“Sos Botromagno”, il Parco riconsegnato alla città
Regione e Soprintendenza a lavoro per candidare il sito a polo di eccellenza.
giovedì 31 luglio 2014
13.10
La furia e la placida quiete dell'indifferenza.
In una battuta la sorte del Parco Archeologico di Botromagno, riconsegnato alla città per alcuni giorni. Un passo, se pur simbolico, verso l'apertura definitiva. Questo lo scopo dell'iniziativa "Sos Botromagno", promossa dall'assessore alle espressività artistiche e culturali, Laura Marchetti, in collaborazione con l' "Archeoclub" e la fondazione "Ettore Pomarici Santomasi".
Cinquanta giovani, impegnati in base alle proprie competenze e guidati dalla Soprintendenza Archeologica di Taranto hanno partecipato a laboratori di formazione, attività di pulizia e recupero di alcune aree in località Angellotti e Lucatuorto. "I giovani cittadini hanno imparato a leggere il territorio", commenta l'assessore municipale, "in una doppia veste di lavoro e studio archeologico, basato su una più ampia prospettiva". Sui progetti futuri non si sbilancia ma spiega: "Organizzeremo un convegno sul valore scientifico e naturalistico di Botromagno, dobbiamo tenere conto del fatto che tutte le pubblicazioni riguardanti il sito risalgono a più di vent'anni fa. Organizzeremo anche una mostra fotografica sui giorni passati qui, un museo a cielo aperto che dobbiamo mettere al centro del sistema museale che stiamo creando, abbiamo avuto una grande sinergia con la Regione".
Soddisfatto anche il primo cittadino, Alesio Valente, il quale ha ribadito l'importanza del sostegno ottenuto dalla Soprintendenza per i beni archeologici e dalla Regione Puglia: "Il loro supporto nasce dall'impegno dell'amministrazione nel riconsegnare Botromagno alla città, i tempi sono maturi per farlo", e puntualizza, "in concreto con dei fondi simbolici e affidandoci ai volontari predisporremo la zona di gestione per stimolare i gravinesi a farla rivivere".
Tra i volti sorridenti e bruciati dal sole dei giovani volontari, impegnati solo a godersi il meritato riposo sulle note della "Municipale Balcanica" si rintracciano pure quelli dell'assessore regionale alle politiche del territorio, Angela Barbanente e del Soprintendente archeologico, Luigi La Rocca. Entrambi confermano che la Regione Puglia destinerà dei fondi al Parco, previa presentazione di progetti concreti da parte dell'Amministrazione locale. "Botromagno è un sito importante, vedere un'amministrazione così impegnata nel recupero per noi è già una garanzia" riferisce la Barbanente e aggiunge: "Il denaro c'è ma sono fondamentali i progetti, solo con quelli evitiamo dispersioni inutili. La Regione ha un'idea sul da farsi ma nella pratica lo si decide con la Soprintendenza. Non ho dubbi che Botromagno sarà sottoposta all'attenzione per il fondo di sviluppo e coesione". Tale Fondo, - ex FAS 2013/2020 – frutterebbe un contributo di 16 milioni di euro da distribuire a tre poli di eccellenza archeologica della Puglia. "Procediamo insieme nel tentativo di riqualificare questo sito", assicura La Rocca, "ci sono progetti e prospettive importanti, abbiamo dialogato per sbloccare dei fondi al fine di riavviare le attività archeologiche". Il via agli accordi tra Regione e Soprintendenza è previsto per il prossimo settembre, garantiscono all'unisono.
Fiumi di inchiostro hanno raccontato la storia infausta del Parco archeologico di Botromagno, 400 ettari imbrigliati nei sigilli della magistratura per nove anni. Nascosto sotto il tappeto, c'è un sequestro durato dal 2003 al 2012 del quale si fa fatica a parlare. Istituito nel 1985, grazie a un contributo regionale di circa 800 milioni di lire e destinatario di un secondo finanziamento di 15 miliardi di lire grazie al Fondo per il Mezzogiorno e infine oggetto di un'inchiesta, perchè di quei soldi ne è stata spesa meno della metà. Del polo archeologico, testimonianza degli antichi insediamenti dell'età del ferro e dei Peuceti ormai resta poco e niente, preda dell'incuria e ostaggio della vegetazione a cui tutto torna.
