Scuola Epitaffio: il Comune condannato per appropriazione illegittima
3 milioni di euro ai proprietari dei suoli. Il Comune pensa a ricorrere in appello
martedì 26 giugno 2012
17.17
Altra batosta per il Comune di Gravina. Mentre la giunta comunale è al lavoro per approntare il bilancio di previsione 2012, dal Tribunale di Bari è arrivata la condanna al pagamento di circa 3 milioni di euro come risarcimento danni ai proprietari dei suoli in zona Epitaffio su cui è stata costruita la scuola "Michele Soranno". Soldi a cui bisogna aggiungere circa 51.000 euro di spese legali, poco meno di 10.000 per le spese di consulenza tecnica d'ufficio e poi calcolare tutti gli interessi anno per anno maturati sul danno che i proprietari hanno subito a far data dal 3 luglio 1997.
La vicenda, l'ennesima che vede il Comune coinvolto per avventure urbanistiche e che soprattutto lo vede soccombente dinanzi alla giustizia amministrativa, è nata dalla necessità di dotare la comunità gravinese di una nuova scuola elementare. Nel 1992 l'amministrazione individua un'area di 7978 metri quadri appartenenti per la maggior parte alle famiglie Preite e Capone, approva il progetto per la costruzione di una scuola elementare da 15 aule e dispone l'avvio del procedimento per l'espropriazione dei suoli. Decorsi invano i tempi previsti dalla legge sia per l'esproprio che per il pagamento degli indennizzi, i proprietari trascinano l'amministrazione comunale in tribunale chiedendo il risarcimento del danno per appropriazione illegittima della proprietà privata. Ma l'amministrazione da quell'orecchio non ci sente tanto che il sindaco Barbi a fine anno firma il decreto di appropriazione definitiva delle aree.
La famiglia Preite guida il gruppo dei proprietari nella causa contro l'amministrazione. Cause che vinceranno in tutti i gradi di giudizio nonostante l'opposizione dell'avvocato Valla che difende le sorti comunali. Il tribunale di Bari ribadisce in più occasioni lo stesso concetto: scaduti i termini di legge l'occupazione del suolo diventa illegittima. Intanto, nonostante i richiami e le richieste di incontro, l'amministrazione non provvede nemmeno al pagamento del così detto ristoro e con gli anni arriva a fare anche di peggio riconoscendo ai proprietari cifre beffarde (1300 lire a metro quadro nel 1997) con la convinzione che i terreni in zona Epitaffio siano agricoli. Anche su questo il Tribunale bacchetta il Comune: i terreni sono tipizzati come terreni edificatori così come certificato dalla stessa amministrazione e approvato dalla giunta regionale che acconsentiva alla variante al piano regolatore con il progetto della scuola.
Nell'ultima sentenza però il giudice fa di meglio rimarcando che "l'indennizzo assicurato all'espropriato non può essere fissato in misura irrisoria o meramente simbolica ma deve costituire un vero ristoro". Dunque ai 22 proprietari delle aree va riconosciuto il reale valore dell'area come zona edificatoria.
In questi giorni la sentenza sarà notificata a Palazzo di città e non è difficile immaginare che destabilizzerà il lavoro della giunta Valente anche se a microfoni spenti qualcuno ha già anticipato: faremo ricorso almeno per chiedere una sospensione della sentenza.
La vicenda, l'ennesima che vede il Comune coinvolto per avventure urbanistiche e che soprattutto lo vede soccombente dinanzi alla giustizia amministrativa, è nata dalla necessità di dotare la comunità gravinese di una nuova scuola elementare. Nel 1992 l'amministrazione individua un'area di 7978 metri quadri appartenenti per la maggior parte alle famiglie Preite e Capone, approva il progetto per la costruzione di una scuola elementare da 15 aule e dispone l'avvio del procedimento per l'espropriazione dei suoli. Decorsi invano i tempi previsti dalla legge sia per l'esproprio che per il pagamento degli indennizzi, i proprietari trascinano l'amministrazione comunale in tribunale chiedendo il risarcimento del danno per appropriazione illegittima della proprietà privata. Ma l'amministrazione da quell'orecchio non ci sente tanto che il sindaco Barbi a fine anno firma il decreto di appropriazione definitiva delle aree.
La famiglia Preite guida il gruppo dei proprietari nella causa contro l'amministrazione. Cause che vinceranno in tutti i gradi di giudizio nonostante l'opposizione dell'avvocato Valla che difende le sorti comunali. Il tribunale di Bari ribadisce in più occasioni lo stesso concetto: scaduti i termini di legge l'occupazione del suolo diventa illegittima. Intanto, nonostante i richiami e le richieste di incontro, l'amministrazione non provvede nemmeno al pagamento del così detto ristoro e con gli anni arriva a fare anche di peggio riconoscendo ai proprietari cifre beffarde (1300 lire a metro quadro nel 1997) con la convinzione che i terreni in zona Epitaffio siano agricoli. Anche su questo il Tribunale bacchetta il Comune: i terreni sono tipizzati come terreni edificatori così come certificato dalla stessa amministrazione e approvato dalla giunta regionale che acconsentiva alla variante al piano regolatore con il progetto della scuola.
Nell'ultima sentenza però il giudice fa di meglio rimarcando che "l'indennizzo assicurato all'espropriato non può essere fissato in misura irrisoria o meramente simbolica ma deve costituire un vero ristoro". Dunque ai 22 proprietari delle aree va riconosciuto il reale valore dell'area come zona edificatoria.
In questi giorni la sentenza sarà notificata a Palazzo di città e non è difficile immaginare che destabilizzerà il lavoro della giunta Valente anche se a microfoni spenti qualcuno ha già anticipato: faremo ricorso almeno per chiedere una sospensione della sentenza.