Silos, continua la demolizione. Ma non doveva essere un restauro?
Proseguono le polemiche da parte di alcune forze politiche
lunedì 12 luglio 2021
17.15
Quel che resta del silos granaio. Quello che doveva essere un intervento non invasivo, quasi intangibile dall'esterno, si è rivelato quello che i più avevano ipotizzato ed immaginato, fin dal primo momento. Certo non ci voleva un veggente per capire che presto il progetto presentato ed infiocchettato all'amministrazione comunale avrebbe subito delle drastiche variazioni in corso d'opera, vista la fragilità delle strutture sulle quali si andavano ad eseguire pesanti opere di destabilizzazione, che necessariamente avrebbero portato al collasso della struttura ed al suo crollo inevitabile.
E così è stato. E adesso? Adesso si procede speditamente nel continuare a svuotare in tutte le sue componenti un edificio del quale rimane ben poco, con il silenzio assordante di tutti: istituzioni a livello comunale che non ha preso una chiara posizione politica a riguardo, facendo il Ponzio Pilato della situazione, con il governo della città che si è lavato le mani, liquidando la situazione come non di propria competenza. Un silenzio che è rimbombato come una violenta deflagrazione sui social che non hanno apprezzato sulla vicenda il silenzio di un sindaco, che in altre circostanze si è dimostrato sempre ben disposto a parlare.
Ma anche l'atteggiamento della Sovrintendenza è stato criticato da alcune forze politiche: sollecitato da più parti ad intervenire, l'organo di tutela non si è espresso, ha ignorato le istanze che provenivano dalla comunità, in un rapporto di palese disinteresse che agli occhi di alcuni è sembrato quasi di tacito consenso. In un modo o nell'altro, rimane la ferita inferta al territorio, alla città, che non riesce ancora a capacitarsi del misfatto che si è compiuto dinanzi agli occhi impotenti e increduli di tutti, per un manufatto che, comunque lo si veda, fa parte della storia della città.
Non sono mancati a riguardo i commenti delle forze politiche. Per Mario Conca di Cittadini Gravinesi "la Soprintendenza non ha risposto alle tante richieste di vincolo avanzate da più parti in barba alla legge. Sono decorsi i termini della sospensione dei lavori da parte dell'ufficio Tecnico comunale del 17 maggio e in forza di una variante con SCIA stanno portando a termine lo scempio". Secondo l'ex consigliere regionale "resta la consapevolezza che in questa città si agisca molto spesso in deroga a tutto e nel silenzio assordante del primo cittadino che sulla demolizione indotta non ha proferito parola".
Anche Giuseppe Lapolla di Articolo Uno partendo dalla vicenda del silos ha affidato ai social alcune considerazioni più generali e critiche sull'attuale classe politica che governa la città. "È da queste rovine che dovremmo ripartire! Sono le rovine di una comunità che non sa più ritrovarsi. Sono le rovine morali, culturali e politiche in cui ci ritroviamo!" - ha scritto Lapolla, incitando la comunità "a fermare questo degrado, soprattutto morale, che ci ha portato indietro di anni".
Laconico in un post il consigliere comunale di Primavera Popolare Ignazio Lovero che lascia più che alle parole, alle immagini ogni eloquente commento, limitandosi a dire che il restauro è diventato demolizione.
E così è stato. E adesso? Adesso si procede speditamente nel continuare a svuotare in tutte le sue componenti un edificio del quale rimane ben poco, con il silenzio assordante di tutti: istituzioni a livello comunale che non ha preso una chiara posizione politica a riguardo, facendo il Ponzio Pilato della situazione, con il governo della città che si è lavato le mani, liquidando la situazione come non di propria competenza. Un silenzio che è rimbombato come una violenta deflagrazione sui social che non hanno apprezzato sulla vicenda il silenzio di un sindaco, che in altre circostanze si è dimostrato sempre ben disposto a parlare.
Ma anche l'atteggiamento della Sovrintendenza è stato criticato da alcune forze politiche: sollecitato da più parti ad intervenire, l'organo di tutela non si è espresso, ha ignorato le istanze che provenivano dalla comunità, in un rapporto di palese disinteresse che agli occhi di alcuni è sembrato quasi di tacito consenso. In un modo o nell'altro, rimane la ferita inferta al territorio, alla città, che non riesce ancora a capacitarsi del misfatto che si è compiuto dinanzi agli occhi impotenti e increduli di tutti, per un manufatto che, comunque lo si veda, fa parte della storia della città.
Non sono mancati a riguardo i commenti delle forze politiche. Per Mario Conca di Cittadini Gravinesi "la Soprintendenza non ha risposto alle tante richieste di vincolo avanzate da più parti in barba alla legge. Sono decorsi i termini della sospensione dei lavori da parte dell'ufficio Tecnico comunale del 17 maggio e in forza di una variante con SCIA stanno portando a termine lo scempio". Secondo l'ex consigliere regionale "resta la consapevolezza che in questa città si agisca molto spesso in deroga a tutto e nel silenzio assordante del primo cittadino che sulla demolizione indotta non ha proferito parola".
Anche Giuseppe Lapolla di Articolo Uno partendo dalla vicenda del silos ha affidato ai social alcune considerazioni più generali e critiche sull'attuale classe politica che governa la città. "È da queste rovine che dovremmo ripartire! Sono le rovine di una comunità che non sa più ritrovarsi. Sono le rovine morali, culturali e politiche in cui ci ritroviamo!" - ha scritto Lapolla, incitando la comunità "a fermare questo degrado, soprattutto morale, che ci ha portato indietro di anni".
Laconico in un post il consigliere comunale di Primavera Popolare Ignazio Lovero che lascia più che alle parole, alle immagini ogni eloquente commento, limitandosi a dire che il restauro è diventato demolizione.