Dissentono Punto GG e Ass. Bosco Difesa Grande
Secco no al deposito per tutelare territorio e comunità
domenica 10 gennaio 2021
20.00
Puglia e Basilicata, pur non avendo mai posseduto centrali nucleari, potrebbero essere scelte per ospitare il sito unico di stoccaggio di rifiuti nucleari in danno al loro patrimonio ambientale e paesaggistico. Una notizia che lascia basiti anche quelli dell'associazione "Bosco Difesa Grande", proprio per la possibile destinazione del deposito, individuato in territorio di Gravina, a ridosso del bosco Comunale. Una scelta -sostengono dall'associazione ambientalista -a dir poco infelice ed irragionevole, se si considera poi che il sito di stoccaggio rappresenterebbe una prospettiva pessima per la salute dei cittadini e per le sorti di un'area boschiva che è stata individuata prima come sito di importanza Comunitaria (SIC) e poi, nel 2015, è stata designata come zona speciale di conservazione (ZSC)".
"L'eventuale collocazione del deposito nei pressi del bosco segnerà irrimediabilmente il destino del nostro territorio: questo vuol dire che le scorie radioattive, pericolose per l'uomo e l'ambiente, stazioneranno li per più di 300 anni, il tempo utile per attendere il decadimento radioattivo"- sottolineano dall'associazione, spiegando come nel sito potrebbero essere presenti ben 50.000 metri cubi derivanti dallo smaltimento delle centrali nucleari e 28.000 metri cubi derivanti dall'industria e dalla medicina nucleare. Insomma, c'è poco da stare tranquilli.
Inoltre, non si riesce a capire -dicono dall'associazione "Bosco Difesa Grande" -come mai per un'area di pregio naturalistico, non siano stati applicati i criteri di esclusione necessari a tutelare la presenza di habitat e specie animali a rischio. E anche di zone antropizzate con la presenza di pozzi, di specie prioritarie, di antiche masserie e di una qualificata agricoltura.
"Un deposito radioattivo potrebbe sminuire gli sforzi di un'intera comunità che punta tutt'oggi sulla sua rinascita dopo gli incendi devastanti che l'hanno distrutto recentemente". Per tutte queste ragioni l'associazione chiede all'istituzione di impegnarsi a produrre tutte le documentazioni tecniche necessarie alla cancellazione dalla Carta nazionale del sito di Gravina.
"Il bosco non è una discarica! Tutti insieme possiamo farcela stringendoci come comunità: l'area murgiana e quella lucana unite per ribellarci ad un destino crudele e iniquo per la nostra terra"- concludono dalla Bosco Difesa Grande.
Dello stesso avviso sono i ragazzi della Punto GG.
"Non è la prima volta che le nostre comunità si trovano a fronteggiare quello che può essere inteso come un rischio, ma evidentemente l'opposizione attuata fra il 2015 e il 2016 dai comuni non è bastata a fare cambiare idea o, peggio, non è stata neppure presa in considerazione" -dicono dall'associazione dei Giovani Gravinesi, che ribadisce il proprio impegno ad evitare che tale sciagura si abbatta sulla comunità murgiana. "Nel nostro piccolo, faremo il possibile affinché le nostre terre non vengano mai violate e allo stesso tempo invitiamo tutta la comunità a costituire un fronte unico, saldo e coeso, pronto a fronteggiare la possibilità di una battaglia per evitare che si costruisca una cattedrale nel deserto".
"L'eventuale collocazione del deposito nei pressi del bosco segnerà irrimediabilmente il destino del nostro territorio: questo vuol dire che le scorie radioattive, pericolose per l'uomo e l'ambiente, stazioneranno li per più di 300 anni, il tempo utile per attendere il decadimento radioattivo"- sottolineano dall'associazione, spiegando come nel sito potrebbero essere presenti ben 50.000 metri cubi derivanti dallo smaltimento delle centrali nucleari e 28.000 metri cubi derivanti dall'industria e dalla medicina nucleare. Insomma, c'è poco da stare tranquilli.
Inoltre, non si riesce a capire -dicono dall'associazione "Bosco Difesa Grande" -come mai per un'area di pregio naturalistico, non siano stati applicati i criteri di esclusione necessari a tutelare la presenza di habitat e specie animali a rischio. E anche di zone antropizzate con la presenza di pozzi, di specie prioritarie, di antiche masserie e di una qualificata agricoltura.
"Un deposito radioattivo potrebbe sminuire gli sforzi di un'intera comunità che punta tutt'oggi sulla sua rinascita dopo gli incendi devastanti che l'hanno distrutto recentemente". Per tutte queste ragioni l'associazione chiede all'istituzione di impegnarsi a produrre tutte le documentazioni tecniche necessarie alla cancellazione dalla Carta nazionale del sito di Gravina.
"Il bosco non è una discarica! Tutti insieme possiamo farcela stringendoci come comunità: l'area murgiana e quella lucana unite per ribellarci ad un destino crudele e iniquo per la nostra terra"- concludono dalla Bosco Difesa Grande.
Dello stesso avviso sono i ragazzi della Punto GG.
"Non è la prima volta che le nostre comunità si trovano a fronteggiare quello che può essere inteso come un rischio, ma evidentemente l'opposizione attuata fra il 2015 e il 2016 dai comuni non è bastata a fare cambiare idea o, peggio, non è stata neppure presa in considerazione" -dicono dall'associazione dei Giovani Gravinesi, che ribadisce il proprio impegno ad evitare che tale sciagura si abbatta sulla comunità murgiana. "Nel nostro piccolo, faremo il possibile affinché le nostre terre non vengano mai violate e allo stesso tempo invitiamo tutta la comunità a costituire un fronte unico, saldo e coeso, pronto a fronteggiare la possibilità di una battaglia per evitare che si costruisca una cattedrale nel deserto".