Turismo ed enogastronomia: le cose fatte e quelle da fare
Valente: “Fatti piccoli ma importanti passi avanti”. Ma a Gravina solo 600 turisti stranieri all'anno.
mercoledì 24 aprile 2013
14.10
Promozione dei beni culturali e dei prodotti tipici locali: è un tema su cui la fiera di san Giorgio è occasione per fare un bilancio a qualche mese di distanza dal primo forum cittadino dedicato al tema. Se n'è parlato nel corso del convegno (moderato dalla giornalista Marina Dimattia) organizzato ieri alla presenza degli studenti gravinesi, rappresentati nel parterre dalla dirigente scolastica Antonella Sarpi, vestita per l'occasione, come alcuni ragazzi, con abiti medievali, per sottolineare il ruolo della formazione e dell'identità culturale.
Non esaltanti i dati snocciolati da Enzo Tucci, dell'Asfim: in un'Italia che perde sempre più colpi sul piano dei flussi turistici, il Meridione contribuisce solo per il 13%. La media di turisti stranieri a Gravina è di 600 all'anno, una cifra che comunque, anche crescendo, non troverebbe adeguata ricettività.
Decisamente critico, e in alcuni passaggi, autocritico, l'intervento dell'assessore provinciale Vito Giampetruzzi, che non ci sta a passare sotto silenzio le colpe delle ultime amministrazioni: "Il piano strategico dell'area murgiana, che ha Gravina come capofila, è fallito per colpa dei campanilismi. Il brand della Murgia, ormai riconosciuto da tutti, non è stato valorizzato a dovere. Una Fiera come la vostra dovrebbe diventare espressione di tutto il territorio". Il primo cittadino gravinese Alesio Valente preferisce guardare al bicchiere mezzo pieno: "Ci scontriamo – dichiara – con la frammentazione dei nostri beni storici, non immessi in una rete unica, e degli operatori che non riescono a fare squadra. Un primo risultato è aver lavorato per il consorzio, che ora è un obbiettivo a portata di mano. Stiamo facendo passi avanti sulle infrastrutture, come la realizzazione di un'area camper e la sistemazione di cartelli esplicativi presso i monumenti". Ma tutto ciò, ammette il sindaco, non basta: "Occorre una maggiore visibilità, penso per esempio al pallone di Gravina, un simbolo della nostra enogastronomia che conoscono solo gli addetti ai lavori". Infine un passaggio sull'identità della Fiera, ("Il brand di San Giorgio deve essere la nostra vocazione agricola", afferma Valente), non prima di aver ringraziato l'ufficio Iat per l'impegno svolto.
Un plauso al lavoro dello staff di Francesco Massari giunge anche da Sefania Mandurino, di "Pugliapromozione", che porta l'esempio del suo Salento: "Occorre ripensare lo sviluppo locale passando dal modello fondato sul manifatturiero a quello che punta non solo alla promozione ma anche alla valorizzazione degli elementi identitari del territorio, che nel vostro caso è costituito dai prodotti tipici e da un ambiente unico di cantine, masserie e frantoi". Per Marcello Longo, dei presìdi slow food, il futuro è invece dato dalla qualità e tracciabilità dei prodotti dell'agricoltura sostenibile.
Tanti temi di discussione e confronto. Adesso, però, tutti al lavoro.
Non esaltanti i dati snocciolati da Enzo Tucci, dell'Asfim: in un'Italia che perde sempre più colpi sul piano dei flussi turistici, il Meridione contribuisce solo per il 13%. La media di turisti stranieri a Gravina è di 600 all'anno, una cifra che comunque, anche crescendo, non troverebbe adeguata ricettività.
Decisamente critico, e in alcuni passaggi, autocritico, l'intervento dell'assessore provinciale Vito Giampetruzzi, che non ci sta a passare sotto silenzio le colpe delle ultime amministrazioni: "Il piano strategico dell'area murgiana, che ha Gravina come capofila, è fallito per colpa dei campanilismi. Il brand della Murgia, ormai riconosciuto da tutti, non è stato valorizzato a dovere. Una Fiera come la vostra dovrebbe diventare espressione di tutto il territorio". Il primo cittadino gravinese Alesio Valente preferisce guardare al bicchiere mezzo pieno: "Ci scontriamo – dichiara – con la frammentazione dei nostri beni storici, non immessi in una rete unica, e degli operatori che non riescono a fare squadra. Un primo risultato è aver lavorato per il consorzio, che ora è un obbiettivo a portata di mano. Stiamo facendo passi avanti sulle infrastrutture, come la realizzazione di un'area camper e la sistemazione di cartelli esplicativi presso i monumenti". Ma tutto ciò, ammette il sindaco, non basta: "Occorre una maggiore visibilità, penso per esempio al pallone di Gravina, un simbolo della nostra enogastronomia che conoscono solo gli addetti ai lavori". Infine un passaggio sull'identità della Fiera, ("Il brand di San Giorgio deve essere la nostra vocazione agricola", afferma Valente), non prima di aver ringraziato l'ufficio Iat per l'impegno svolto.
Un plauso al lavoro dello staff di Francesco Massari giunge anche da Sefania Mandurino, di "Pugliapromozione", che porta l'esempio del suo Salento: "Occorre ripensare lo sviluppo locale passando dal modello fondato sul manifatturiero a quello che punta non solo alla promozione ma anche alla valorizzazione degli elementi identitari del territorio, che nel vostro caso è costituito dai prodotti tipici e da un ambiente unico di cantine, masserie e frantoi". Per Marcello Longo, dei presìdi slow food, il futuro è invece dato dalla qualità e tracciabilità dei prodotti dell'agricoltura sostenibile.
Tanti temi di discussione e confronto. Adesso, però, tutti al lavoro.