Se l'omosessualità fosse un reato, ne assolvereste gli imputati?
Al Vida va in scena "La costruzione". Tre personaggi e un responso da dare.
martedì 26 febbraio 2013
12.00
"Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere".
È con questo spirito che la compagnia "Luna nova" di Latina porta in scena sul palcoscenico del teatro Vida "La costruzione". Uno spettacolo che a viso aperto affronta il tema della omosessualità nel tentativo di assolvere l'imputato da quello che viene definito dalla corte un atto antisociale. Parole forti, chiare e dirette nel testo di Roberto Russo. E un amore tra omosessuali descritto come uno sfogo di bestie per vie non naturali.
Tre i personaggi: l'imputato; la pudica cameriera informata dei fatti, a volte signorina e a volte signora e il pubblico accusatore. Alla base della condanna una costruzione. Pezzi di legno variopinti. Un primo piano, un secondo e altri piani fino al terrazzo. Ma tutti poggiano su una base. La famiglia fondata sul matrimonio. Unico ambiente in cui esprimere la propria sessualità. A fare da contraltare alle illazioni e alle accuse della corte, una storia tra innamorati. Frutto di un sentimento opposto all'odio e per questo non definibile come un reato. Perché è contro natura la guerra, la sottrazione della libertà degli altri, ma non l'amore. Anche se tra omosessuali.
Chissà se le palette del pubblico del teatro Vida, non avvezzo a testi del genere, avranno assolto l'imputato. Sicuramente gli spettatori avranno apprezzato l'indiscutibile professionalità dei tre attori.
È con questo spirito che la compagnia "Luna nova" di Latina porta in scena sul palcoscenico del teatro Vida "La costruzione". Uno spettacolo che a viso aperto affronta il tema della omosessualità nel tentativo di assolvere l'imputato da quello che viene definito dalla corte un atto antisociale. Parole forti, chiare e dirette nel testo di Roberto Russo. E un amore tra omosessuali descritto come uno sfogo di bestie per vie non naturali.
Tre i personaggi: l'imputato; la pudica cameriera informata dei fatti, a volte signorina e a volte signora e il pubblico accusatore. Alla base della condanna una costruzione. Pezzi di legno variopinti. Un primo piano, un secondo e altri piani fino al terrazzo. Ma tutti poggiano su una base. La famiglia fondata sul matrimonio. Unico ambiente in cui esprimere la propria sessualità. A fare da contraltare alle illazioni e alle accuse della corte, una storia tra innamorati. Frutto di un sentimento opposto all'odio e per questo non definibile come un reato. Perché è contro natura la guerra, la sottrazione della libertà degli altri, ma non l'amore. Anche se tra omosessuali.
Chissà se le palette del pubblico del teatro Vida, non avvezzo a testi del genere, avranno assolto l'imputato. Sicuramente gli spettatori avranno apprezzato l'indiscutibile professionalità dei tre attori.