Intanto per oggi, parte del sito ripristinato, sarà fruibile dalle 16 alle 19. Per l'apertura definitiva invece, ci sarà da attendere.
In una battuta la sorte del Parco Archeologico di Botromagno, riconsegnato alla città per alcuni giorni. Un passo, se pur simbolico, verso l'apertura definitiva. Questo lo scopo dell'iniziativa "Sos Botromagno", promossa dall'assessore alle espressività artistiche e culturali, Laura Marchetti, in collaborazione con l' "Archeoclub" e la fondazione "Ettore Pomarici Santomasi".
Cinquanta giovani, impegnati in base alle proprie competenze e guidati dalla Soprintendenza Archeologica di Taranto hanno partecipato a laboratori di formazione, attività di pulizia e recupero di alcune aree in località Angellotti e Lucatuorto. "I giovani cittadini hanno imparato a leggere il territorio", commenta l'assessore municipale, "in una doppia veste di lavoro e studio archeologico, basato su una più ampia prospettiva". Sui progetti futuri non si sbilancia ma spiega: "Organizzeremo un convegno sul valore scientifico e naturalistico di Botromagno, dobbiamo tenere conto del fatto che tutte le pubblicazioni riguardanti il sito risalgono a più di vent'anni fa. Organizzeremo anche una mostra fotografica sui giorni passati qui, un museo a cielo aperto che dobbiamo mettere al centro del sistema museale che stiamo creando, abbiamo avuto una grande sinergia con la Regione".
Soddisfatto anche il primo cittadino, Alesio Valente, il quale ha ribadito l'importanza del sostegno ottenuto dalla Soprintendenza per i beni archeologici e dalla Regione Puglia: "Il loro supporto nasce dall'impegno dell'amministrazione nel riconsegnare Botromagno alla città, i tempi sono maturi per farlo", e puntualizza, "in concreto con dei fondi simbolici e affidandoci ai volontari predisporremo la zona di gestione per stimolare i gravinesi a farla rivivere".
Tra i volti sorridenti e bruciati dal sole dei giovani volontari, impegnati solo a godersi il meritato riposo sulle note della "Municipale Balcanica" si rintracciano pure quelli dell'assessore regionale alle politiche del territorio, Angela Barbanente e del Soprintendente archeologico, Luigi La Rocca. Entrambi confermano che la Regione Puglia destinerà dei fondi al Parco, previa presentazione di progetti concreti da parte dell'Amministrazione locale. "Botromagno è un sito importante, vedere un'amministrazione così impegnata nel recupero per noi è già una garanzia" riferisce la Barbanente e aggiunge: "Il denaro c'è ma sono fondamentali i progetti, solo con quelli evitiamo dispersioni inutili. La Regione ha un'idea sul da farsi ma nella pratica lo si decide con la Soprintendenza. Non ho dubbi che Botromagno sarà sottoposta all'attenzione per il fondo di sviluppo e coesione". Tale Fondo, - ex FAS 2013/2020 – frutterebbe un contributo di 16 milioni di euro da distribuire a tre poli di eccellenza archeologica della Puglia. "Procediamo insieme nel tentativo di riqualificare questo sito", assicura La Rocca, "ci sono progetti e prospettive importanti, abbiamo dialogato per sbloccare dei fondi al fine di riavviare le attività archeologiche". Il via agli accordi tra Regione e Soprintendenza è previsto per il prossimo settembre, garantiscono all'unisono.
Fiumi di inchiostro hanno raccontato la storia infausta del Parco archeologico di Botromagno, 400 ettari imbrigliati nei sigilli della magistratura per nove anni. Nascosto sotto il tappeto, c'è un sequestro durato dal 2003 al 2012 del quale si fa fatica a parlare. Istituito nel 1985, grazie a un contributo regionale di circa 800 milioni di lire e destinatario di un secondo finanziamento di 15 miliardi di lire grazie al Fondo per il Mezzogiorno e infine oggetto di un'inchiesta, perchè di quei soldi ne è stata spesa meno della metà. Del polo archeologico, testimonianza degli antichi insediamenti dell'età del ferro e dei Peuceti ormai resta poco e niente, preda dell'incuria e ostaggio della vegetazione a cui tutto torna.
Intanto per oggi, parte del sito ripristinato, sarà fruibile dalle 16 alle 19. Per l'apertura definitiva invece, ci sarà da attendere.