Un convegno sul Filosofo gravinese Giuseppe Tarantino

L’iniziativa in programma presso il liceo statale di Gravina lunedì 19 dicembre

giovedì 15 dicembre 2022 12.04
A cura di giuseppe massari
Un filosofo, il gravinese Giuseppe Tarantino è stato un pensatore controcorrente. Neokantiano in un periodo di dilagante neohegelismo. Nato e morto a Gravina in Puglia è vissuto tra il 1857 e il 1950. Ha studiato alla Scuola normale superiore di Pisa e ha insegnato a Napoli e Palermo. Di lui, del suo pensiero si tornerà a parlare, discutere, confrontarsi, lunedì prossimo, 19 dicembre, alle ore 17.00, presso l'auditorium del locale Liceo Scientifico, a lui intitolato, nel corso di un Seminario-Convegno, organizzato dallo stesso istituto, dall'Istituto Italiano di Studi Filosofici e Scientifici G. Tarantino e da Seminario di Storia della Scienza dell'Università di Bari "Dirium" Uniba.

Alla serata interverranno: per i saluti istituzionali, il Dirigente Scolastico dell'istituto ospitante ed organizzatore, il professore Berardo Gugliemi. Gli interventi, invece, saranno affidati al Professore Filippo Tarantino, preside emerito e studioso della produzione del suo illustre antenato: "La costruzione della coscienza critica nell'opera di Giuseppe Tarantino". A seguire, la Professoressa Anna Baccelliere con la sua relazione: "Tesori nell'ombra: scoperta e cura di manoscritti interessanti".

Le professoresse Maria Giovanna Buonamassa e Flavia Chirico si cimenteranno con "Riflessioni sul pensiero politico e morale di Giuseppe Tarantino: esperienze didattiche". A conclusione della serata sono previsti interventi degli studenti del Liceo e interventi programmati. Tutta la serata sarà coordinata dal professore Claudio Crapis, Dirigente Scolastico.

L'incontro così programmato ed organizzato, verterà sul tema principale: "Politica e morale nel pensiero di Giuseppe Tarantino", prendendo spunto da uno dei documenti più importanti e significativi del filosofo gravinese. "Il discorso sulla politica e sulla morale", pronunciato nel 1919 durante l'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Pisa e pubblicato l'anno successivo, è una delle pietre miliari del suo pensiero.

Nei tre capitoli, il filosofo pugliese si occupa delle questioni emerse all'indomani del primo conflitto mondiale e della definizione dei concetti di etica e politica nella storia del pensiero Occidentale. In particolare, Tarantino sviscera le tematiche dell'amor patrio, del sentimento della polis, dell'educazione politica e della buona volontà. L'Italia era stata tra le potenze vincitrici della Grande guerra, ma dovette affrontare una difficile trattativa diplomatica e una grave crisi economica. Il pensatore attacca i "nemici interni", che non avevano sostenuto lo sforzo bellico. La divisione interna viene individuata come principale debolezza nelle conferenze di pace.

"Alla conferenza della pace noi andammo immuni da questi mali. Non sete d'impero, non invidia della potenza altrui, non orgoglio della grande impresa compiuta agitava i nostri petti". "Ma – prosegue il testo - dobbiamo confessare che andammo a quella conferenza privi d'una virtù, la cui mancanza fu ed è tuttora la causa vera della nostra presente debolezza politica, nonostante la poderosa forza militare di cui in questo momento tuttora disponiamo. E questa virtù è l'unità del volere … che è l'elemento costitutivo dell'essenza stessa di esso stato. Il quale, essendo la volontà comune d'un popolo, avrebbe in quell'unità del volere la base più sicura della sua stabilità".