Sicurezza in rete e cyber-bullismo, un incontro alla scuola “Fiore”
Incontro in occasione del "Safer internet day" della Polizia
mercoledì 12 febbraio 2020
11.34
Più che una relazione su di una serie di rischi e minacce provenienti da internet (tra cui l'accesso a contenuti dannosi, lo sfruttamento e l'abuso sessuale, il cyber-bullismo e l'uso improprio di informazioni private) è stato un confronto, un dialogo ed uno scambio di opinioni su di un argomento che sempre più pressante sta interessando le famiglie. Un incontro e un confronto voluto dalla dirigente scolastica del circolo "Savio-Fiore" Antonella Accettura, proprio nel "Safer internet day", giornata di apertura del mese dedicato alla sicurezza in rete.
Un incontro che ha avuto un fitto scambio di impressione tra il dirigente del locale commissariato di Polizia, Antonio Angiolillo e i genitori presenti al plesso "Fiore", chiamati a raccolta per affrontare e discutere delle problematiche legate al cyber-bullismo e, più in generale, alla sicurezza nella navigazione su internet.
Ed è sintomatico che questo incontro nasca all'interno del mondo della scuola, "dove- ha sottolineato Accettura- questi fenomeni sono sempre più frequenti". Ma è anche vero che è proprio la scuola il luogo privilegiato dove si può invece trovare delle soluzioni. "Come scuola, infatti, siamo impegnati ad aiutare le famiglie e i bambini ad un uso consapevole delle apparecchiature tecnologiche"- ha evidenziato la dirigente scolastica. Anche perché la legge del 2017 parla chiaro, chiamando in causa tutte le istituzioni per contrastare il cyber-bullismo.
Fenomeno per il quale non ci sono risposte univoche, ma - come è stato ribadito da Angiolillo- solo segnali e campanelli d'allarme che dovrebbero fare da indicatori per i genitori. "Sono qui per sensibilizzarvi al problema, non per darvi soluzioni definitive per debellarlo"- ha detto Angiolillo. Non c'è una bacchetta magica per superare il problema, ma bisogna riuscire in tempo a cogliere tutta una serie di indicatori che ci fanno capire che c'è qualcosa che non va.
Anche perché il bullismo ha diverse sfaccettature e – sottolinea il Dirigente della PS- solo nelle forme più estreme si traduce in atti di violenza. Le forme più comuni, infatti, riguardano la diffamazione, la etichettatura, che portano a stigmatizzazioni e a ghettizzazioni degli individui bullizzati. Elementi che portano un malessere che produce cambiamenti nel vivere quotidiano: ed è qui che bisogna iniziare a scavare e spingersi nella ricerca delle motivazioni, prima che diventino traumi che si trascinano nel corso della vita. Numerosi gli interventi di genitori che hanno voluto raccontare il vissuto dei propri figli, nel quale molti dei presenti si sono riconosciuti.
Considerazioni che hanno guardato il problema da tutti i punti di vista, compreso quello del bullo: individuo che probabilmente reagisce violentemente ad una situazione di disagio familiare, o che ingloba le cattive abitudini e i messaggi negativi che provengono dal suo ambiente di riferimento, ma anche da videogames, televisione e social, "surrogati genitoriali, che si sostituiscono alla funzione educativa spettante alla famiglia". Ma cosa si può fare una volta che si comprova che un bambino è oggetto di bullismo?
Se siamo sotto i 14 anni, ben poco, visto che la legge non prevede la responsabilità penale per i minori sotto tale età. Ecco perché è importante lavorare sull'educazione e sulla consapevolezza (che spesso manca nei bulli) di perpetrare azioni dannose nei confronti delle vittime del bullismo. Una consapevolezza che però manca anche nei genitori che spesso non credono i propri figli capaci di atti di violenza, anche psicologica, nei confronti dei propri pari.
