo le indiscrezioni trapelate nel pomeriggio di giovedì, lo stesso Vendola. "Ho ricevuto la notifica di una richiesta di proroga di indagini da parte del Gip di Bari", ha fatto sapere il governatore in una nota stampa. "Si tratta di un procedimento penale del quale non avevo mai avuto notizia. Dal tenore dell'atto non sono in grado di capire ciò che mi sarebbe addebitato, ma considerati i nomi coinvolti, deduco che si tratti di questioni relative all'ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti". Qualche particolare in più aggiunge l'ex assessore Fiore: "Si tratta di un atto transattivo del 2009 sul quale il Consiglio di Stato si deve ancora esprimere". Il riferimento sarebbe alla transazione finalizzata alla definizione del contenzioso amministrativo nato dalla contesa sul diniego all'acceso ai fondi pubblici destinati all'edilizia sanitaria, opposto dalla Regione al Miulli. "Rispetto il lavoro della magistratura. Sono sereno. Ribadisco tuttavia la mia totale estraneità a fatti che sono al di là di ogni mia immaginazione", ha tenuto a precisare Vendola, rinviando ai prossimi giorni ogni ulteriore commento di merito.

Tecnicamente, adesso, il Gip presso il Tribunale di Bari dovrà determinarsi in merito all'istanza di proroga delle indagini avanzata dal pm Digeronimo: se la accoglierà, autorizzerà la Procura a proseguire nelle indagini. In caso contrario, fisserà apposita udienza in camera di consiglio invitando la stessa Procura a decidere se optare per l'archiviazione o se avanzare invece richiesta di rinvio a giudizio, formulando i capi di imputazione.