Sequestro di beni mobili ed immobili del valore di 10 milioni di euro
L'operazione è condotta dai Carabinieri della Compagnia di Altamura. Appartenevano ad un esponente di spicco operante nell'area
martedì 19 ottobre 2010
09.27
Dalle prime luci dell'alba i Carabinieri della Compagnia di Altamura, in collaborazione con il Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Bari, stanno eseguendo dei sequestri patrimoniali che riguardano beni mobili e immobili, per un valore di circa dieci milioni di euro, riconducibili ad un esponente di spicco operante nell'area, il 55enne M. M., che vive abitualmente con i proventi di attività delittuose.
Aggiornamento delle ore 15.12
Beni per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro sono stati sequestrati, dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Altamura e del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando provinciale di Bari, a M. M., 55 anni, pluripregiudicato, esponente di spicco e figura carismatica dell'omonimo clan malavitoso operante nell'area murgiana. M., arrestato in precedenti operazioni, era già stato condannato per associazione mafiosa, estorsione, traffico illecito di sostanze stupefacenti, tentato omicidio aggravato, a seguito del suo coinvolgimento in altre note operazioni delle forze dell'Ordine: "Murgia libera", "Gravina", "Canto del Cigno". Attualmente il pluripregiudicato è sottoposto a libertà vigilata.
Gli accertamenti svolti dai carabinieri di Altamura, coordinati dalla Procura distrettuale antimafia di Bari, hanno permesso di accertare che il boss e i componenti della sua famiglia dichiaravano un debito modestissimo, relativo ad attività lavorative precarie, che contrastava fortemente con il patrimonio mobiliare e immobiliare degli stessi, spesso intestati a prestanome, proprio per deviare i sospetti. Ma la sperequazione tra quanto ufficialmente e lecitamente dichiarato dalla famiglia M. e l'entità del patrimonio direttamente o indirettamente di proprietà hanno convinto la Procura a sostenere che i beni erano frutto di guadagni derivanti dalle attività delittuose commesse dal boss all'interno dell'associazione mafiosa, dedita soprattutto allo spaccio di droga. Per questo, stamattina, i carabinieri hanno sottoposto sotto sequestro a Gravina di Puglia: due ville in contrada Guardialto; otto appartamenti (per lo più acquistati all'asta dagli istituti di credito che li avevano pignorati ai propri clienti insolventi perché vittime della "crisi del distretto del mobile imbottito" che attanaglia il settore da anni); due fabbricati ancora in costruzione; due magazzini; un locale commerciale nel centro storico; sette terreni, di ampia metratura e alcuni edificabili; quattro autovetture di grossa cilindrata; un autocarro; conti correnti e libretti di deposito; azioni e obbligazioni; certificati di deposito. Per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro.
L'indagine patrimoniale e finanziaria condotta dai carabinieri, coordinati dalla Dda di Bari, sulla famiglia M. – e il conseguente sequestro "antimafia" - è stato possibile grazie alle norme contenute nel cosiddetto "Pacchetto Sicurezza" e si inquadra in una più ampia attività investigativa volta al contrasto dei clan mafiosi. In quest'ottica gli inquirenti sono sempre più convinti che colpire i boss e gli affiliati dei clan togliendo loro tutto il patrimonio sia uno degli strumenti più efficaci alla lotta alla criminalità organizzata.
Aggiornamento delle ore 15.12
Beni per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro sono stati sequestrati, dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Altamura e del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando provinciale di Bari, a M. M., 55 anni, pluripregiudicato, esponente di spicco e figura carismatica dell'omonimo clan malavitoso operante nell'area murgiana. M., arrestato in precedenti operazioni, era già stato condannato per associazione mafiosa, estorsione, traffico illecito di sostanze stupefacenti, tentato omicidio aggravato, a seguito del suo coinvolgimento in altre note operazioni delle forze dell'Ordine: "Murgia libera", "Gravina", "Canto del Cigno". Attualmente il pluripregiudicato è sottoposto a libertà vigilata.
Gli accertamenti svolti dai carabinieri di Altamura, coordinati dalla Procura distrettuale antimafia di Bari, hanno permesso di accertare che il boss e i componenti della sua famiglia dichiaravano un debito modestissimo, relativo ad attività lavorative precarie, che contrastava fortemente con il patrimonio mobiliare e immobiliare degli stessi, spesso intestati a prestanome, proprio per deviare i sospetti. Ma la sperequazione tra quanto ufficialmente e lecitamente dichiarato dalla famiglia M. e l'entità del patrimonio direttamente o indirettamente di proprietà hanno convinto la Procura a sostenere che i beni erano frutto di guadagni derivanti dalle attività delittuose commesse dal boss all'interno dell'associazione mafiosa, dedita soprattutto allo spaccio di droga. Per questo, stamattina, i carabinieri hanno sottoposto sotto sequestro a Gravina di Puglia: due ville in contrada Guardialto; otto appartamenti (per lo più acquistati all'asta dagli istituti di credito che li avevano pignorati ai propri clienti insolventi perché vittime della "crisi del distretto del mobile imbottito" che attanaglia il settore da anni); due fabbricati ancora in costruzione; due magazzini; un locale commerciale nel centro storico; sette terreni, di ampia metratura e alcuni edificabili; quattro autovetture di grossa cilindrata; un autocarro; conti correnti e libretti di deposito; azioni e obbligazioni; certificati di deposito. Per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro.
L'indagine patrimoniale e finanziaria condotta dai carabinieri, coordinati dalla Dda di Bari, sulla famiglia M. – e il conseguente sequestro "antimafia" - è stato possibile grazie alle norme contenute nel cosiddetto "Pacchetto Sicurezza" e si inquadra in una più ampia attività investigativa volta al contrasto dei clan mafiosi. In quest'ottica gli inquirenti sono sempre più convinti che colpire i boss e gli affiliati dei clan togliendo loro tutto il patrimonio sia uno degli strumenti più efficaci alla lotta alla criminalità organizzata.