"Non credete sempre ai vostri figli. E' sbagliato pensare che il proprio figlio non possa essere un bullo"- ha detto Angiolillo –anche perché agendo in gruppo ci si spersonalizza e deresponsabilizza. Responsabilità che interessano anche chi non denuncia e si rende complice di chi compie atti di bullismo. Insomma, un problema sentito, trattato a 360 gradi, con la scuola che non deroga al suo compito di sentinella del territorio e di agenzia educativa per eccellenza, pronta a sostenere attività che tengano sempre alta l'attenzione sul problema.
Un incontro che ha avuto un fitto scambio di impressione tra il dirigente del locale commissariato di Polizia, Antonio Angiolillo e i genitori presenti al plesso "Fiore", chiamati a raccolta per affrontare e discutere delle problematiche legate al cyber-bullismo e, più in generale, alla sicurezza nella navigazione su internet.
Ed è sintomatico che questo incontro nasca all'interno del mondo della scuola, "dove- ha sottolineato Accettura- questi fenomeni sono sempre più frequenti". Ma è anche vero che è proprio la scuola il luogo privilegiato dove si può invece trovare delle soluzioni. "Come scuola, infatti, siamo impegnati ad aiutare le famiglie e i bambini ad un uso consapevole delle apparecchiature tecnologiche"- ha evidenziato la dirigente scolastica. Anche perché la legge del 2017 parla chiaro, chiamando in causa tutte le istituzioni per contrastare il cyber-bullismo.
Fenomeno per il quale non ci sono risposte univoche, ma - come è stato ribadito da Angiolillo- solo segnali e campanelli d'allarme che dovrebbero fare da indicatori per i genitori. "Sono qui per sensibilizzarvi al problema, non per darvi soluzioni definitive per debellarlo"- ha detto Angiolillo. Non c'è una bacchetta magica per superare il problema, ma bisogna riuscire in tempo a cogliere tutta una serie di indicatori che ci fanno capire che c'è qualcosa che non va.
Anche perché il bullismo ha diverse sfaccettature e – sottolinea il Dirigente della PS- solo nelle forme più estreme si traduce in atti di violenza. Le forme più comuni, infatti, riguardano la diffamazione, la etichettatura, che portano a stigmatizzazioni e a ghettizzazioni degli individui bullizzati. Elementi che portano un malessere che produce cambiamenti nel vivere quotidiano: ed è qui che bisogna iniziare a scavare e spingersi nella ricerca delle motivazioni, prima che diventino traumi che si trascinano nel corso della vita. Numerosi gli interventi di genitori che hanno voluto raccontare il vissuto dei propri figli, nel quale molti dei presenti si sono riconosciuti.
Considerazioni che hanno guardato il problema da tutti i punti di vista, compreso quello del bullo: individuo che probabilmente reagisce violentemente ad una situazione di disagio familiare, o che ingloba le cattive abitudini e i messaggi negativi che provengono dal suo ambiente di riferimento, ma anche da videogames, televisione e social, "surrogati genitoriali, che si sostituiscono alla funzione educativa spettante alla famiglia". Ma cosa si può fare una volta che si comprova che un bambino è oggetto di bullismo?
Se siamo sotto i 14 anni, ben poco, visto che la legge non prevede la responsabilità penale per i minori sotto tale età. Ecco perché è importante lavorare sull'educazione e sulla consapevolezza (che spesso manca nei bulli) di perpetrare azioni dannose nei confronti delle vittime del bullismo. Una consapevolezza che però manca anche nei genitori che spesso non credono i propri figli capaci di atti di violenza, anche psicologica, nei confronti dei propri pari.
"Non credete sempre ai vostri figli. E' sbagliato pensare che il proprio figlio non possa essere un bullo"- ha detto Angiolillo –anche perché agendo in gruppo ci si spersonalizza e deresponsabilizza. Responsabilità che interessano anche chi non denuncia e si rende complice di chi compie atti di bullismo. Insomma, un problema sentito, trattato a 360 gradi, con la scuola che non deroga al suo compito di sentinella del territorio e di agenzia educativa per eccellenza, pronta a sostenere attività che tengano sempre alta l'attenzione sul problema.